La Tortura

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    La Tortura



    Pessimo periodo il medioevo: una scappatella extraconiugale, un debito non pagato, un sospetto di stregoneria bastavano per essere torturati, legati a macchine infernali, terribili, nelle mani di spietati e specializzati aguzzini assetati di sangue.
    Millenni di torture, con un comune denominatore: l'orrore e la crudeltà è sempre giustificata con un interesse superiore: ortodossia religiosa, sicurezza di Stato, lotta al crimine. L'incontrovertibile verità che tutto ciò rimane orribile, inutile e molto spesso controproducente è innegabile, ma si continua tutt'oggi in molti paesi a farne uso.

    Le prime tracce della tortura risalgono al XX secolo a. C. ai tempi degli antichi Egizi, i quali usavano metodi molto violenti e crudeli per fare confessare, intimorire o punire i nemici: prevalentemente bastonate e frustate.
    La pratica della tortura iniziò a prendere piede all'epoca dei Greci, ma soprattutto con i Romani, non a caso la parola tortura deriva dal latino torquere (torcere il corpo). Inizialmente applicata sugli schiavi, successivamente anche sui rei di lesa maestà (offese verbali o scritte a quelle persone che ricoprono ruoli importanti), sui bugiardi e sui maghi.
    La tortura diventò uno strumento giudiziale perfettamente legale, poiché per il popolo romano la confessione era indispensabile per dichiarare una condanna, ma veniva usata anche per punire. Lo strumento di flagellazione più in voga all'epoca era la frusta, composta da lunghe cinghie di bue che laceravano la pelle come lame. Ma esistevano anche altri metodi di tortura: marchi a fuoco sulla fronte per gli schiavi che tentavano di fuggire; piombo fuso in gola per gli schiavi che seducevano persone libere; sollevare al suolo un sospettato legarlo ai polsi facendolo poi precipitare da varie altezze; la così detta "stanghetta", con cui si comprimeva la caviglia fra due tasselli di metallo; "le cannette", le quali inserite nelle dita delle mani e poi strette con delle cordicelle; le tenaglie roventi per strappare le carni; l'acqua fatta ingerire a forza, a litri; eccetera...
    Non tutti i tribunali usavano torture in modo abituale. Almeno fino al 1252, quando papa Innocenzo IV autorizzò la pratica solo quando vi erano forti dubbi e contraddizioni sulle confessioni dell'imputato.
    In seguito la tortura si eseguiva solo in casi eccezionali, non più di 10 minuti e fatta in maniera limitata, in modo da non provocare danni permanenti alla vittima. Se quest'ultima confessava, doveva pentirsi davanti alla comunità con un "atto di fede" con indosso un saio con un alto copricapo. In caso contrario c'era il carcere a vita o il rogo, per gli eretici, recidivi o gravi.
    Dopo l'inquisizione romana, ci fu l'illuminismo a far cambiare prospettiva: 1764, Cesare Beccaria nel trattato Dei delitti e delle pene condannò la tortura come pratica inutile e crudele.


    - Illustrazione del '600 raffigurante diverse torture applicate agli schiavi italiani catturati dai saraceni: impalati, squartati da 2 navi, bruciati vivi, crocefissi, bruciati con candele, murati vivi, fatti a pezzi, trascinati da cavalli.

