Uno Scarlatto Destino di Morte

Il prodigioso coraggio di Kurit - One Shot [Huter x Hunter]

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    In questi strani palazzi
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    Uno Scarlatto Destino di Morte
    Il prodigioso coraggio di Kurit






    Era un giorno nuvoloso, cupo, di quelli in cui da un momento all’altro sarebbe potuto cominciare un violento temporale, uno di quelli che a volte, soprattutto in quella stagione, allagavano completamente il villaggio, impedendo ai suoi abitanti di uscire di casa per andare a coltivare i campi, e di svolgere ogni mansione a cui ogni giorno erano soliti dedicarsi. Erano terribili quei momenti, soprattutto perché prontamente i bambini si mettevano a piangere disperatamente, quasi come se il mondo potesse finire a breve, facendo preoccupare ogni volta i loro genitori. Effettivamente quel giorno si sarebbe scatenata una tempesta di proporzioni epocali, ma non sarebbe stato un normale diluvio, si sarebbe assistito a un qualcosa di completamente diverso dal solito. Questo, infatti, non avrebbe sommerso i luoghi all’aperto, non avrebbe allagato strade e campi, ma si sarebbe curato di colpire la quiete, le speranze e i sogni di tutti gli abitanti.
    In quel periodo, gli attacchi di ladri e briganti avvenivano molto frequentemente, nel villaggio c’era qualcosa di molto prezioso che in tanti volevano rubare e rivendere, delle rarissime pietre preziose dal color rosso sangue. Sembrava diventata una moda quella di assalire quel luogo, una moda la quale, però, ogni volta mobilitava i guerrieri del Clan che lo abitava. Sì, avete capito, perché oltre al loro ambitissimo tesoro e alle loro capacità di coltivazione dei campi, con cui ogni anno producevano una quantità industriale di materie prime di ottima qualità, quella tribù era famosa per le incredibili doti dei suoi membri nell’arte del combattimento. Il culto della lotta era stato tramandato di generazione in generazione e sviluppato ad altissimi livelli nel corso degli anni, al fine di poter proteggere ciò che di più caro avevano quegli uomini, il loro tesoro, ma soprattutto i propri compagni, con cui condividevano un legame indissolubile di amicizia e fratellanza.
    Quel giorno, nonostante le nubi si facessero sempre più minacciose ad ogni secondo che passava, tutto trascorreva in tranquillità, i guerrieri si occupavano del lavoro all’interno del villaggio, mentre i bambini giocavano tra loro, proprio come succedeva sempre. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poche ore, nessuno si rendeva ancora conto che non molto tempo dopo sarebbe avvenuta la più grande catastrofe della storia del villaggio.
    Oggi il raccolto sarà fantastico, questa giornata non potrebbe andare meglio di così,” disse Kurit a suo figlio, “potresti andare a Korene ad avvertire il Capo Villaggio che domani potremo portargli la sua parte? Per il prezzo di vendita basta che gli dici che è quello già concordato in precedenza.” Il ragazzo rispose senza alcuna esitazione, era contento di poter aiutare il padre ed il suo Clan, il poter essere utile agli altri lo rendeva felice: “Volentieri papà, parto subito per avvertirlo. Mi fermerò un po’ anche a giocare con suo figlio, mi sembra sempre molto triste. Credo che riuscirò comunque ad arrivare per l’ora di cena.” Kurit era molto orgoglioso della gentilezza del ragazzo, era contento di avere come figlio una persona il cui primo pensiero fosse la felicità degli amici, proprio come lui gli aveva sempre insegnato. Subito gli disse di partire, per poi tornare a casa a prendersi cura di sua moglie, da tempo malata. Kurit era il miglior guerriero del suo Clan, ma aveva sempre dato precedenza alla sua famiglia rispetto all’attività di combattente, in cui, probabilmente, eccelleva proprio grazie alla bontà d’animo che lo caratterizzava. Quel giorno si era preso una pausa dal suo lavoro, proprio per poter passare del tempo con Tanaka e tornare ad allenarsi dopo molto tempo.
    Nel frattempo Kantou e Korbit, che assieme a Kurit formavano la squadra d’elite dei guerrieri del villaggio, e venivano definiti Trio degli Imbattibili, stavano tornando da una battuta di caccia, nella quale si erano sfidati come facevano ogni volta a catturare la preda più grossa. Erano grandi amici, ma spesso si mettevano a discutere su chi avesse effettivamente vinto, per poi chiedere a Kurit di dare il giudizio definitivo. Si divertivano così, probabilmente a loro nemmeno importava chi dei due fosse il più forte, gareggiavano soltanto per poter migliorare ulteriormente le proprie già incredibili capacità. Non c’era nulla in quel momento che potesse rovinare quel clima di spensieratezza, o almeno così credevano tutti.
