Viviamo ci lasciamo vivere?

Questo testo vorrebbe trattare di quello che circonda le persone e di cui le persone nemmeno si rendono conto. Una traccia soltanto, mi sarebbe stato impossibile trattare ogni singola sfumatura.

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  1. Tezcatlipôca
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    Ragazzi, vorrei aprire una discussione su ciò che sto per incollare qui sotto. Mi piacerebbe davvero poter vedere i punti di vista di tutti. Si il testo l'ho scritto io e si lo so, sono da rinchiudere, lo credo fermamente. Mi spiace solo non aver avuto tempo, come scritto in descrizione, per ampliare ogni singola sfumatura così come la vedo io. Ecco il testo:


    Cos’è questo senso di vuoto che mi attanaglia? Mi sento un estraneo in questo mondo così caotico. Che dovrei fare? Perché non sembrano i miei occhi questi che osservano il mondo? Perché Mi sento uno spettatore nel mio stesso corpo?
    Così tanti perché, così tanti da non volerli nemmeno sentire. Eppure rimbombano in questa mia mente, una tortura incessante, insoddisfazione continua, insofferenza soffusa in ogni parte di me.

    Camminare tra la folla, che strana sensazione, quanto gelo celato tra quei sorrisi di convenienza, quante critiche nascoste dietro ad un complimento. “Ci si sente per stasera allora! Mi raccomando, scrivimi che decidiamo dove andare.” Parole dette, parole vuote, senza scopo. Un saluto avvolto dall’ipocrisia.
    Io non vorrò chiamarti stasera, nemmeno ti scriverò. Lo sai già, è ciò che vuoi. I tuoi occhi me lo dicevano chiaramente. “Non chiamarmi, non ti risponderò. Farò finta di non aver sentito e, se mi scrivi di non aver letto”. Quanta ipocrisia celata in questo buon costume quotidiano.
    Vorrei scappare lontano, tra quelle stelle che ormai si vedono di rado qui a Milano. Vorrei nascondermi in un angolo buio della casa. Purtroppo, non ci sono angoli bui in questa casa, no, non ci sono. Ah come lo vorrei, essere invisibile al mondo. Quanta ironia. Io sono invisibile a questo mondo.
    Questa angoscia che mi porto dentro da quando ho memoria, che cos’è? Cosa c’è di sbagliato in me? Perché non posso essere come tutti gli altri? Perché provo questo vuoto dentro, questo gelo, che non ha forma, non ha colore, questo vuoto di nulla, qualcosa che dovrebbe esserci, eppure, non c’è.
    Eccoci di nuovo, la solita camminata tra la gente, tutti soli, tutti con auricolari e musica. Tutti che parlano, nessuno con la persona accanto. Più li guardo, più questo vuoto si espande, fa così male. Ma cos’è che fa male? Perché sto piangendo? Da dove scendono queste lacrime? I miei occhi sono aridi. Ah giusto, sta piovendo. Questo senso di malinconia che mi pervade, ah com’è dolce, mi ricorda un passato, un passato che non c’è mai stato. Un passato che sarebbe potuto essere, che è stato, ma non il mio.
