Pokemon Master - cap 9

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  1. GoddessHaruna
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    Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
    Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

    Pokemon Master

    di Ace Sanchez

    Tradotto da ^Kane^ ed Erika

    PARTE 9: DESTINO



    Un manto di luce bianca. O rossa. Liscia come seta filata. La sensazione di essere stato violato. E piacere. Illecitamente vile. Lo ribonobbe subito. E due terzi si riunirono.
    Avevano incatenato un'anima.
    O forse l'avevano liberata.

    Sotto il suo petto, Duplica poteva sentire il terreno umidiccio della foresta; un'umidità che attraversava i suoi vestiti e macchiava il suo mantello, mentre cercava di nascondersi nel sottobosco erboso. Osservò con sicurezza i soldati della Lega, mentre questi camminavano intorno al loro accampamento, dopo circa venti piedi di dolce declivio che li separava. Avevano una piccola lampada in una mano, e rimanevano in silenzio, di guardia. Secondo le congetture di Laselle, era circa mezzanotte, anche se non si poteva dedurlo dall'oscurità, che era rimasta praticamente invariata.
    Una leggera brezza portò alle narici l'odore dell'erba umida, e delle altre piante, e spinse i suoi capelli blu scuri, che di notte sembravano neri, fra gli occhi. Infastidita dalla ciocca, chiuse gli occhi e se li strofinò. Il ciuffo si mosse di sua spontanea volontà, sistemandosi dietro il suo orecchio sinistro.
    "Un altro esercito della Lega?" La voce molle, anche se ridotta ad un bisbiglio, era ancora inquietante, spettrale.
    Girò la testa per folgorare con un'occhiata a ragazza dai capelli scuri, accanto a lei. Uno sguardo che, sapeva, non poteva attraversare le tenebre, ma che la soddisfò almeno in parte. Era duro farla individuarla, perché‚ anche se piuttosto vicina, il mantello color verde foresta, chiazzato di fango, rendeva la ragazza praticamente invisibile.
    "Dannazione!" disse cercando di non attirare l'attenzione delle guardie. "Laselle, ti avevo detto di aspettare con gli altri!"
    "Spiacente," rispose Laselle, anche se il tono lasciava trapelare il suo piacere. "Ma non potevo starmene lì ad aspettare e basta. Inoltre, spiare Š la mia specialità," affermò con una punta di arroganza. "Se non avessi parlato, non mi avresti neppure notata." Duplica fu contenta del buio, che le permise di celare a Laselle l'imbarazzo. Poi riprese ad osservare le guardie.
    "Bene, fa niente. Quanto al resto, sì, c'è un esercito della Lega accampato qui vicino, nella radura là in fondo, oltre quei soldati. Ma a giudicare dai falò che vedo, non mi sembra niente di speciale. Saranno un centinaio." Laselle ingoiò rumorosamente.
    "Ma a quanto ne so le forze a Sud Lavender sono decisamente di meno. E se stessero dirigendosi proprio alla base?" Duplica si mosse nel buio, sentendo il petto indolenzito da tutto quel tempo passato sdraiata fra le piante. Pensò di rimpicciolire il suo seno, usando i suoi poteri, ma rifiutò immediatamente quell'idea oltraggiosa. Non avrebbe mai accettato una simile soluzione, neppure per un secondo.
    "Credo che stiano andando a sud-est," rispose irritata. "Proprio nella nostra direzione. Magari è solo una coincidenza."
    "Forse," bisbigliò Laselle. Non sembrava convinta.
    "Lo sai? Nemmeno io credo nelle coincidenze."
    Poi udirono una fragile voce femminile di fronte a loro.
    "Torno subito! E che nessuno di voi pervertiti mi segua!" Duplica si voltò per vedere uno dei soldati incamminarsi verso di loro. Trattenne il fiato, e sentì che anche Laselle la imitava, mentre una figura agile passava a pochi piedi da loro, tenendo in mano una torcia, e procedeva nella foresta, accompagnata dal crepitio del sottobosco calpestato.
    "Ma credo nella fortuna," aggiunse Duplica perfidamente. Si alzò, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo sentendo il seno non più così oppresso, e cominciò a seguire il soldato attraverso la foresta, con passo felpato. "Resta qui, e fai il verso del pidgey se uno di quei due si muove."
    "Ricevuto," rispose Laselle voltandosi verso i due soldati rimasti. Quando Duplica la raggiunse, la donna si era accovacciata vicino ad un albero. Il suono di un liquido che gocciolava sulle foglie riempiva l'aria della foresta.
    "Ahhhhhh," sospirò la donna, non notando che Duplica si era acquattata dietro ad un'altro albero.
    Duplica fissò bella sua mente l'immagine di ekans. Inspirando lievemente, sentì quel pensiero pervaderla, e provò nuovamente il tepore del suo corpo in metamorfosi. Leggera e silenziosa, scivolò fra la boscaglia, assaggiando l'aria con la sottile lingua biforcuta. Poi, rapidamente, si alzò di scatto e fissò la donna. Il rumore del liquido cessò di colpo.
    I suoi occhi arsero di giallo, in un Fulmisguardo. La donna non riuscì neppure a fare un suono, e si accasciò contro l'albero, paralizzata ma con gli occhi aperti, senza neppure il tempo di tirarsi su i pantaloni. Duplica riprese le sue sembianze umane, e fissò le labbra del soldato muoversi inutilmente. Si avvicinò alla donna e afferrò un rampicante che penzolava giusto sopra le loro teste, che usò per legarla all'albero. Il Fulmisguardo aveva congelato i muscoli, quindi anche volendo Duplica non avrebbe potuto mettere la donna in una posizione meno imbarazzante di quella.
    "Manderò qualcuno a liberarti, più tardi," bisbigliò Duplica. Non poté capire se il soldato la stava realmente fissando con occhi adirati, o se era rimasta paralizzata con quell'espressione. "Mi spiace, ma devi ancora fare pratica col tuo Fulmisguardo," la sfotté. "Ora stai un attimo ferma, lasciati guardare bene," concluse in tono ironico, ghignando. Fissò attentamente ogni dettaglio, decisa a fare un lavoro perfetto. Una cotta di maglia e pantaloni alla zuava, adattati a duna donna, un mantello da foresta marrone con l'emblema della Lega, stivali alti di cuoio nero, una faccia da bambola, con occhi blu china e capelli verdi di media lunghezza... Si concentrò e cominciò a trasformarsi.