    Altri periodi bui nella storia della tortura

    Nella I guerra mondiale (1914-1918) i turchi nei villaggi armeni compivano violenze sulle donne, dopo essere state violentate anche da 40 uomini le venivano tagliati i seni e le unghie; agli uomini venivano amputati i piedi e inseriti dei chiodi nei moncherini.
    Nascente Unione Sovietica (1919-1950): molti preti e vescovi bruciati a fuoco lento; agli ufficiali opponenti veniva tagliati i testicoli, tagliata la lingua, sfregiato il volto e cavati gli occhi. Questo trattamento toccò anche, nella II guerra mondiale, a molti prigionieri tedeschi.
    A trasformare la tortura in un atto di massa furono i nazisti, dal 1933 al 1945, nei campi di sterminio ebrei, zingari, omosessuali e dissidenti politici per una operazione di sterminio sistematica. Arrivavano a picchiarli, anche sino a 800 volte, con bastoni pesanti, spegnevano sigarette sui genitali, strappavano unghie... Inoltre li usavano anche come cavie umane per immorali e terribili esperimenti: castrazione e prove di sterilizzazione, riduzione di ossigeno e pressione atmosferica, congelamento e raffreddamento prolungato. Come se non bastasse, sostituivano i nomi dei prigionieri con dei numeri, li affamavano e costringevano a lavori massacranti. Cancellavano ogni traccia di dignità con ogni tipo di atrocità che la mente umana possa concepire.
    Durante la guerra fredda negli USA (1963), ossessionati da spie e contro-spie, misero a punto un manuale sull'interrogatorio di controspionaggio, “Kubark”, basato sul modello delle 3 D: dependency, debility, dread (dipendenza, debilitazione, terrore). Per far confessare i prigionieri venivano usate varie tecniche, tra cui: manipolazione funzioni vitali e sensoriali (assenza di luce; assenza di suono); droghe; indebolimento fisico; tormenti di vario genere (stare in piedi per un tempo indefinito in posizioni scomode). Tutto ciò veniva fatto con lo scopo di non lasciare alcuna traccia riscontrabile a un esame medico.
    Fu così che la tortura prese piede nel mondo intero. Fu usata in Vietnam dai soldati Usa (anni '60), nella Grecia dei Colonnelli (anni '60), nella Gran Bretagna contro i separatisti dell’Ira (anni '70), nella Cambogia durante il regime di Pol Pot (1976- 1979), in Argentina (1976-1983), in Cile (1976-1983)...
    Anni 2000. Di fatto per mantenere la disciplina, estorcere informazione e punire criminali la tortura viene adoperata in 104 Paesi del mondo (su 190, 1 su 2).
    Quantificare la tortura oggi? Impossibile. «Non c'è paese al modo che ammetta nelle proprie leggi la tortura, ma di fatto sono pochi quelli in cui polizie, sotto polizie e criptopolizie non la pratichino» (parole dello scrittore Leonardo Sciascia - anni '80).

    Questo è solo un piccolo, breve, riassunto sulle atrocità umane accadutesi nella storia. Voi che ne pensate? Siete favorevoli alla pratica della tortura?


    @World Archive | RIPRODUZIONE RISERVATA ©
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  2. Koryu
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    La Tortura oggi ha solo cambiato forma ma esiste, non più fisica ma psicologica.
    Secondo me è inutile, perché ammesso e concesso che davvero si riescano ad estorcere le informazioni desiderate, esse potrebbero essere non del tutto veritiere, giacché fortemente contaminate dallo stato psicologico precario in cui si induce il prigioniero.
    Per il resto a livello più concettuale la tortura diciamo che si trova appena dall'altro lato della sottile linea rossa che delimita la pena che si infligge ad un colpevole , dalla pura vendetta. A tal punto ricordiamo che la pena non è altro che la "sofferenza" che viene inflitta da una vittima ad un colpevole, non a caso ci sono state parecchie dissertazioni sul 41bis, il regime del carcere duro, reputato come lesivo nei confronti dei diritti umani.
    Quindi in sostanza è un problema di "misure" tra cosa è accettabile e cosa no, discorso valevole oltre che per la tortura, per la Pena di Morte.
    Per la pena di morte invece, stiamo sull'ordine di misura della grandezza del desiderio di vendetta della vittima; nel caso dello Stato dal tasso di criminalità, l'entità della gravità dei reati e il sovraffolamento delle carceri e ovviamente dal grado di umanità che si adotta. Perché se è vero che da un lato uccidere il colpevole può essere una forma spicciola di giustizia dall'altro ci sta la prospettiva di far vivere una persona per chissà quanti anni, in carcere, quando essa stessa ha stroncato molte vite innocenti, abbiamo la prospettiva di una perdita di umanità o più cinicamente la possibilità di errori giudiziari che porterebbero nella stanza della morte gente orribile, ma non colpevole di tale reato.
    Personalmente credo che la tortura ,come già detto all'inizio esista, ma per motivi di "umanità" l'abbiamo camuffata in qualcosa altro, umanamente non del tutto accettabile; fatta eccezione per certa gente che davvero merita di patire le pene dell'inferno anche da questo lato della vita, come i pedofili; ma non in forma preventiva per estorcere informazioni sul reato ipotizzato, ma solo dopo a certezza giudiziale avvenuta.
     