    Le lacrime di pioggia scendono copiose, le nuvole nere in cielo mi rassicurano, e, mentre tutti vanno a passo serrato verso la stazione, io sto fermo con la testa rivolta verso esse. Le guardo mentre il mio viso si deforma, per poi rilassarsi in modo sublime. Le persone, guardano per terra, eppure, i sogni stanno in alto, non in basso. Io, posso piangere? Nessuno si accorgerebbe di me, nessuno guarda il prossimo in questo mondo caotico. Potrei urlare, nessuno sentirebbe. Torno a guardare di nuovo la gente, come è vuota, come li invidio, non si rendono nemmeno conto della condizione in cui stanno. Credono ad un dio farlocco, hanno ceduto la propria libertà individuale a pochi legislatori che fanno il bello ed il cattivo tempo. Hanno rinunciato al proprio essere per una gabbia d’ipocrisia. Certo una bellissima ipocrisia, menzogne che ti liberando dalle preoccupazioni, eppure, è così sbagliato, tremendamente sbagliato! Quale animale in questo infimo mondo, rinuncerebbe alla propria libertà per una gabbia confortevole? “L’uomo.” Così rispose qualcuno dentro la mia mente.
    Com’è freddo questo mondo. Questo luogo, che chiamiamo terra, è così crudele, in questo luogo, un gesto farebbe la differenza. Nessuno lo fa.
    Io non lo faccio, dopotutto, questo corpo non mi appartiene, questa vita non è mia, non l’ho voluta, mai l’ho scelta. Questi occhi, coi quali vedo, non mi appartengono. Vedo attraverso essi come attraverso ad una finestra. Non sono in grado di fare altro. E passando di fianco ai senzatetto mi dico: “…” Nulla. La mia mente non concepisce, questo mondo, lo considera crudele, nulla farà felice quell’uomo. Ah di sicuro non un pasto caldo oggi, sapendo che domani farà più freddo, che ci sarà la neve. Loro che si aggrappano a questa vita, mentre io non so che farmene. Senza senso, senza capo né coda. Un caso. L’esistenza è un semplice caso dovuto alla natura.
    Vivere in questo mondo, vivere una vita infima, una attimo paragonato all’eterno che ci circonda. Cosa potrebbe essere più crudele di questo? Nulla. È un processo naturale, nascere, crescere, forse riprodursi per poi morire. Tuttavia noi siamo consapevoli, siamo animali, ma consapevoli, consapevoli della nostra esistenza.
    Forse non tutti, forse solo qualcuno o forse solo io non accetto di dover vivere per gli altri ed infine morire da solo. Morire come chi non ha mai vissuto. Vivere una vita d’ipocrisia, ah sembra lunga la vita, però passa in un attimo. Quando ci rendiamo conto di essere giunti al capolinea, ah, quante cose vorremmo aver fatto e vorremmo fare ancora. Però la parola stessa lo dice, capolinea.
    Tante domande, troppe domande. Nessuna risposta. Una cosa è certa, siamo malati, non fisicamente, non mentalmente forse, ma siamo malati. Una specie malata. Al collasso, come un serpente che si avvolge su se stesso. Costretti da noi stessi in una gabbia, tanto fisica quanto intangibile. Una gabbia per le nostre idee, un’altra per i nostri sentimenti, un’altra per i nostri desideri, una per le relazioni interpersonali ed infine, una per la nostra vita. Ah com’è ridicolo l’essere umano. Sogna la tanto agognata libertà per poi privarsela ogni singolo giorno. Per paura della libertà stessa, perché, come ogni animale cresciuto in cattività, non ne troverebbe utilizzo. Non saprebbe che farne. Come quando ad un canarino si apre la gabbia ed egli non se ne va.
    L’uomo un tempo sognava le stelle, le guardava, le desiderava. Oggi l’uomo guarda per terra, non alza lo sguardo nemmeno per guardare il prossimo, per dare una mano, per una carezza, per un sorriso. Ah basterebbe un gesto. Non c’è più la forza per quel gesto ormai.