    Osservando una copia perfetta di sè stessa, perfino nei vestiti, la donna sembrò disgustanta, anche se non poteva muovere un muscolo per la paralisi.. Duplica raccolse la lampada della donna e corse via. Fu una fortuna che Laselle non si fosse messa ad urlare, quando si vide davanti una donna soldato della Lega. Di certo aveva indovinato il piano di Duplica; Laselle era una ragazza intelligente per la sua età.
    "Vado a scoprire dove sta andando questo esercito," disse con la voce fragile e acuta della donna. "Torna da Bruno e Junior, ci ritroveremo più tardi e vi saprò dire. Ah, c'è una donna legata ad un albero, là in fondo. Portatela dietro, non voglio far fare uno spuntino a qualche Pokemon Proibito di passaggio."
    Presto, Duplica-soldato superò le guardie e si inoltrò tranquillamente fra le tende. Avrebbe fatto tutto in fretta. E sperava che nessun Pokemon Proibito si facesse vedere. Un gruppo di quelle dimensioni non sarebbe certo passato inosservato.

    Vertigini. C'era un viso, confuso, oltre i suoi palmi. Sembrava girare in tondo come in un caleidoscopio. Era quasi... piacevole. E poi, come era venuta, la sensazione passò di colpo.
    "Misty, Misty..." Qualcuno la stava chiamando. Si guardò intorno, infastidita dalla luce, come se si fosse appena svegliata. Spostò una ciocca di capelli rossi che le solleticava la guancia.
    "Co-cosa?" Era Erika, i suoi occhi verde erba la guardano preoccupati da oltre il tavolo rotondo.
    "Attenta, hai appena sorriso..." La sua amica, avvolta nel mantello verde smeraldo, si avvicinò. Le luci elettriche giocarono coi riflessi dei suoi capelli corvini, rivelando il suo nastro rosso.
    "Resta seduta." La voce, bassa, era quella di un 'uomo alto, con capelli neri e irti, che sedeva dall'altro lato del tavolo. Sopracciglia corrucciate sormontavano occhi neri, sinistri e stranamente calmi. Koga era l'unico, fra tutti, ad indossare ancora il suo mantello color porpora, anche se il cappuccio era gettato all'indietro. Sotto, una tunica nera e larghi pantaloni scuri, legati alla vita. Koga era un ninja, ma per Misty somigliava più ad un vampiro.
    Erika aggrottò le sopracciglia, ma continuò ad avvicinarsi. Misty cercò di evitare strane complicazioni.
    "Va tutto bene, Erika. Mi sento solo un po' debole, tutto qui."
    "E' la tua ferita?" chiese Erika rimettendosi a sedere.
    "Non so. Credo di no. Dovrebbe essere guarita, ormai."
    "Abbastanza," disse una voce autoritaria. Era Aya, sorella di Koga, secondo Maestro di Veleno. Una donna matura con una bellezza afosa, i suoi capelli verde scuro erano ancora acconciati come anni prima, con una lunga coda tenuta insieme da un fiocco. Un forte contrasto con la sua carnagione lattea, lo stesso di quegli occhi scuri che la fissavano, e delle labbra rosse e pensierose. Era seduta sulla sinistra, indossava un kimono rosa scuro, stretto in vita, evidenziando la sua figura atletica e scattante. "Cosa dicevi, Mistaria?" chiese con un cenno del suo mento.
    Misty chiuse gli occhi, cercando di ricordare. Poi i pensieri ritornarono a quella sensazione di oltraggio.
    "Giusto," disse irritata. "Ho appena saputo che avete imprigionato Ash. Come avete potuto? Mentre è ammalato?" L'espressione seria di Aya non cambiò.
    "Ora, Mistaria, devi capirci. Siamo a conoscenza delle... gesta che ha compiuto. Specialmente del disastro alla Torre di Cerulean. Sai che Ashura ha in qualche modo decimato un intero esercito? Erano quasi cinquecento uomini. Lasciarlo libero sarebbe una follia."
    "Quello era un esercito della Lega!" protestò Misty. "Se non altro, se lo meritavano, visto il massacro che stavano commettendo. Hai visto cosa stavano facendo agli insediamenti dell'area. Tu, tuo fratello ed Erika non dovevate fermarli? Voglio vederlo libero, adesso!" I suoi occhi blu arsero gelidi.
    La porta sibilò dolcemente, aprendosi e interromendo la riunione. Misty si voltò e fissò una donna, magra e decisamente bella, con lunghi capelli marrone scuro. I suoi lunghi tacchi cadenzarono la sua camminata elegante, tintinnando sul pavimento metallico, seguita dalle pieghe del suo camice da laboratorio. In mano aveva aveva un piccolo palmare, e intorno al collo c'era uno stetoscopio argenteo.
    "Però è incredibile," disse la donna disse in tono saccente, fissando i suoi interlocutori intorno al tavolo. "Non siamo riusciti ad imprigionarlo, all'inizio. Ora ci stiamo servendo di quel prototipo per intrappolare e studiare pokemon ostili. Si basa sul vecchio sistema laser di contenimento, quello delle pokeball. Ma non dovrebbe funzionare con gli umani. Invece, con Ash... interessante, no?"
    "Giselle," disse Misty adirata. "Allora è vero che le disgrazie arrivano a coppie." Lei rise superba, grattandosi il labbro inferiore con le unghie tinte si rosso.
    "Non arriverai lontana con l'adulazione. E per te sono il Dottor Giselle. Ora, come stavo dicendo, il campo che lo circonda dovrebbe essere attraversabile da umani e oggetti inanimati. E infatti l'aria può passare. Ma è invalicabile per ogni materiale biologico di tipo pokemon. E anche Ash sembra soggetto a questa regola." Erika aggrottò le sopracciglia e giocherellò coi capelli.
    "Ho sempre pensato che fosse un tipo strano. Potrebbe perfino non essere umano." Giselle scosse la testa, agitando i suoi capelli scuri dietro le spalle.
