Cristo si è fermato a Eboli - Carlo Levi

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  1. FrancT90
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    CRISTO SI E' FERMATO A EBOLI - CARLO LEVI



    Nel 1935 Carlo Levi, medico, pittore e intellettuale, viene mandato al confino in Lucania, prima a Grassano, poi a Gagliano. Vi rimarrà per circa un anno. Il libro, pubblicato nel 1945 è il poetico resoconto di questo periodo della sua vita e rappresenta una delle più importanti e coinvolgenti testimonianze sulle condizioni del Meridione nella prima metà del Novecento.

    Levi narra i suoi casi e l'incontro con questa gente mite, rassegnata e passiva, impenetrabile alle ragioni della politica e alle teorie dei partiti, usando la prima persona.
    Lo fa col distacco scientifico di un competente etnologo che ci descriva in maniera esauriente gli usi e costumi di una popolazione ignota e le necessarie partecipazione e simpatia emotive del narratore e dell'uomo di cultura.
    La Lucania raccontata da Levi è una regione abitata da signori, la cui vita quotidiana è un polveroso nodo senza mistero, di interessi, di passioni miserabili, di noia, di avida impotenza e di miseria, e da contadini pazienti, caratterizzati da una disperato fatalismo, che vivono in miseri tuguri dalle condizioni igieniche precarie, assediati dalla malaria, costretti a lavorare una terra sterile e siccitosa.
    Una vena di paganesimo mitologizzante o, se si preferisce, di superstiziosa religiosità, abita queste terre e una sfiducia, un'estraneità totale verso lo Stato, che ha radici storiche ataviche e la cui origine si può fare risalire alle varie dominazioni che si sono succedute, da Enea in poi, su questi territori (Per i contadini, lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte).
    Il fascismo non è che l'ultimo volto dell'oppressione, violento, inerte e irrazionale, che nega, per esempio, ai contadini un'efficace lotta contro la malaria, un'assistenza sanitaria decente (a Levi viene impedito di esercitare la professione di medico, malgrado la fiducia della gente), la prospettiva di un futuro migliore.
    Ma anche per i signori, per i più colti, lo Stato è un'entità astratta, lo lotta politica e ideologica è soltanto uno strumento per alimentare la loro brama di potere. Più importanti sono gli odi, le inimicizie, i rancori contingenti.
    Lo scrittore e intellettuale torinese racconta tutto questo in un libro che è per metà diario e per metà romanzo, facendo ricorso ad una prosa nitida, emotivamente partecipata, con numerose e interessanti digressioni storiche, sociologiche, antropologiche Indimenticabili le notazioni sulla civiltà contadina, il brigantaggio, i riti magici delle plebi meridionali.
    Notevole è l'abilità, che gli deriva probabilmente dal suo mestiere principale, quello di pittore, con cui Levi sa tratteggiare personaggi, animali, cose, con pochi sapienti, eleganti e precisi tocchi.
    Efficace la rappresentazione della natura, del paesaggio lucano, brullo, selvaggio e inospitale eppure suggestivo e solare, esplorato durante le passeggiate con il fido cane Barone.

    Il lettore avverte che il Meridione raffigurato da Carlo Levi probabilmente non esiste più nei termini descritti, ma nello stesso tempo un nucleo consistente agisce ancora, in profondità, sotto la sottile scorza della modernità e dell'industrializzazione, oltre il rumore del traffico e il proliferare dei consumi.

     
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  2. lulu3399
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    un bel libro ^_^ ( anche se l'ho letto insieme al " il giardino dei finzi contini " in seconda o in terza superiore :*tiè: - nn ricordo bene )
     
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  3. FrancT90
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    un pò pesante..ma come dice lulù davvero bello! xDD
     
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  4. bla+bla+bla=blablabla
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    Bellissimo libro. Ognuno ha la propria verità, e non vuole cambiare!
     
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3 replies since 22/6/2011, 00:37   183 views
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