    Passarono soltanto dieci minuti e si udirono delle grida disperate, a cui susseguì un suono acuto. Era l’allarme che avvertiva di un’invasione, una di quelle a cui assistevano spesso. C’era però una differenza rispetto al solito, questa volta i loro avversari non erano dei ladruncoli da quattro soldi, impreparati di fronte alla forza dei guerrieri del villaggio, erano la banda più famosa del mondo, che da anni terrorizzava chiunque soltanto con il suo nome, era la Brigata Fantasma. Ne facevano parte guerrieri eccezionali, dei mostri che si diceva non avessero mai fallito una singola missione. Non si facevano alcuno scrupolo, ogni singola volta uccidevano chiunque si mettesse sula loro strada, senza badare a chi fosse nemmeno per un istante.
    I guerrieri del villaggio non avevano paura, credevano che con la forza dei loro legami avrebbero potuto sconfiggere chiunque, erano molto lontani dal comprendere quale fosse l’effettiva realtà delle cose. Soltanto il Trio degli Imbattibili si rese conto fin da subito della superiorità del nemico, e che, per poter salvare la vita ai propri compagni, loro tre avrebbero dovuto sacrificare le loro stesse vite. Kurit, Kantou e Korbit erano inferociti per l’attacco di mostri di tale portata, e i loro occhi si tinsero di sangue. Il prezioso tesoro dei Kuruta era finalmente rivelato, la settima meraviglia del mondo, gli occhi scarlatti. Era pienamente adatto a loro quel colore, rappresentava il fuoco, elemento che meglio simboleggiava la loro grande forza di volontà, ma soprattutto il sangue, emblema dei legami profondi che caratterizzavano il clan. I tre eroi urlarono agli altri di scappare, ma tutti volevano rimanere a combattere e a difendere le vite dei propri compagni. Purtroppo, però, soltanto Kurit, Kantou e Korbit riuscivano a tenere testa ai propri avversari, mentre gli altri venivano spazzati via come fossero ramoscelli. Il più terribile tra gli aggressori era Uvogin, un bestione dalla forza sovrumana, il quale uccise la maggior parte dei suoi nemici senza alcuna pietà.
    Kurit, vedendo che i propri compagni stavano cadendo uno dopo l’altro, dilaniati dai micidiali pugni di Uvogin, andò all’assalto di quest’ultimo per fermarlo, ingaggiando, contro di lui, una battaglia all’ultimo respiro. I due si eguagliavano per capacità e ribattevano colpo su colpo gli attacchi dell’avversario. La capacità Nen di Kurit era un qualcosa di fenomenale, consisteva nel creare un’armatura attorno alle sue braccia e alle sue mani, con cui potenziava il suo potere offensivo esponenzialmente ed era in grado di proteggersi da colpi ad elevatissima intensità. Nel frattempo, Kantou e Korbit iniziarono uno scontro con Nobunaga, lo spadaccino del Ragno.
    Gli scontri durarono per parecchio tempo, ma alla lunga l’esperienza e la freddezza dei membri della Brigata Fantasma ebbe la meglio sullo stoicismo e sulla volontà dei tre Kuruta, i quali caddero sotto i terribili attacchi del nemico. I sopravvissuti, vista la sconfitta dei loro tre compagni, con cui erano legati fin da bambini, non si arresero e trovarono nuove motivazioni, poiché non volevano che il sacrificio del Trio degli Imbattibili fosse vano. Con la forza della disperazione, i Kuruta cominciarono a tenere testa al nemico. La Brigata Fantasma, tuttavia, non aveva ancora schierato sul campo di battaglia quattro dei suoi membri, tra cui anche il più forte, il loro capo, Kuroro Lucifer. Quando quest’ultimo cominciò a combattere, le ultime speranze dei guerrieri che abitavano il villaggio si spensero definitivamente. In quel momento i loro occhi erano più splendenti che mai, tinti anche del sangue dei propri compagni, i quali uno dopo l’altro stavano cadendo sul campo di battaglia.
    Stasera voglio stare in compagnia dei miei genitori ed allenarmi con mio padre.” Il figlio di Kurit stava finalmente tornando a casa, con grande diligenza aveva svolto il compito affidatogli dal genitore ed era stato con il suo amico. Kurapika era felice quel giorno, sapeva di aver aiutato il suo clan e di aver reso orgoglioso suo padre; ancora non poteva rendersi contro che nel frattempo la sua famiglia, i suoi amici, i suoi compagni stavano subendo un’ecatombe disastrosa. Erano 20.30 quando arrivò al villaggio, non si sentiva anima viva, tutto era molto tranquillo; Kurapika rimase stupito da quella pace innaturale e il suo primo pensiero fu che tutti fossero rientrati per paura del maltempo.