    "No, è umano. Ho i risultati dei test. Alcuni danno strani valori, ma è umano. Un umano davvero carino." sorrise provocante. Misty pensò di scacciare quel sorriso con un pugno fra quegli occhi saccenti. Ma evitò di agire. Non sarebbe stato molto professionale. "La cosa strana è che è anche un pokemon," continuò Giselle con voce astiosa. "E non un pokemon qualsiasi, perché ha molto in comune con i Pokemon Proibiti, che al momento se ne vanno a spasso per il globo. Lo stesso vale per il pikachu. A tutti gli effetti Pikachu è un pokemon proibito. E il suo potere va oltre il limite di scala misurabile." Misty la guardò duramente.
    "Interessante, ma non hai il diritto di trattarlo come una cavia. Abbiamo poco tempo per fermare la profezia e Ash è la chiave di tutto. Ne sono certa. Solo Ash ha qualche speranza di fermare tutto questo." Aya la fissò, impassibile.
    "Spiegati." Misty narrò quello che aveva detto Ash, e soprattutto i piani della Lega. Come avevano avverato la profezia dell'Armageddon, liberando il Proibito sul mondo. E come fossero pochi i giorni che restavano, prima che la vita sul pianeta fosse cancellata, a meno di non fermare la Lega. Lasciò fuori la partecipazione di Ash a tutto quello, e come Sabrina era riuscita a fargli una specie di lavaggio del cervello. Koga ascoltò in silenzio, poi trasse le conclusioni.
    "So della profezia. Alla fine, è molto simile a quella usata nelle Guerre Oscure, solo che quella era su scala molto inferiore. La creazione non fu perfetta, e il Creatore mise i suoi... errori nell'inframondo, quello dove passano le anime dei morti. E se questi esseri venissero liberati, sarebbe il caos. Quello che dici è innegabilmente vero." Misty sperò di aver trovato un alleato. Koga era molto importante, nella Ribellione. Aveva il maggior numero di soldati e istruttori, e poi c'era sua sorella come secondo in comando. "Però," continuò, "il fatto rimane, Ashura è un rischio molto grande. Incontrollabile. Troppo pericoloso per liberarlo. Riusciremo a cavarcela da soli. Troveremo un modo per controllare la sua imprevedibilità, e useremo il suo potere nel modo che ci parrà opportuno. Forse potremmo fare in modo che Ashura e Lord Garick si eliminassero a vicenda, e lasciare il mondo in pace." Misty si alzò, facendo cadere la sedia con un clangore stridente. L'aria intorno a lei divenne di colpo gelida, e la sua aura brillò.
    "Che vorresti fare, usarlo come un'arma? E tu dovresti solo premere un bottone?" Sull'orlo della tavola, ai lati delle sue mani, la condensa congelò. "Ma è assurdo! Già non si fida più della Lega, in questo modo gli farai odiare anche la Ribellione. Non posso permetterlo!" Koga la guardò fisso coi suoi piccoli occhi neri.
    "Non dimenticare, Mistaria, che anche il tuo comportamento non è stato irreprensibile. Tu e Ashura siete stati coinvolti nell'apertura del cancello, a Cerulean. E ora vorresti allearti con lui alla prima occasione, con un'entità ostile e infida. E' un traditore, per la Lega e per la Ribellione."
    Nessuna speranza? Cercò uno sguardo amico. Erika le sorrise e le fece un cenno di accordo. La tensione si allentò. Erika non aveva parlato del modo in cui aveva convinto Ash a collaborare, e Giselle probabilmente non l'aveva scoperto. Aya parlò di nuovo.
    "E inoltre, ora ci vieni a dire che Brock è vivo e si è unito alla Lega. Puoi capire perché è difficile crederti. Il Brock che abbiamo conosciuto era un seguace fedele della nostra causa, anche se non ha avuto molte occasioni per dimostrarlo. I testimoni della sua morte sono tanti, anche se il suo corpo non è mai stato ritrovato. Comunque ci vogliono delle prove, per quello che dici."
    "E' una follia! E se Brock avesse saputo di questa base, prima di passare dall'altra parte?" Misty sentì il tavolo cedere fra le sue mani. Il legno cadde al suolo e si spezzò in frammmenti ghiacciati. "E a proposito di mia sorella? Anche per quello servono delle prove? Magari il fatto che in questo momento è qui da qualche parte a sabotare le apparecchiature?"
    "Su questo ti crediamo," disse arida Giselle, ancora in piedi dall'altro lato, fissando affascinata i cocci di tavolo congelato. "Le camere di sicurezza ti hanno filmato mentre entravi dall'ingresso sulla scogliera. Nello stesso tempo, noi stavamo parlando con un tuo sosia. Era identica a te. Perfino nella voce." Si mordicchiò il labbro, pensierosa. "Ma quando ci siamo resi conto dell'errore era già scappata." "In effetti c'era qualche differenza, a pensarci bene," commentò Erika. "Si comportava come una vera puttana. Un po' come Giselle, diciamo." Sorrise, e i suoi occhi verdi brillarono perfidi. Giselle si imbronciò e gettò i suoi lunghi capelli dietro la schiena. "Eppure mi ha salvato la vita, e quella dei miei soldati." Erika narrò il loro incontro con i beedrill oscuri. Misty scosse la testa.
    "Voleva solo usarti per poter entrare."
    "Sarà, ma gliene devo una," finì Erika, sorridendo a quel pensiero ridicolo. "E la somiglianza è incredibile. Con quei capelli rossi è davvero uguale a te." Giselle riprese a mordersi le labbra.
    "Ha passato il test genetico, altrimenti non sarebbe potuta entrare. In pratica il sistema ha rivelato la tua presenza. Per questo siamo intervenuti quando siete arrivati, perché il DNA di Ash non era nel database. Eppure mi avevi detto che non eravate gemelle identiche."
    "In effetti i suoi capelli sono diversi. Lei è bionda, come mia sorella Daisy, mentre io ho i capelli rossi. E poi l'ho sempre vista diversa da me." "Forse avremmo dovuto fare uno strip-test," disse Erika sorridendo. "I capelli sotto non mentono."
    "Risparmiaci, ti prego," rispose Giselle con tono acido. Erika si mosse cercando di tirare giù la minigonna bianca sotto il camice di Giselle, che cercò di allontanarsi.
    "Smettila, idiota!"
    "Forse il tuo colore naturale è il rosa, Giselle?" chiese Erika incuriosita.
