Il volo a "V" degli uccelli

Vi siete mai chiesti per quale motivo gli stormi volino con una formazione a "V"?
Non è certo difficile ipotizzare che questa formazione possa aiutare gli uccelli a volare con meno sforzo, ma è anche convinzione comune (pure da parte degli scienziati) che essi non siano in grado di portare a termine imprese tanto aerodinamiche e con una meccanica non indifferente, in quanto richiedono la padronanza di complesse dinamiche di volo.
Il primo studio a raccogliere dei dati direttamente da uccelli in volo, è pronto a porre fine all'ingiusta sottovalutazione che ha visto come protagonisti questi incredibili animali.

La ricerca, svolta dal Royal Veterinary College di Londra, prevedeva la raccolta dei dati sul volo mentre gli uccelli si spostavano dall'Austria, dove trascorrono l'estate e si riproducono, verso la Toscana, dove passano la stagione invernale.
La scelta dei soggetti di studio è ricaduta su 14 giovani esemplari di ibis eremita, una specie assente nei territori austriaci da almeno 300 anni, ma che sta avendo negli ultimi tempi una reintroduzione in natura grazie all'organizzazione Waldrappteam, che ha accettato di buon grado di collaborare a questo progetto.
Gli uccelli in questione, nati e allevati nello zoo di Vienna, sono stati addestrati per ovvi motivi a seguire un ultraleggero (un paraplano, per la precisione) come una sorta di "guida", che li ha condotti dall'Austria all'Italia facendo loro ripercorrere le antiche vie migratorie.



Attraverso l'utilizzo di dispositivi di registrazione, GPS e accelerometri, i ricercatori sono riusciti a monitorare i movimenti, la posizione, e addirittura la velocità nello sbattere le ali di questi animali, tutto in maniera estremamente precisa.

Come ci si poteva aspettare, i dati raccolti si sono rivelati molto interessanti: i volatili posizionati dietro e a lato del capobanda (l'uccello in testa), a una distanza di circa 1,2 metri, battevano le ali in sincrono con esso, allo scopo di evitare turbolenze e beneficiare del flusso di aria verso l'alto (il cosiddetto "effetto upwash") causati dal movimento delle ali dello stesso capobanda; in questo modo riuscivano a ridurre la fatica ed a aumentare la velocità.
Al contrario, per gli uccelli posizionati ancora più indietro e direttamente dietro il primo, il battito delle ali era asincrono rispetto a quest'ultimo, ciò allo scopo di ridurre i vortici di aria contraria e verso basso ("effetto downwash") causati sempre dal battito delle ali del leader.

I risultati sono inequivocabili, la formazione a "V" dimostra una notevole consapevolezza dei volatili sia del proprio corpo, sia dell'ambiente in cui si spostano, oltre ad una loro straordinaria capacità nel rispondere al movimento delle ali dei loro compagni di stormo. Tale meccanismo si crea grazie a un'armonia tra i movimenti dei vari individui, che, con una perfetta sincronizzazione, riescono a sfruttare al massimo le correnti che vanno verso l’alto, ed a evitare quelle sfavorevoli che rallentano il volo.

L'accuratezza delle misurazioni ha sicuramente fatto la differenza, permettendo di studiare le interazioni aerodinamiche degli uccelli a un livello di complessità mai raggiunto prima.