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    Aku Soku Zan !

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    Personalmente ritengo la tortura una pratica barbarica, specie se parliamo della "Santa Inquisizione".... (cfr. Torquemada - L'Inquisizione Spagnola).

    Tuttavia se consideriamo la tortura nel periodo di guerra, intesa come mezzo per ottenere informazioni d'intelligence sul nemico, non sono molto a sfavore.
    Anzi, se è l'unico modo per ottenere informazioni dal nemico, non bisogna pensarci. Tutti hanno famiglie, tutti hanno qualcosa da perdere; quello che va sotto tortura ora potrebbe aver già torturato qualcun'altro per il medesimo motivo. La guerra stessa è una negazione dei diritti dell'umanità.
    Senza contare l'uso della tortura psicologica, dalla vecchia tattica del "poliziotto buono e 'l poliziotto cattivo" o l'uso della retorica per far pesare le conseguenze delle azioni di un sospetto, come in uso nei classici interrogatori all'americana.
    Nel caso invece dell'uso della tortura nelle carceri, è barbaria. L'ergastolo è già severa come pena, e la pena di morte è inutile, è solo un modo per il criminale di scappare, giacché l'animo umano ricorda più le pene durature a quelle forti ma di brevi intensità (cfr. Dei Delitti e delle Pene, C.Beccaria).
     
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  4. ¬S a s u k e
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    Concordo con Koryu e aggiungo che attualmente le torture non sono sparite, hanno solo cambiato modalità, mi spiego meglio. Per esempio in alcuni paesi c'è ancora la pena di morte con la sedia elettrica, oppure il veleno di diversi animali iniettato nelle vene e droghe di vario tipo. Per non parlare del recente fenomeno dell'Isis e dei suoi metodi, che come ha specificato anche Simo nel post, sono ortodossi e seguono una logica sbagliata. Non so se vi è capitato di vedere un video girato da un membro dell'Isis (Non ve lo consiglio), a parte gli sgozzamenti di giornalisti che stanno facendo vedere nei tg ultimamente, hanno attuato una vera e propria carneficina contro bambini e donne, messe in fila a terra pronte per essere giutiziate; un soldato come passava, li fucilava uno a uno con colpi precisi alla testa, con gli sguardi di paura e rassegnazione dei bambini pronti a ricevere la morte come nulla fosse. Su quest'ultimo fatto ci sono molte analogie con la politica attuata da Hitler, una specie di sterminio, seppur in misura minore.
     
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    Penso proprio che la tortura fisica esista anche oggi, non è solo psicologica, addirittura potrebbero anche aver affilato le tecniche, o le lame, per così dire, ma è meglio non indagare... L'essere umano è capace di fare cose terribili, ancora oggi resto allibito davanti a certe situazioni: nel luglio 2001 a Genova, ad esempio, sui 100 feriti, di cui 3 in coma; marzo 2001 a Napoli, dove 59 poliziotti vennero accusati di violenze contro i manifestanti.
    Poi ci sono le situazioni strutturali: carceri e centri temporanei per gli immigrati. Sovraffollamento, maltrattamento da parte di agenti, sanità inadeguata, abusi e uso illegale di sedativi, alle volte. Tutto ciò è equiparante a torture. L'unico modo per fermare questo scempio è portare alla luce i fatti.
    Personalmente sono contro qualsiasi tipo di tortura, la reputo inutile, immorale e disumana: essa amplifica solamente la negatività della vittima, o del colpevole, ma anche dell'accusante. Sono più propenso alla riabilitazione dei colpevoli ed al perdono degli stessi. La vendetta è un sentimento che lacera.
    Penso che chi fa del male al prossimo, prima o poi si renderà conto che ha fatto male anche a se stesso: la paura segue il crimine ed è la sua punizione.
     
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4 replies since 2/10/2014, 20:07   636 views
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