    Finalmente Koga si alzò con un movimento rapido dalla sedia, con un'espressione irritata.
    "Smettetela!" Erika e Giselle ammutolirono. I suoi occhi neri fissarono intensamente Misty.
    "Riassumendo, abbiamo un Maestro potenzialmente ostile che gira per i sotterranei. Uno che sembra la tua copia. La cosa più logica mi sembra sia rinchiuderti nelle tue stanze, così l'unica Mistaria in circolazione dovrà essere per forza quella falsa. Sarai messa sotto chiave e protetta fino a quando questa storia non sarà finita." Misty si sentì frustrata, e digrignò i denti.
    "Ma non è giusto!" protestò. Poi provò improvvisamente un nodo allo stomaco, ricordandosi di una cosa. Doveva rimuovere il veleno dal corpo di Ash, come avevano concordato! Domani sarebbe stato il settimo giorno. Ma non poteva dire a Koga la verità. Doveva agire da sola, e al più presto...
    Poi Koga si voltò e cominciò ad uscire dalla stanza impettito, seguito dal suo mantello agitato.
    "Consideralo anche una punizione per aver agito senza prima interpellarci." Anche Aya si alzò, fissandola con espressione seria.
    "Vai nelle tue stanze, adesso. I soldati ti scorteranno e monteranno la guardia fuori dalla porta. Questa base è in allarme, finché non troviamo il Maestro nemico." i suoi occhi verdi scuro puntarono Giselle. "Quanto a te, torna ai tuoi esperimenti. Vogliamo saperne di più, su questo Maestro d'Ombra." E poi anche lei seguì il fratello. Le porte sibilarono, mentre si chiudevano con uno scatto metallico. Giselle sorrise sorniona, fissando Misty con il suo bel viso.
    "Ora capisco perché ti preoccupi tanto per Ash. Non mi sorprende, era già carino quando c'incontrammo al Pokemon Tech. E sembrava promettente." Un angolo della sua bocca si contorse verso l'alto, lascivamente. "E sai come si dice, c'è un certo feeling fra un dottore e il suo paziente." Misty si sentì arrossire. Sperò che la sua faccia non si confondesse troppo con i capelli rossi.
    "Per quanto mi riguarda, sei solo una pervertita." Poi le sue labbra crollarono per la preoccupazione. "M-ma... come sta lui?" Giselle si strinse fra le sue spalle snelle.
    "Le sue condizioni sono stabili. Le sue difese immunitarie sono al di là di ogni aspettativa. Ma i suoi livelli energetici sono instabili. Ovviamente, lo stesso vale per il pikachu." Sembrò irritata. "Anche se non sono sicura del motivo. Penso che sia un qualche legame psichico."
    "Non starà impazzendo?" chiese Erika preoccupata, spingendo indietro la sedia mentre si alzava.
    "Chi sa?" rabbrividì delicatamente. "In questo momento, sono felice della decisione di imprigionarlo." Riprese a fissare Misty con occhi cattivi. "Ma forse dovrei provare su di me. Il proverbio dice 'guardare e non toccare', ma non sono mai riuscita a seguirlo." Lasciò scappare una risata arrogante. "Dopo tutto, vi siete lasciati anni fa, e lui è libero, giusto?"
    Misty restrinse gli occhi e condensò l'umidità dell'aria intorno a lei.
    "Ow!" Giselle quasi cadde a terra. I suoi occhi marrone chiaro la fissarono offesi, mentre si massaggiava la schiena. Poi alzò il mento e in qualche modo riuscì a guardarle dall'alto verso il basso, anche se era la più bassa delle tre. "Humph! Immature, imparate a crescere!" Poi uscì impettita, ancora massaggiandosi, finché le porte si chiusero e la nascosero alla loro vista. Le guardie guardarono la figura di Giselle, sognando di poterla aiutare nei suoi massaggi.
    L'odore di fiori pervase la stanza, mentre Erika generava il suo mantello verde in un lampo di energia. Poi si voltò, e nascose il viso fra le ombre del cappuccio.
    Misty si strinse nelle spalle con aria innocente, intensificò la sua aura e venne coperta da una sorta di energia liquida, che si tramutò nel suo mantello azzurrino.
    "Quanto a Giselle... certo che circolano zanzare davvero grosse, vero?"

    "Pika Pika!"
    La prima cosa che Ash vide aprendo i suoi occhi furono due chiazze blu che lo fissavano preoccupate. Pikachu vegliava, accucciato sul suo petto nudo. Ash si mise a sedere, appoggiando il topo elettrico sul letto. Il letto. Ecco il perchè si era trovato così a suo agio. Ma quello che non capiva era il perchè della sua debolezza. Era peggio che dopo aver curato Misty. Sperò di non dovercisi abituare.
    "Dove siamo?" chiese, con voce rauca. Tossì per schiarirsi la gola, e analizzò i dintorni. Sembrava una normale stanza d'ospedale, a parte la strana luminosità rossa che la circondava. Anche il pavimento ne era coperto. Dall'altro lato di quella prigione rossa, un lavabo. A parte questo, era un luogo piuttosto spoglio. Il suo mantello e lo zaino erano spariti. L'unica cosa che gli rimaneva erano i pantaloni neri, allacciati alla vita.
    Pikachu balzò giù dal letto e corse verso la barriera rossa. Cercò di sfondarla con un pugno.
    "Pikapi pi-pikachu!" disse, girando le orecchie appuntite all'indietro in una posa arrabbiata.
    "Cosa? E' come stare in una pokeball? Solo più forte?" Scese dal letto e si alzò. Sotto i piedi, il pavimento era caldo e sembrava vibrava. Per un attimo fu colto da vertigini e rischiò di cadere, ma all'ultimo istante riuscì a recuperare l'equilibrio. Stava decisamente male. Tutto il corpo pulsava di dolore, soprattutto la spalla ferita, e c'era qualcosa che bruciava, sul fianco. Alzò lentamente il braccio e trovò una serie di graffi sanguinolenti. Strano. Come se li era procurati? Poi controllò la ferita alla spalla, sotto la benda. Era guarita, ma la cicatrizzazione era stato peggiore del solito.
    Camminò lentamente verso Pikachu, cercando di resistere ai capogiri. La barriera di energia rossa era più trasparente, da vicino, e poteva intravedere una specie di laboratorio, con dei monitor di computer, lavagne, console, come nel laboratorio del Professor Oak prima che venisse distrutto, solo più avanzato.