    Aaaahh!” Un urlo intriso di paura ed orrore provenne improvvisamente dal ragazzo, che si trovò di fronte ad un triste spettacolo di morte. Era un bagno di sangue, il terreno, se ancora poteva essere definito in questo modo, brulicava di cadaveri, e il colore rosso dominava mestamente la scena. Non riusciva a trattenere le lacrime il giovane Kuruta, e l’unica sensazione che quella visione gli procurava era quella di rigurgito. Non riusciva a provare o pensare altro, l’orrida visione dei suoi compagni mutilati e uccisi lo aveva completamente bloccato. Era pieno del nulla più totale, un vuoto stracolmo di emozioni, tante da risultare ingestibili per un semplice essere umano. La scena che in quel momento Kurapika aveva davanti si rispecchiava nei suoi occhi, i quali per la prima volta nella sua vita si tinsero di quel meraviglioso ma inquietante color rosso sangue.
    K…Ku…Kurapika…” Un lieve sussurro raggiunse le orecchie del ragazzo, che sentì rimbombare quella voce nella sua testa quasi come fosse un urlo disperato. Subito si diresse verso chi lo aveva chiamato e, mentre camminava a mo di zombie, come fosse un pupazzo senza vita, si rese conto di come le orbite oculari dei suoi compagni caduti fossero completamente vuote. Erano stati tutti rubati, il prezioso tesoro dei Kuruta, gli occhi scarlatti, erano stati sottratti ai loro legittimi proprietari per colpa dell’avidità umana, per un motivo inutile, stupido, una questione di puro egoismo. In pochi secondi, nei quali Kurapika rivide i momenti belli e brutti passati con i suoi compagni, egli raggiunse l’uomo che lo aveva chiamato. Era irriconoscibile, la sua voce era troppo fioca per poterla distinguere, il suo corpo era completamente immerso nel sangue e i suoi occhi non c’erano più; nessun segno poteva dire al ragazzo chi avesse di fronte. “Papà… Papà…!” Disse con voce tremolante Kurapika, il quale aveva capito subito di chi fosse quella carcassa deformata dallo scontro. Apparentemente nessun elemento poteva ricondurlo all’identità del padre, ma il ragazzo lo aveva riconosciuto comunque, aveva riconosciuto la sensazione che per 13 anni aveva provato ogni giorno della sua vita e da quel momento in poi non avrebbe più potuto avvertire.
    F-Figlio mio… P-Per fortuna stai bene, che sollievo,” affermò in un mare di sofferenza Kurit, il quale, nonostante tutto, anteponeva il bene degli altri a se stesso, “purtroppo non sono riuscito a proteggere i miei compagni, m-mi dispiace tanto, sono un fallito.” “Papà, non dire una cosa del genere, non è colpa tua, non dirmi che ti dispiace, non sforzarti troppo di parlare in quelle condizioni, devi riprenderti!” Inveì Kurapika, che, pur sapendo di non poter far nulla per il genitore, non riusciva ad accettarlo. “Chi è stato a ridurti in questo stato? Chi ha fatto tutto questo? Chi sono quei bastardi che vi hanno attaccati? Dove sono andati ora? Voglio… Voglio eliminarli… Devo eliminarli tutti!” Udite queste parole, il padre, con le ultime forze, cercò di placare la furia del ragazzo: “Lascia perdere, non ne saresti in grado con la tua forza, sprecheresti la tua vita per nulla. Sei l’ultimo Kuruta rimasto in vita, dentro te sono racchiusi gli spiriti di tutti i tuoi compagni, come pensi si sentirebbero se tu ora morissi in modo tanto stupido? E poi la vendetta porta soltanto dolore e disperazione, cerca solo di vivere al meglio la tua vita.” A seguito di queste parole, pronunciate con tanta sofferenza nel cuore, Kurit esalò il suo ultimo respiro. Egli non aveva voluto rivelare al figlio i dettagli di cosa fosse successo o chi fosse stato l’autore di quel massacro, non gli aveva voluto dire con quale crudeltà e brutalità erano stati ammazzati uomini, donne e bambini.
    Villaggio Kuruta, ore 19.30, metà dei membri del clan giacevano ai piedi del Ragno, tutti i guerrieri erano già stati spazzati via, eccetto uno, Kurit, che anche dopo un prima sconfitta contro Uvogin, eroicamente si rialzò per proteggere ancora una volta i suoi amati compagni, le donne e i bambini, i quali, fino a quel momento, non erano ancora stati toccati dagli aggressori. Con le ultime forze, egli si lanciò contro Lucifer, per prendere subito la testa di chi aveva guidato l’attacco della Brigata Fantasma. Tra i due, tuttavia, si frappose subito Uvogin, che voleva dare il colpo di grazia al suo avversario. Kurit era già gravemente ferito, ma il numero 11 del Ragno non si trattenne e lo colpì con la sua arma più