Storia di Iqbal - Francesco D'adamo

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  1. lulu3399
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    STORIA DI IQBAL - FRANCESCO D'ADAMO



    Francesco d’Adamo,nel suo libro, tratta una storia vera, al fine di denunciare le condizioni di vita di molti bambini costretti a lavorare fin da piccoli, gratuitamente e trattati come degli schiavi.
    Il racconto si svolge in Pakistan e il personaggio principale, realmente esistito, è un ragazzo di nome Iqbal Masih, che riesce a trovare il coraggio di ribellarsi ai suoi padroni e di denunciare “la mafia dei tappeti” a costo della sua stessa vita.
    L’autore del libro, partendo dalla storia di Iqbal, è riuscito a ricreare la situazione in cui vivevano i bambini, sebbene luoghi e personaggi siano puramente inventati.
    Una ragazza di diciassette anni di nome Fatima, abbandonata dai suoi genitori a causa di problemi economici e costretta a lavorare in una fabbrica di tappeti, racconta del suo incontro con Iqbal quando aveva dodici anni ed era costretta a tessere uno dei tanti tappeti che poi venivano venduti ai clienti stranieri.
    La fabbrica era occupata da molti bambini tra cui: Karim, Salman, Mohammad , Fruscello, Alì, la piccola Maria,talmente silenziosa da essere considerata muta, stava sempre attaccata alla gonna di Fatima essendo molto timida e timorosa nei confronti di tutte le persone che la circondavano.
    Maria troverà in seguito la forza di esporsi e di insegnare ai suoi amici a leggere e a scrivere.
    L’età dei bambini si aggirava tra i dieci e i dodici anni tranne Maria, che ne aveva sette, e Alì otto.
    Iqbal tentò di scappare molte volte, ma inutilmente. Una volta però, durante la sua fuga in città, fu presente ad una manifestazione del “Fronte di Liberazione del Lavoro Minorile”, quindi si rivolse ad un poliziotto e spiegò la sua situazione e quella dei suoi amici.
    Il giorno seguente, due poliziotti accompagnati da Iqbal, si recarono nella fabbrica, ma Hussain Khan, il padrone, corruppe la polizia; Iqbal venne mandato nella Tomba: un “buco” molto caldo e sporco dove per settimane doveva tentare di sopravvivere senza mangiare né bere. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto dei suoi amici che quasi ogni giorno lo andavano a trovare e gli portavano il necessario per sopravvivere.
    Riuscì in seguito a riscappare e a rintracciare Eshan Khan il capo, del “Fronte”assieme alla moglie.
    In seguito, Eshan Khan e gli uomini del Fronte, si recarono assieme a Iqbal nella casa di Hussain. Qui il ragazzo mostrò loro la tessitura e la Tomba; liberarono così i bambini che poterono riabbracciare le loro famiglie. Fatima e Maria, dovettero restare di più al Fronte, ma solo Fatima riuscì a trovare la sua famiglia.
    Iqbal e Maria restarono nella sede del Fronte e dopo molti studi e riunioni, Iqbal, riuscì a liberare altre tredici fabbriche e vinse il premio della “GIOVENTU’ IN AZIONE”di 15'000 dollari destinati al Fronte.
    Ma, il giorno di Pasqua del 1995 a Muritke, un villaggio a trenta chilometri da Lahore, in Pakistan, mentre Iqbal stava passeggiando, una macchina lo affiancò e qualcuno sparò.
    Fatima, ormai a casa e sola con i suoi due fratelli, ricevette una lettera da Maria dalla quale seppe dell’assassinio di Iqbal.
    Gli esecutori e i mandanti del suo assassinio non furono mai trovati.
    Da quel momento, il nome di Iqbal, diventò il simbolo della lotta contro la schiavitù e la violenza subite da molti bambini.



    Edited by FrancT90 - 24/6/2011, 18:08
     
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