    E mentre tutti si affrettano a prendere l’ultimo treno per tornare alle loro gabbie, io, guardo ancora un po’ quel cielo così lontano e mi perdo nel mio oblio, fatto di pensieri e sogni, che perfettamente so essere irraggiungibili.
     
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  2. Anas
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    Non so perché ma mi ricorda molto La coscienza di Zeno di Svevo. La visione di una malattia che prende l'uomo e che lo rende un essere meccanico, falso, mi fa pensare al finale del romanzo. Il fatto che il tutto avvenga dietro il consenso dell'individuo è un'aggiunta che condivido, che, però, mi rende difficile la comprensione di quel senso di distacco dal corpo, dalla materia, che pervade l'intero brano. Come può un uomo conscio di star limitando la propria libertà essere così lontano dalla vita? Come può un essere che per rendersi la vita più facile ha censurato dalla propria mente un concetto, non assaporare la vita stessa? È un individuo assoluto quello che parla? Un essere quasi metafisico?
    Tralasciando i commenti al testo, devo ammettere che sono d'accordo sul fatto che la vita sia piena di falsità, ma personalmente, non provandolo in prima persona, non condivido il distacco dall'esistere, l'essere.

    [Mi piace molto lo stile con cui scrivi :B]

    (Mi scuso per eventuali errori e per non aver approfondito, ma, essendo temporaneamente bloccato su dispositivo mobile, non posso fare altrimenti)
     
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  3. Tezcatlipôca
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    Mi sono sempre riproposto di leggere quel libro! Non l'ho mai fatto :*nono: . Dovrebbe essere interessante però. Riflette molto Svevo, almeno così ricordo dalle superiori ;) .

    Tornando al testo,
    CITAZIONE (Anas @ 3/11/2014, 17:30) 
    Il fatto che il tutto avvenga dietro il consenso dell'individuo è un'aggiunta che condivido, che, però, mi rende difficile la comprensione di quel senso di distacco dal corpo

    Distacco dal corpo del protagonista o delle persone? Suppongo del protagonista, essendo le persone inconsapevoli della condizione in cui si trovano. Il fatto che le persone non si rendano conto della loro condizione non è difficile da comprendere, infatti:

    CITAZIONE (Tezcatlipôca @ 3/11/2014, 13:21) 
    Come quando ad un canarino si apre la gabbia ed egli non se ne va.

    non se ne rendono nemmeno conto. Come di un animale cresciuto in cattività, che non ha mai visto altro che quei metri come mondo, non sarà interessato alla libertà, al resto. Perché il resto non esiste per loro, non è concepibile e, se lo diventasse, la paura dell'ignoto, farebbe si che non lo considerassero, come quando si passa di fianco ad un senzatetto, sai che c'è, eppure non lo vedi, come lo superi te ne dimentichi.

    Viceversa il protagonista, comprende bene questa realtà, la conosce così a fondo che non può farne parte, non lo desidera, il solo pensiero lo disgusta.

    CITAZIONE (Tezcatlipôca @ 3/11/2014, 13:21) 
    E mentre tutti si affrettano a prendere l’ultimo treno per tornare alle loro gabbie, io, guardo ancora un po’ quel cielo così lontano e mi perdo nel mio oblio, fatto di pensieri e sogni, che perfettamente so essere irraggiungibili.

    Sa perfettamente che in questo mondo mortale il caso, lo ha creato, lo ha creato umano e lo ha creato complesso. Sa di conseguenza che i suoi sogni sono irraggiungibili in questo mondo mortale, perciò non prova più interesse per questa vita. Non ne trova valore. Secondo la mente del protagonista, che senso avrebbe vivere una vita per altre persone, se alla resa dei conti, non ci sarà gratificazione, bensì, morte. Perciò lui abbandona la vita, il concetto di vita attiva, non la vive, la guarda scorrere, in se e negli altri. Non ha interesse ad interagire, men che meno ad aiutare, infatti:
    CITAZIONE (Tezcatlipôca @ 3/11/2014, 13:21) 
    E passando di fianco ai senzatetto mi dico: “…” Nulla. La mia mente non concepisce, questo mondo, lo considera crudele, nulla farà felice quell’uomo. Ah di sicuro non un pasto caldo oggi, sapendo che domani farà più freddo, che ci sarà la neve.

    Giacché il protagonista parte dall'idea che nulla abbia senso e che tutto questo sia un caso, allora non ne vale la pena. Dopotutto non ci sarà un dopo. La vita, al contrario di molti, per lui ha perso valore nell'istante stesso in cui ha compreso che non ci sarà alcun dopo. Perciò non ne vuole sapere, non la desidera e aspetterà la fine, immaginando un mondo più adatto a sé. Tutto ciò riporta all'ipocrisia che pervade il mondo stesso.
    CITAZIONE (Tezcatlipôca @ 3/11/2014, 13:21) 
    Costretti da noi stessi in una gabbia, tanto fisica quanto intangibile. Una gabbia per le nostre idee, un’altra per i nostri sentimenti, un’altra per i nostri desideri, una per le relazioni interpersonali ed infine, una per la nostra vita.