    Finalmente individuò lo zaino, aperto su un tavolo. Ci avevano senz'altro frugato dentro. E su di una sedia, il suo mantello.
    "Chuu." Ash vide il suo pokemon ardere scuro e sparare un piccolo tuono dalla zampa, verso la barriera, che però assorbì il colpo, imperturbabile.
    "Così siamo intrappolati qui, huh?" pigiò la sua mano destra contro il campo rosso e traslucido, e ne saggiò la forza. Era caldo come il pavimento, e vibrava. Poi percepì la presenza di qualcuno, e ababssò la mano. Sembrava che i suoi sensi fossero in parte ritornati. Un recupero minimo, ma sufficiente.
    Con un sibilo e il suono di una serratura, dal lato lontano della porta, apparve una brunetta alta e magra, vestita con un camice da laboratorio. I tacchi a spillo risuonarono nella stanza, mentre si avvicinava.
    "Ah, il mio paziente finalmente è sveglio!" disse in tono sollevato. Avanzò ulteriormente, e Ash ne potè notare la fredda bellezza da modella. Non ne fu molto colpito, ormai era insensibile a quel genere di spettacoli. O quasi. C'era anche una punta di familiarità in quel viso, anche se non ne capiva il motivo.
    "Dov'è Misty?" fu la sua prima domanda, sorprendendosi da solo. "E perchè sono chiuso qui?"
    "Pika-chu," aggiunse Pikachu dalla sua posizione con la sua voce acuta.
    Lei sembrò abbassare i suoi occhi marrone chiaro per fissare il suo petto nudo. Le labbra rosse si piegarono divertite. Ash si sentì come un animale in uno zoo, a disagio. Pareva che quella donna volesse saltargli addosso da un momento all'altro.
    "Sei imprigionato per ordine dei Maestri Koga e Aya. Non si fidano di te. Quanto a Misty..." Si strinse nelle spalle, fissandolo negli occhi e studiando il suo volto. "Ma questo non ha importanza." Giocherellò con lo stetoscopio. Ash si guardò intorno e sorrise forzatamente.
    "Sapevo che sarebbe finita così. O meglio, temevo. Pensavo che avessero messo da parte tutti quei pregiudizi." Lei fece una pausa.
    "Non vogliamo presentaci?" chiese in tono risentito. "Ci siamo già incontrati, sai? E' stato molto tempo fa, purtroppo..." Lui la guardò ammiccante.
    "In effetti hai un'aria familiare." Poi un ritratto sfocato si formò nella sua mente. "Aspetta, ci sono... una scuola chiamata... Pokemon Wreck... il tuo nome è Giraffe, o qualcosa del genere, giusto?" Sorprendentemente, il viso di lei si riempì di rosso, un fiotto d'ira che dal mento salì fino alla fronte.
    "Non Giraffe. Il mio nome è Giselle, e la scuola era il Pokemon Tech, non Pokemon Wreck." Aveva un'aria talmente furibonda, che per un attimo Ash fu felice per la presenza di quella barriera rossa.
    "Oh... era Giselle?" disse con innocenza. Poi lei sembrò calmarsi, il suo viso imbarazzato ritornò latteo.
    "Sì, le persone mi chiamano stella... ma sono solo Giselle." Sorrise compiaciuta. "Ad ogni modo, vediamo come sei messo." Trasse un piccolo palmare dalla tasca della giacca e lo collegò ad una consolle lungo la barriera. "Caro mio, hai un fattore di guarigione sorprendente," commentò mentre le dita volavano sui tasti e i suoi occhi fissavano il monitor.
    "Da quanto sono qui?" chiese Ash, cercando di cambiare argomento. Lei non lo guardò, e continuò il suo lavoro.
    "Oh, saranno le due di notte, quindi... circa cinque ore."
    Poi lui si accorse di un'altra presenza e si girò per vedere la porta metallica scivolare di lato con un sibilo. Era un uomo giovane, con un camice da laboratorio. Un viso pulito, capelli castani in ordine, un paio di occhiali. Anche lui aveva un'aria familiare.
    "Dottor Giselle," disse in tono riverente, "La cercano al Compartimento Medico tre. Il dottor Proctor ha bisogno di lei." Il giovane sembrò a disagio, evidentemente attratto dalla sua collega. Giselle alzò il volto dal computer e lo fissò irritata.
    "Non vedi che sono occupato, Joe? Sei un internista, occupatene tu," disse arrogantemente. "Il mio tempo è prezioso, e ho l'ordine di studiare questo adorabile esemplare." Indicò Ash, che incrociò le braccia e finse di non aver sentito. Lo sguardo di Joe si fissò su di lui. Immediatamente lanciò un'occhiata di gelosia e odio.
    "Tutti i mostri sono brutti," affermò astiosamente. "E anche lui è un mostro. Le guardie e gli istruttori dicono che è stato lui ad evocare i Pokemon Proibiti. E sai quanta gente ha ucciso? Ho parlato con un Istruttore di Forza, che mi ha detto che non è altro che un boia ed un assassino." Giselle osservò Ash con occhi incuriositi.
    "Dici? Mi sa che è venuta ora di cambiare gli occhiali, Joe." Joe arrossì, imbarazzato.
    "Ad ogni modo, il Dottor Proctor dice che è importante, e penso che dovrebbe andare."
    "E' vero, d'accordo," concluse Giselle in tono irritato. "Avete bisogno di me anche quando andate al cesso, vero?" Chiuse il computer e staccò la presa del palmare dalla consolle. "Non toccare niente, mentre sono via," ordinò mentre s'incamminava. Le porte sibilarono, si aprirono e si richiusero dietro di lei. Per un attimo, Joe rimase a fissare Giselle oltre le porte chiuse. Poi si voltò e fissò Ash.
    "Tu-tu, mostro! Stai lontano da Giselle, hai capito?"
    "Non avrò molti problemi ad accontentarti, sai?" disse Ash in tono gentile, battendo le nocche contro la barriera. Joe fece una pausa, e un'occhiata confusa apparve sul suo volto. Poi scosse il capo.
    "Non tentare di confondermi, mostro! I tuoi giochetti non funzionano."