potente, il suo Big Bang Impact. Il più forte dei Kuruta cadde a terra grondante di sangue, ma non voleva saperne di arrendersi, così si rialzò di nuovo. Uvogin, allora, lo colpì ancora, e poi ancora, ancora e ancora. Niente da fare, Kurit, ormai irriconoscibile per i colpi subiti, continuava imperterrito a rialzarsi e combattere, in una scena che ormai aveva del raccapricciante. Non si arrendeva, non voleva e non poteva farlo, avrebbe ridotto se stesso a un mucchietto di polvere pur di proteggere sua moglie e i suoi compagni. Passarono diversi minuti, ma alla fine il suo corpo fu ridotto talmente male da smettere di seguire gli ordini che gli dava il cervello. Si sentiva un fallito in quel momento, non era riuscito a proteggere coloro che amava; gli sforzi della sua vita e le speranze di decine di persone sarebbero andate in fumo. Il rosso scarlatto dei suoi occhi e di quelli dei suoi compagni era mutato dalla tonalità della speranza a quella funerea della morte, dal colore del fuoco a quello del sangue.
    Le peggiori sofferenze dell’uomo, tuttavia, quelle che lui temeva al di là di ogni dolore fisico immaginabile, dovevano ancora cominciare: egli sarebbe stato obbligato ad assistere alla morte di tutti i suoi compagni, senza poter far nulla. La furia dei dodici criminali si abbatté sui sopravvissuti con una brutalità disarmante, le urla di dolore e disperazione pervadevano l’anima di Kurit, che in quel momento avrebbe voluto soltanto morire, per non dover continuare a sentire i lamenti di chi sapeva non poter salvare.
    Ci vollero circa due minuti alla Brigata Fantasma per eliminare i membri civili del clan, i due minuti più interminabili della vita di Kurit. Concluso il massacro, il Ragno si concentrò sul vero oggetto del suo interesse, rubare gli occhi scarlatti dai corpi senza vita dei Kuruta. Il luogo del delitto era assai macabro, l’odore di sangue e morte pervadeva ormai l’intero villaggio, ma la Brigata sembrava non curarsene affatto, e i suoi membri rimanevano impassibili e continuavano ad adempiere alla loro “missione”, strappando gli occhi dalle orbite dei corpi esanimi delle persone che poco prima avevano massacrato. Quando toccò al corpo di Kurit, non si accorsero nemmeno che l’uomo era ancora vivo, poiché da quest’ultimo non provenne alcun movimento. Qualsiasi uomo sarebbe morto a seguito di tutto ciò che aveva subito il guerriero, ma, nonostante l’immenso dolore di quel momento, egli non cedette alla morte, poiché gli era rimasto un ultimo desiderio, che lo mantenne in vita nonostante tutto: voleva parlare per l’ultima volta al suo amato figlio, che sarebbe stato l’ultimo sopravvissuto del clan.
    Fu così che Kurit si rese protagonista del suo ultimo gesto eroico, riuscendo a fermare il suo sangue con l’utilizzo del poco Nen rimastogli, il quale raccoglieva le ultime speranze dei suoi compagni defunti.
    Da quel giorno, Kurapika ascoltò il consiglio del padre, visse una vita tranquilla e riuscì a convivere con il suo dolore. Mi piacerebbe molto che fosse questo il finale della mia storia, ma purtroppo, da quel giorno, non sono mai riuscito a darmi pace. Già, avete capito bene, la verità è che quel ragazzo, l’ultimo superstite del clan Kuruta, sono proprio io.
    Quella sera, dopo che mio padre perse la vita, superato il momento in cui la mia mente sembrava vuota di emozioni, l’unico pensiero che pervase la mia anima era quello di scoprire chi fossero gli assassini e di vendicarmi di loro, per poi recuperare gli occhi dei miei compagni caduti in battaglia. Al posto di quell’unica sensazione di disgusto, si sostituirono una rabbia e un rancore che mai nessuno aveva provato prima, un desiderio di vendetta inconcepibile per un normale essere umano.
    In quell’istante non conoscevo il nome o il volto del mio nemico, ma la verità mi fu chiara soltanto pochi minuti più tardi. Stavo cercando disperatamente un indizio su ciò che volevo sapere, quando di fronte a me spuntò una sagoma: si trattava di Kirodo, il membro più anziano del clan, l’unico che era riuscito a nascondersi e sopravvivere all’attacco della Brigata Fantasma. Egli mi raccontò per filo e per segno ciò che era accaduto, la crudeltà con cui tutti i miei compagni erano stati uccisi, e l’eroismo con cui mio padre aveva continuato a rialzarsi e combattere. Da quel momento, in cui mi erano stati rivelati il nome e l’infinita malvagità del soggetto della mia ira, il mio desiderio di vendetta non fece altro che crescere, e la mia esistenza andò incontro al suo destino di autodistruzione.