    Egli si sofferma così tanto ad osservare le prigioni degli altri, da non rendersi conto della sua prigione. Forse la peggiore, quella dell'abbandono della vita. Infatti vive come guscio, non come persona, in attesa di una chiamata che gli dirà il senso di questa inutile, a parere suo, esistenza (I suoi sogni riguardano maggiormente l'incontro con qualcuno o qualcosa che possa dargli le risposte che cerca disperatamente e non trova).

    Spero di aver risposto alle tue perplessità :) .
     
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  4. Anas
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    Ora mi è più chiaro quello che volevi scrivere :) È una sorta di collegamento al bipensiero di Orwell in 1984, sebbene nel tuo caso sia leggermente diverso.
     
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  5. Tezcatlipôca
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    Purtroppo la mia formazione non mi ha mai permesso di conoscere i pensieri di chicchessia :ewrtgtgt: . Quindi non mi dice nulla il tuo commento riguardo al bipensiero di Orwell! Scusa la mia ignoranza in materia :P
     
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  6. bla + bla + bla=blablabla
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    Io mi stupisco che anas lo conosca più che altro. Aveva un buon insegnante di inglese alle superiori
     
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  7. Anas
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    Purtroppo o per fortuna sono "ancora" in quarta liceo :''''') Ebbene sì, sono un giovine diciassettenne :B
     
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    Cos’è questo senso di vuoto che mi attanaglia? Mi sento un estraneo in questo mondo così caotico. Che dovrei fare? Perché non sembrano i miei occhi questi che osservano il mondo? Perché Mi sento uno spettatore nel mio stesso corpo?
    Così tanti perché, così tanti da non volerli nemmeno sentire. Eppure rimbombano in questa mia mente, una tortura incessante, insoddisfazione continua, insofferenza soffusa in ogni parte di me.

    - Partendo dal presupposto che tu sia entrato in profonda introspezione: il vuoto che senti dentro di te, l'infinito dell'essere, se lo senti "nullo" è perché non ti immergi nella vita, non penetri le sensazioni, i sentimenti; per sentirsi "vivi", o per riempire l'incolmabile vuoto, bisogna solo abbandonarsi a quella sensazione e sperimentarla per riuscire a comprenderla. Vivere molto intensamente tutto ciò che ti circonda occuperà quel vuoto, che non è altro che l'infinito tuo essere che aspetta di sperimentare e di fare esperienza.
    Se ti senti estraneo l'unica cosa da fare è entrare in confidenza con ciò che ti circonda. Accetta ciò che non concepisci o approvi. Trova un motivo per il quale tu sei nato e segui i tuoi obbiettivi con coraggio e sincerità.
    Generalmente, se qualcosa ti attanaglia la mente, se quel qualcosa ti si presenta quotidianamente, è sintomo di chiusura verso gli altri e l'esterno. Devi semplicemente imparare a donarti agli altri, essere al servizio degli altri, lascia che tutti vedano chi sei veramente, permettiti di far brillare la tua anima, la tua unicità. Questo per imparare ad essere felice.
    Ti senti uno spettatore del tuo corpo probabilmente perché hai una consapevolezza innata che tu incarni, "indossi", il tuo corpo, seppur facciate parte l'uno dell'altro. Io lo identifico come un complesso mente/corpo/spirito, tre cose complesse e distinte che insieme, in simbiosi, formano un complesso per giocare una determinata esperienza evolutiva.

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    Questa angoscia che mi porto dentro da quando ho memoria, che cos’è? Cosa c’è di sbagliato in me? Perché non posso essere come tutti gli altri? Perché provo questo vuoto dentro, questo gelo, che non ha forma, non ha colore, questo vuoto di nulla, qualcosa che dovrebbe esserci, eppure, non c’è.
    Eccoci di nuovo, la solita camminata tra la gente, tutti soli, tutti con auricolari e musica. Tutti che parlano, nessuno con la persona accanto. Più li guardo, più questo vuoto si espande, fa così male. Ma cos’è che fa male? Perché sto piangendo? Da dove scendono queste lacrime? I miei occhi sono aridi. Ah giusto, sta piovendo. Questo senso di malinconia che mi pervade, ah com’è dolce, mi ricorda un passato, un passato che non c’è mai stato. Un passato che sarebbe potuto essere, che è stato, ma non il mio.