    Ash sbuffò, e decise di rimanere zitto. Qualunque cosa avesse detto, lo avrebbe irritato ancora di più. L'amore era un'ottima scusa per agire stupidamente. Gli occhi di Joe si accesero di rabbia, fissando il mantello nero di Ash sulla sedia. Si avvicinò e osservò l'abito agitarsi come un'ombra viva.
    "Io non lo toccherei," lo ammonì Ash. Joe rise, un suono irritante e alto, e afferrò il mantello con ambo le mani, guardandolo.
    "E ora cosa mi farai, mostro? Io sono qua fuori, e tu sei lì dentro." Sorrise, pervaso da un senso di superiorità, e indossò il mantello, coprendosi col cappuccio. Era un po' troppo corto per lui, ma le falde toccavano ugualmente il terreno. "Guardatemi!" urlò beffardo. "Sono il cattivo Maestro d'Ombra che viene a prendervi! Sono l'ombra che mangia i bambini cattivi nella notte!"
    "Toglitelo," disse Ash in tono inquieto. Soffiò via una ciocca caduta sugli occhi.
    Joe saltellava nel laboratorio come un idiota, avvolgendosi grottescamente nel mantello ad ogni passo.
    "Scommetto che potrei essere un Maestro d'Ombra migliore di te, stupido traditore." Gli occhi di Ash arsero d'oro, una luce empia che trasformava le sue pupille in pozzi dorati.
    Joe lanciò un urlo, e il mantello arse di elettricità nera. Il suo corpo venne scaraventato all'indietro e spedito contro il muro del laboratorio. Quindi il mantello esplose come un palloncino, e Joe venne lanciato in avanti, scivolando sul pavimento metallico fino a che una consolle non lo fermò. Rimase un attimo immobile, fumante. Poi urlò e lanciò via gli occhiali, che stavano fondendosi. Si sedette furibondo, con i capelli bruciacchiati e ancora scoppiettante di elettricità statica.
    "Ho avuto pietà di te, altrimenti adesso saresti solo una pozza di melma rossastra." Ash scosse il capo, tenendo le braccia ancora incrociate sul torace nudo.
    "Pika pika pika!". Pikachu rise, i suoi occhi blu chiusi per lo sfogo di ilarità che lo faceva rotolare sulla schiena, a pancia all'aria.
    "Io ti ucciderò!" Joe sputò e si rialzò, quindi dal suo camice annerito estrasse una pokeball. La lanciò. "Victreebel, vai! Foglie lama, fallo a brandelli!" La palla rossa e bianca si aprì a mezz'aria con un bagliore di energia. Dalla luminosità rosse uscì un pokemon pianta, giallo e di forma cilindrica, che avanzò digrignando i denti e schioccando i suoi viticci neri. Ruggì e dal torso iniziò a lanciare delle foglie simili a rasoi.
    Ash rimase calmo, mantenendo la faccia a pochi centimetri dalla barriera su cui le foglie rimbalzarono inerti. Non battè ciglio.
    "Stronzo!" gridò Joe, richiamando con rabbia il suo pokemon e lanciando direttamente la palla. Evidentemente si era ricordato che la barriera avrebbe bloccato tutti i pokemon e i loro attacchi. "Quel campo di energia non ti salverà dal destino che meriti!" Scattò verso di lui, a pugni stretti.
    Fino a che il braccio di Joe non ebbe attraversato la luminosità rossa, Ash rimase impassibile. Poi, quasi pigramente, scattò con una mossa apparentemente casuale, afferrando il polso di Joe. Girando su sè stesso, usò la velocità del suo avversario contro di lui, strattonandolo verso l'alto. Joe boccheggiò, perdendo il contatto col suolo e sentendosi come un martello da lancio. Completata la rotazione, Ash lasciò la presa sul braccio di Joe, che attraversò la barriera dall'altra parte e si schiantò rumorosamente contro una consolle. Questa ondeggiò pericolosamente e crollò sul pavimento. Joe era svenuto.
    Poi la porta si aprì con un sibilo e Giselle entrò, fischiettando un motivetto allegro. Contemplò lo spettacolo con occhi spaventati, e fissò Ash, adirata. Come risposta, lui si strinse innocentemente nelle spalle.
    "Non guardarmi. Era Joe quello che non doveva toccare nulla."

    "Allora, Tyra, perchè non vieni da me dopo aver distrutto quella base ribelle?" Duplica non guardò neanche il soldato, conciato come un punk, mentre marciavano nella foresta.
    "Sparisci, insetto," disse cercando di imitare il tono rude della donna soldato. Lui parve deluso.
    "Ma c'è sempre un festino dopo una vittoria." Si girò, per rientrare nelle schiere in marcia.
    Per Dio, pensò Duplica. Quella Tyra era di facili costumi. Era ormai il settimo tizio ad aver fatto quel genere di proposta. In effetti doveva essere una bella donna, con quei lunghi capelli verdi e quel corpo asciutto, ma Duplica pensò con un filo di vanità che i suoi capelli blu e il suo corpo snello ma voluttuoso erano ad un altro livello.
    Le ruote del carro le cigolarono accanto, trasportando l'equipaggiamento più pesante verso est, nel buio della foresta. Solo le lampade sui carri, e quelle di alcuni soldati, fra cui lei, fornivano la luce ai viaggiatori. In quel momento, stava venendo affiancata da una mezza dozzina di carri da trasporto, trainati da dei ponyta infuocati. Le fruste calarono con violenza sui corpi dei pokemon, e il loro nitrire vibrò nel silenzio degli alberi che li circondava.
    Quando l'ombra della punta della Torre dei Pokemon, lontana a nord della base ribelle, divenne più visibile oltre cime degli alberi e risaltò sullo sfondo del turbinante cielo nero, Duplica capì che quasi sicuramente l'obiettivo dell'esercito era proprio la base di Sud Lavender. La larga pista che stavano seguendo portava più o meno in quella direzione. Ma la prova i- concreta erano i commenti bellicosi dei soldati.
    Sentendo di aver appreso abbastanza da quegli uomini, Duplica si decise a raggiungere le prime file dell'armata in movimento. Aveva bisogno di scoprire la fonte da cui avevano appreso la posizione dei Ribelli, e pensava che chiunque ne fosse alla guida avrebbe potuto lasciarglielo capire. Cominciò camminare più speditamente, per raggiungere i carri.