    Edited by Kira-dn - 22/8/2013, 18:52
     
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    Letta, bellissima! (?)
    Se qualcuno me la legge ne riparliamo xD
     
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  3. ¬S a s u k e
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    Letta tutta ;)
    devo dire che mi è piaciuta molto come storia, sopratutto per le emozioni che hai dato a Kurit e in seguito a Kurapika :)
    Bravo Kira, ne voglio un'altra :sbav: , magari sul passato di Killua? anche se rispetto a quello di Kurapika è già stato affrontato nell'Anime E:
     
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    Mi è piaciuto tanto, davvero bello. :)
    E poi fantastico il finale! Era KurapiKa che raccontava :')


    Edited by .Kuroko - 7/7/2013, 10:17
     
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    Kurodo, cosa spoileri?! D:
     
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    CITAZIONE (Kira-dn @ 7/7/2013, 05:40) 
    Kurodo, cosa spoileri?! D:

    Sistemato xD
     
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  7. Shige_
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    Racconto fantastico, complimenti *_*
     
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  8. Anas
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    Ottimo racconto. L'ho letto tutto e mi è piaciuto molto ò,ò Aspetto altre Fan Fiction su HxH *_*
     
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    Gamba Nera

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    Bellissimo, complimenti.
     
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  10. NaruAnthonyRufy
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    Ma che roba eh? :OOOO
     
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    Una fan fiction? °_°
     
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  12. NaruAnthonyRufy
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    Si kira ho capito.... Ma quando ho visto quello sperpetuo.... Mmmmhhmmm secondo il parere ti piace scrivere pure troppo xD (prolisso)
     
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    Se mi spieghi cosa non ti piace è meglio. ò.ò
     
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  14. NaruAnthonyRufy
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    Nulla xD dicevo semplicemente, in generale, che scrivo molto!
     
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  15. Kuram@
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    bella storia, complimenti kira sei molto bravo
     
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17 replies since 6/7/2013, 15:26   706 views
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