    - Non c'è niente di sbagliato.. Tutti, più o meno, si possono chiedere: "Perché non sono come tutti gli altri?" Sentirsi diversi, quando in realtà non lo sono.
    Tutti siamo sostanzialmente uguali ma anche relativamente diversi, l'identico non esiste.
    Devi creare quel qualcosa che supponi ci debba essere dentro di te.. Non arriva la felicità dal niente, devi costruire la tua vita e lo devi fare dal niente, all'inizio, inventa te stesso, crea la tua esperienza e segui il tuo destino: per destino intendo ciò che ti spinge in una determinata direzione, incessantemente, ciò che ti fa soffrire se non lo assecondi.
    Dovresti comprendere che questa è solo una realtà basata dal tuo stato d'animo: la gente non è triste e sola solo perché tu pensi che lo sia.. è solo un tuo punto di vista. Per quanto affascinante e allo stesso tempo malinconico e tormentato sia.
    Ogni tanto ho pure io la sensazione di ricordare un passato che mi apparteneva, forse in un'altra vita, chissà... Tutto ciò non è importante, noi siamo qui e ora, il passato è passato e fa solo parte del nostro bagaglio esperienziale.

    CITAZIONE
    Com’è freddo questo mondo. Questo luogo, che chiamiamo terra, è così crudele, in questo luogo, un gesto farebbe la differenza. Nessuno lo fa.
    Io non lo faccio, dopotutto, questo corpo non mi appartiene, questa vita non è mia, non l’ho voluta, mai l’ho scelta. Questi occhi, coi quali vedo, non mi appartengono. Vedo attraverso essi come attraverso ad una finestra. Non sono in grado di fare altro. E passando di fianco ai senzatetto mi dico: “…” Nulla. La mia mente non concepisce, questo mondo, lo considera crudele, nulla farà felice quell’uomo. Ah di sicuro non un pasto caldo oggi, sapendo che domani farà più freddo, che ci sarà la neve. Loro che si aggrappano a questa vita, mentre io non so che farmene. Senza senso, senza capo né coda. Un caso. L’esistenza è un semplice caso dovuto alla natura.

    - La vita è proprio la tua e pure il corpo, non si fugge da se stessi, i problemi che hai oggi ce li avrai anche domani se non li affronti, qualunque essi siano.
    Lo so, il mondo, la realtà, è dura, ma è giusto che lo sia, essa è proporzionale al livello degli esseri che la sperimentano: le lezioni sono tante e le teste sono dure, più dura è la lezione è più grande sarà la rivelazione e l'apprendimento e quindi il risultato.
    Le persone non sono tutte vuote e stupide: questa tua visione è equiparante con il tuo stato, o modo di essere. Le persone sono come degli specchi che riflettono l'immagine di noi stessi, la verità.
    Comunque se vuoi fare qualcosa falla te e basta, non aspettare qualcuno che faccia o che faccia per te. Se, per esempio, vuoi far felice un senza tetto dagli un euro, invece che pensare a quanto faccia schifo questa società. Se pensi di essere migliore, dai l'esempio, dimostralo, sempre meglio di lagnarsi. Questa che racconti è una via facile: rassegnazione, accidia.
    Che l'esistenza sia un caso... ma anche no... Tutto è un percorso, non è essenziale ricordarsi l'inizio o aver ben chiaro dove si stia andando, l'importante è andare avanti. Vivere non è uno spreco di tempo.

    CITAZIONE
    Vivere in questo mondo, vivere una vita infima, una attimo paragonato all’eterno che ci circonda. Cosa potrebbe essere più crudele di questo? Nulla. È un processo naturale, nascere, crescere, forse riprodursi per poi morire. Tuttavia noi siamo consapevoli, siamo animali, ma consapevoli, consapevoli della nostra esistenza.
    Forse non tutti, forse solo qualcuno o forse solo io non accetto di dover vivere per gli altri ed infine morire da solo. Morire come chi non ha mai vissuto. Vivere una vita d’ipocrisia, ah sembra lunga la vita, però passa in un attimo. Quando ci rendiamo conto di essere giunti al capolinea, ah, quante cose vorremmo aver fatto e vorremmo fare ancora. Però la parola stessa lo dice, capolinea.