    "Dove stai andando, bella?" disse una voce pompata di testosterone. Lei non girò la testa e continuò a camminare, sollevando nuvole di polvere con gli stivali.
    "Ho voglia di... chiacchierare col capo." Le sembrava una frase che sarebbe potuta benissimo uscire dalla bocca di Tyra.
    "Sei una puttana, Tyra." rispose la voce, gelosa.
    "S, hai ragione." ridacchiò Duplica. "Mi hai contagiato." Si lasciò dietro i commenti acidi dei soldati, e avanz• risoluta. Stava per superare il carro di testa, quando da esso arrivò un bisbiglio.
    "Dannate catene," imprecò una voce femminile e familiare. "Se fossi libera, Joylene, farei vedere a questa feccia della Lega..."
    Scioccata, Duplica si affiancò al carro e sollevò innocentemente il telone che lo copriva per dare un'occhiata. Riuscì a riconoscere il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy, quelle della cittadella. Jenny, ancora nella sua armatura leggera, e Joylene, con la sua lunga veste bianca sembravano essere solo un po' spaventate, a parte le catene che ancoravano i loro polsi al fondo del carro.
    Jenny si voltò e la fissò con occhi i suoi marroni e ostili. I suoi corti capelli blu erano macchiati di sangue, come se l'avessero bastonata. E infatti non indossava più l'elmetto.
    "Che hai da guardare, puttana della Lega?" chiese acida.
    "Jenny," bisbigliò l'Infermiera Joy, i cui capeli erano stati scompigliati e cadevano ora inerti lungo le spalle. Duplica permise alla sua vera voce di uscire dalla bocca.
    "Sono io," disse rapidamente. "Duplica." Joy la fissò, riconoscendo la voce.
    "Uno dei Maestri di Pokemon, in città?" Jenny rimase scioccata e senza parole. Sentendo il nome, aveva spalancato gli occhi in un'espressione di disagio. Era disgustata dalla capacità di Duplica di alterare la forma del suo corpo. Innaturale, ecco cos'era.
    "Sì, direi di sì," rispose Duplica. "Ho usato questa forma per spiare i piani di questo esercito. Ma come hanno fatto a prendervi? E il resto dei soldati?" Jenny divenne di colpo furibonda, scordando le sensazioni causate dalla presenza di Duplica.
    "E' stata una fottuta imboscata! C'era un gruppo di Istruttori, nella foresta, che ci stavano aspettando." Poi la rabbia sembrò sgonfiarsi come un palloncino, e la tristezza occupò il suo cuore. "Hanno ucciso tutti, hanno lasciato solo noi." Sorrise amaramente. "Per sfruttare le nostre... doti, in seguito, penso." Joylene sembrava preoccupata.
    "Ci hanno anche rubato i pokemon. Spero che Chansey stia bene."
    "Non preoccupatevi," disse Duplica con sicurezza. "Quando avrò finito il mio lavoro, vi libererò. Forse troverò anche i vosti pokemon." Poi scivolò rapidamente fuori dal tendone. Non poteva farsi scoprire a parlare con dei prigionieri.
    Con passo naturale si affrettò verso le prime file dell'esercito, superando alcuni cavalieri e alcuni soldati, cercando di passare inosservata. Ci furono alcuni commenti sulla sua bellezza. Era dura non farsi notare, in un esercito costituito prevalentemente da uomini. Avrebbe dovuto trovare una donna più brutta, in cui trasformarsi. Rifiutò l'idea. Neanche per sogno.
    Finalmente dopo aver respinto molte offerte, raggiunse le posizione avanzate dell'armata, che guidava i soldati attraverso le tenebre della foresta. Camminò silenziosamente accanto ad un altro cavaliere, una donna. Occhi incuriositi la fissarono per un attimo, poi la ignorarono, annoiati.
    Davanti, distanti alcuni metri dalle truppe, c'erano due figure a cavallo. I profili erano quelli di un uomo con e di una donna; il primo con corti capelli color acqua, la seconda con una lunga coda di cavallo bionda, entrambi con una pesante armatura d'acciaio e spessi mantelli grigi.
    "Sei sicuro che i Maestri della Lega stavano andando verso la costa a sud di Lavender?" La voce dell'uomo era acuta e fastidiosa. Impertinente. E familiare.
    "Sì, abbiamo conferme dagli esploratori e dai nostri nuovi alleati." Anche il tono di superiorità della donna non era sconosciuto. Butch e Cassidy. Così erano ancora in giro, pensò Duplica pensò, decisamente irritata. Continuò a tenere la distanza, senza lasciarsi sfuggire una parola.
    "Eccellente," disse Butch in tono soddisfatto. "Ma spero di raggiungere la base Ribelle in fretta, così potremo catturare noi stessi quel Maestro d'Ombra." Cassidy era molto eccitata.
    "Ma non hai visto il potere di quell'uomo? Con quanta facilità ha distrutto il nostro esercito e il quinto Maestro di Pokemon? Che potenza!" Sembrava affannata come una cagna in calore. Disgustoso, pensò Duplica. Almeno questa Tyra che impersonificava era una puttana onesta. Per lo meno aveva una sorta di deontologia professionale.
    "Sì," aggiunse Butch, lasciando trapelare una certa seccatura. Sembrava geloso. "Quel ragazzo è senz'altro potente. Ma non scordarti su chi dobbiamo contare, per catturarlo." Cassidy fece una pausa.
    "Quella feccia della Lega Pokemon," concluse. "Dovremmo avere il coraggio di fare rapporto a Lord Garick." Butch rise, una risata irritante e scoordinata.
    "Ah, ma con un simile potere, potremmo sconfiggere perfino Garick in persona! E devo ammettere che la sua idea di usare i Pokemon Proibiti per distruggere la vita sulla terra non mi piace per niente." Cassidy inspirò.
    "Meglio loro che noi."
    Duplica aveva sentito abbastanza. Si spaventò, notando che i suoi pugni erano contratti per la rabbia. Si costrinse a dimenticare quell'ira e ritornò lentamente verso il carro, per aiutare il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy.

