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Piante zombie
Siate sinceri, le avevate sentite tutte, ma di "piante zombie" dovevate ancora sentirne parlare, vero?
Eppure è proprio ciò che è venuto a galla dallo studio “Phytoplasma Effector SAP54 Hijacks Plant Reproduction by Degrading MADS-box Proteins and Promotes Insect Colonization in a RAD23-Dependent Manner” (il tempo di pronunciarlo tutto e sarete già stati spolpati da tutti gli zombie nei dintorni...), svolto da un team della Biotechnology and Biological Sciences Research Council (BBSRC), nel Regno Unito.
Comunque sia, prima di fuggire a gambe levate tuffandovi dentro il vostro bunker "anti-zombie", dovete sapere che c'è una spiegazione più che logica, senza contare poi che le piante non inizieranno certo a mangiarvi il cervello, tanto meno da zombie, quindi tranquilli e leggete il resto dell'articolo.
Burattino e burattinaio
I responsabili di questa "trasmutazione" non sono altri che parassiti batterici che, una volta infettata una pianta viva, la trasformano in un organismo "non-morto".
In realtà questa non è certo una novità, basti pensare al Dicrocoelium dendriticum, che infetta il cervello delle formiche e le costringe a salire fino alla punta di un filo d’erba e da qui nella bocca di un animale al pascolo, o al Toxoplasma gondii, un parassita cerebrale che modifica il comportamento dei ratti per renderli più inclini a farsi predare dai gatti.
Il fatto è che si conoscono i "burattinai" (ovvero i parassiti), ma gli scienziati non sono ancora riusciti a capire in che modo avvenga questa singolare manipolazione... almeno fino ad adesso.
La vera notizia, infatti, è che i ricercatori hanno finalmente scoperto come questi parassiti batterici trasformino le piante in "morti viventi".Il ciclo infettivo
Il ciclo infettivo inizia quando il vettore (la cicalina) mangia materiale vegetale infetto. I batteri colonizzano l'insetto, comprese le sue ghiandole salivari; di conseguenza, se la cicalina succhia la linfa di un'altra pianta sana, i batteri possono tranquillamente diffondersi nei nuovi tessuti vegetali e mettersi al "lavoro".
Una volta introdotto nell'ospite (ovvero la pianta), il parassita colpisce i fiori di quest'ultimo facendoli regredire in tessuto fogliare, inducendo così la pianta alla sterilità e, di conseguenza, all'impossibilità di riprodursi.
Tale regressione è causata da una proteina chiamata SAP54, prodotta dallo stesso parassita e vincolata da una famiglia di proteine vegetali chiamata RAD23.
Lo scopo ovviamente è quello di rendere la pianta più attraente per le altre cicaline, che mentre si alimentano assumono il batterio patogeno e lo diffondono in altre piante, ricominciando così il ciclo.
In questo modo la pianta infetta diventa uno "zombie", senza futuro e che vegeta solo per consentire la sopravvivenza dei batteri.
Il team di scienziati può ritenersi soddisfatto per aver dimostrato come questo batterio (incapace di sopravvivere senza i suoi vettori e piante ospiti) sia in grado di manipolare la crescita delle piante e il comportamento degli insetti in base alle proprie esigenze, attraverso una proteina.
Nel campo sperimentale questa è una scoperta a dir poco affascinante, mentre in ambito agricolo costituisce il primo importante passo per l'eliminazione di questa minaccia, considerando che, oltre a colpire molte piante, causa malattie anche a coltivazioni importanti come l'uva, le noci di cocco e la colza.
Lo studio pone inoltre le basi per capire come altri parassiti dei vegetali (ad esempio i funghi) riprogrammino lo sviluppo della pianta. In un altro studio recente, gli scienziati del Sainsbury Laboratory stanno cercando di capire come un parassita fungino riesca a creare nella Boechera stricta (una pianta della famiglia delle Brassicaceae o Cruciferae) pseudo-fiori che mimano i ranuncoli, allo scopo di attirare gli insetti che diffondono le spore del fungo.
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Stratego
Edited by Stratego - 28/4/2014, 17:10.