    - Noi siamo eterni esattamente come ciò che ci circonda e ogni attimo possiamo renderlo eterno nella nostra mente: giusto per darti un'altra prospettiva.
    Non credo assolutamente che l'essere umano sia nemmeno paragonabile all'essere un animale, per quanto si possa pensare, siamo essere di un livello superiore.
    La soluzione sta nella tua volontà di fare.. Perché fare? Perché vivere, a quale scopo? Ognuno di noi ha una risposta diversa, tutto dipende da cosa vuoi. Non sai cosa vuoi? Tutti vogliamo una sola cosa: essere felici. Fai le cose che ti rendono felice. Cercale e sperimentale, perché non ti cadranno in mano come mele..
    Tutto è per merito, nulla di quello che fai nella vita è sprecato, non è uno spreco di tempo. Alla fine della vita se hai vissuto come volevi te ne andrai sorridendo, poi qualche rimpianto possiamo averlo tutti, ma non fa niente.. certo meglio sempre non averli.. per questo è molto importante osare molto nella vita.
    Comunque.. se uno vive di più per gli altri che per se stesso difficilmente si ritrova da solo..

    CITAZIONE
    Tante domande, troppe domande. Nessuna risposta. Una cosa è certa, siamo malati, non fisicamente, non mentalmente forse, ma siamo malati. Una specie malata. Al collasso, come un serpente che si avvolge su se stesso. Costretti da noi stessi in una gabbia, tanto fisica quanto intangibile. Una gabbia per le nostre idee, un’altra per i nostri sentimenti, un’altra per i nostri desideri, una per le relazioni interpersonali ed infine, una per la nostra vita. Ah com’è ridicolo l’essere umano. Sogna la tanto agognata libertà per poi privarsela ogni singolo giorno. Per paura della libertà stessa, perché, come ogni animale cresciuto in cattività, non ne troverebbe utilizzo. Non saprebbe che farne. Come quando ad un canarino si apre la gabbia ed egli non se ne va.
    L’uomo un tempo sognava le stelle, le guardava, le desiderava. Oggi l’uomo guarda per terra, non alza lo sguardo nemmeno per guardare il prossimo, per dare una mano, per una carezza, per un sorriso. Ah basterebbe un gesto. Non c’è più la forza per quel gesto ormai.

    - Siamo solo una specie giovane, non siamo malati, siamo bambini che imparano a camminare sul cammino arduo della vita.
    Non esiste nessuna gabbia, almeno che tu non te la crei.. L'uomo è libero solo quando decide di esserlo.
    Rammento: la visione che hai della razza umana non è altro che una visione di te stesso, che appioppi all'intera razza umana.

    CITAZIONE
    E mentre tutti si affrettano a prendere l’ultimo treno per tornare alle loro gabbie, io, guardo ancora un po’ quel cielo così lontano e mi perdo nel mio oblio, fatto di pensieri e sogni, che perfettamente so essere irraggiungibili.

    - Forse alle loro case.. Non so... ma che razza di trip mentali ti fai..? O_O

    Secondo me devi solamente imparare a creare te stesso..

    Ti do una dritta: ama più che puoi; osa molto, ma con intelligenza; accetta le sfide che la vita ti offre; affronta le situazioni che rifiuti; auto-motivati, auto-disciplinati per un fine, per un ideale che sia giusto; assapora, penetra la vita, fai le tue esperienze; fai realtà del sogno che angosciantemente agogni e brami la notte; compi il tuo dovere ed il tuo destino; scopri i misteri che ti affascinano; supera la tristezza; merita di essere felice; vivi e lascia vivere.

    - Spero di esserti stato utile.. (:

    Edited by $imø - 8/11/2014, 02:41
     
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  9. Tezcatlipôca
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    Volevo andare a dormire ma mi tocca rispondere.
    Simo hai completamente toppato; il fatto che io abbia scritto il testo in prima persona, non significa che io, coincida con il personaggio da me creato. Tu hai espresso un parere totalmente contrario, però, non hai compreso l'ironia che pervade tutto il testo. Oltre alla realtà che si cela dietro al testo stesso =P. C'è una denuncia implicita nel testo. Però fa nulla! Sono stanco, è tardi e, il commento mi ha smorzato la voglia di discutere ._. è una risposta, sì. Ma una risposta che non tiene conto della domanda ;) .

    P.S. Mi era sfuggito prima, l'essere umano, è un animale, credersi superiori alle altre specie è pura superbia ed arroganza, accompagnate da cecità. Tipiche dell'essere umano. L'essere umano non trascende dalla categoria a cui appartiene.
    P.P.S. Oltretutto i delfini sono più capienti di noi, intellettualmente parlando =P. Notte.
     
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    CITAZIONE (Tezcatlipôca @ 9/11/2014, 02:08) 
    Volevo andare a dormire ma mi tocca rispondere.
    Simo hai completamente toppato; il fatto che io abbia scritto il testo in prima persona, non significa che io, coincida con il personaggio da me creato. Tu hai espresso un parere totalmente contrario, però, non hai compreso l'ironia che pervade tutto il testo. Oltre alla realtà che si cela dietro al testo stesso =P. C'è una denuncia implicita nel testo. Però fa nulla! Sono stanco, è tardi e, il commento mi ha smorzato la voglia di discutere ._. è una risposta, sì. Ma una risposta che non tiene conto della domanda ;) .

    P.S. Mi era sfuggito prima, l'essere umano, è un animale, credersi superiori alle altre specie è pura superbia ed arroganza, accompagnate da cecità. Tipiche dell'essere umano. L'essere umano non trascende dalla categoria a cui appartiene.
    P.P.S. Oltretutto i delfini sono più capienti di noi, intellettualmente parlando =P. Notte.

    Sorry.. ma.. qui siamo in psicologia, non in scrittura creativa... Pensavo fosse un tuo modo per esprimere quello che pensi.. boh.. O_O
    Sì, in sostanza sono contrario a ciò che hai espresso, penso si sia capito.. lol Non sono un tipo molto ironico, poi su ste cose l'ironia non la concepisco.. Secondo me è una tua realtà.. mica son tutti così come tu li descrivi le persone. ..Domanda? Pensavo di aver risposto a tutte le domande del testo.. ò_ò

    - Ma cosa stai dicendo.. l'essere umano è un essere superiore all'animale, è un dato di fatto: superiore nel senso di livello evolutivo, non ho detto mica che è migliore...
    Omg...
    - Ma.. mi sembra che te la sei un po' presa.. Poi guarda, io rispondo in modo simile anche alle poesie, è proprio un mio modo di fare..
    - Boh.. se non rispecchia la tua visione, ma quella di un personaggio inventato, mi sa che hai sbagliato sezione... o no?
     
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  11. Tezcatlipôca
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    Prendo due minutini per risponderti e scappo! =P
    1. L'essere umano è un animale. Non so su che base tu riesca a sostenere il contrario!.
    2. Non è una mia visione; è una forzatura, in alcuni casi, della realtà stessa.
    3. A meno che la sezione psicologia non sia stata creata solo per discutere di problemi di persone concrete e non di realtà relativamente concrete, allora sì, ho sbagliato sezione. Tuttavia credo che la parola "psicologia" abbia un senso molto più ampio di quanto tendi a vedere tu (parere mio).
    4. Assolutamente no! Non me la sono presa affatto! A me piace scambiare punti di vista! Tremendamente :D .

    Scappo che sono in ritardissimo!!
     
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    L'essere umano, è un essere auto-cosciente, auto-consapevole. Gli animali non hanno un'identità, non sono auto-consapevoli dei loro complessi mente/corpo... L'essere umano è un complesso mente/corpo/spirito, poiché sperimenta la prima realtà, o densità, della consapevolezza di spirito. Sono due tipologie di esseri su due piani o livelli differenti: 2^ densità - animali, vegetali; 3^ densità - esseri umani.
    Capisco... E' una "forzatura" perché sei molto influenzato del campo che sperimenti? Se così, ti capisco, questa realtà è dura, ma non è poi così male, se si ci ferma ad osservare un po' meglio... diciamo andando oltre l'apparenza...

     
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11 replies since 3/11/2014, 13:21   256 views
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