    Passi pesanti la stavano accompagnando. Misty, con Erika al suo fianco, veniva scortata nelle sue stanza da tre soldati e da un Istruttore di Veleno. Stava cercando disperatamente una soluzione, e fissò il muro di vetro del alto orientale del tunnel che percorrevano. L'acqua, oltre la vetrata, era scusa e innaturale. Non un'increspatura. Di solito quello era un posto ricco di vita marina, ma ora sembrava morto come il mondo che bagnava. Si sentì furiosa, vedendo che i piani della Lega coinvolgevano anche il suo oceano. Avrebbe voluto ridare vita a quel mondo subacqueo che tanto amava. Si girò e noto che stavano superando un gabinetto femminile. Un'idea la folgorò.
    "Un momento," disse, fermandosi. "Lasciatemi andare al bagno."
    "Possiamo, no?," disse uno dei soldati. "Ma è meglio che uno di noi la scorti." Lei li guardò e aggrottò le sopracciglia.
    "Ma siete tutti uomini. Erika può controllarmi." L'espressione sul viso di Erika divenne perplessa e dubbiosa.
    "M-ma -" balbettarono gli uomini. Prima che loro potessero trovare una scusa decente per impedirglielo, la mano di Misty aveva già trascinato Erika nel gabinetto.
    Quando si ritrovarono da sole nel bagno, circondate da specchi e lavabi, con piastrelle bianche sotto i loro piedi, Misty fissò la sua amica e calò il suo cappuccio, liberando i capelli dietro le spalle.
    "Va bene Erika, sai che devo raggiungere Ash al più presto. Sono venuta per cercare aiuto, non avversari."
    "Sì, Koga e Aya sono stati un po' troppo testardi, penso" disse Erika togliendosi anche lei il cappuccio e aggiustandosi vanitosamente la capigliatura sotto il nastro rosso. "Probabilmente vogliono vendicarsi di quando Ash li ha sconfitti. Ma come farete ad uscire di qui, con la base in allerta? E con i soldati qui fuori che ti stanno rinchiudendo nelle tue stanze?"
    "Ho un'idea..." Erika piegò le braccia e la fissò piena di sofferenza.
    "Ora, perchè improvvisamente ho un pessimo presentimento?" Misty si avvicinò, fissò lo specchio e comparò le loro figure.
    "Vediamo," borbottò, "Sei più o meno della mia taglia, solo un po' più in carne-"
    "Ha! E ne sono fiera!" dichiarò Erika, mettendo le sue mani sulle anche.
    "E sei anche qualche centimetro più bassa, ma potrebbe funzionare." Erika chiuse gli occhi. Poi si coprì la faccia con una mano, gemendo.
    "Non vorrai..." Gli occhi blu di Misty luccicarono.
    "Esatto! Scambiamoci di posto!" Erika la guardò attraverso le dita della mano.
    "Dovevo aspettarmi una simile follia!"
    "Andiamo Erika, in fondo sei in debito con me," disse Misty in tono blando.
    "Ma come facevo a sapere che Ash era un esperto di karate? Dopo tutto, si supponeva che Bruno fosse il migliore combattente." Erika si appoggiò con ambo le mani al lavandino. "Allora, qual'è il piano?"
    "Beh, so che ti porti sempre dietro una collezione di cosmetici, in quella borsa sotto il mantello." Erika protesse il suo tesoro con entrambe le mani. "Inoltre, sei la più grande esperta di cosmetica al mondo," continuò Misty. "Quindi te la caverai benissimo." Erika non sembrò molto convinta.
    "Non otterrai nulla, adulandomi. Ma... d'accordo, d'altra parte sei mia amica, e poi non voglio che Ash venga trattato come un animale. Ha salvato la vita al mio Gloom, una volta, quello che ha fatto dopo non mi importa."
    Una voce impaziente superò la porta chiusa.
    "Avete finito?"
    "Mai infastidire le donne, quando sono in bagno!" replicò Misty in tono seccato. La voce borbottò qualcosa, poi si zittì.
    Erika cominciò rapidamente a spogliarsi, prima tirando via il suo mantello verde, poi i lunghi stivali neri.
    "Va bene, se dobbiamo farlo, che sia veloce. Per prima cosa, i vestiti." Misty seguì l'esempio, e presto si ritrovò in mutandine e reggiseno. Invece Erika indossava un pezzo unico, color verde smeraldo.
    "Non dovremo scambiarci anche..." chise Misty preoccupata.
    "Non essere stupida," disse Erika sbuffando. "Ah, e non puoi usare il reggiseno con i miei vestiti." Misty arrossì, togliendoselo. Erika rimase sulla difensiva. "Allora, che c'è di sbagliato nel vestirsi in modo un minimo sexy? Non ti hanno mai infastidito quelle aristocratiche tutte agghindate?"
    "Suppongo di sì," decise Misty. Si scambiarono i vestiti, e Misty si ritrovò negli stivali neri e nel vestito verde smeraldo di Erika, mentre questa indossava gli stivali di cuoio e il lungo vestito tinta oceano di Misty, con un lungo spacco sul fianco, per agevolare i movimenti. L'unico lamento fu quello di Erika, per il reggipetto un po' stretto che doveva indossare.
    "Onestamente, Misty," concluse Erika osservandosi. "Stivali con un vestito come questo? Cosa ti è saltato in mente?"
    "Non ho mai preteso di essere una regina della moda," rispose Misty caldamente. "Comunque, si intonano col mantello." Misty indossò il raffinato mantello verde di Erika, e le diede in cambio il suo, blu. Dal mento in gi-, l'inganno era perfetto, pensò Misty guardandosi allo specchio.
    "Ora, per le facce," commentò Erika, tirando fuori i suoi cosmetici dalla borsa. Aggiustò rapidamente ed efficientemente il viso di Misty, e quando ebbe finito, la somiglianza era inquietante. Misty si stupì dell'abilità della sua amica.
    "E il trucco è applicarlo," spiegò Erika, "facendo in modo che non si noti." Poi prese una serie di piccoli contenitori immersi in una bottiglietta piena di liquido. "Vediamo... marrone cioccolato, grigio argento, ah, eccolo! Verde erba." Pescò un minuscolo contenitore circolare e lo porse a Misty. "Lenti a contatto. Mettitele." Lei le guardò con noncuranza.
    "E come si fa?" Erika fissò il soffitto piastrellato e sospirò.
    "Così."
    Dopo alcuni tentativi impacciati e occhi arrossati, Misty riuscì finalmente a mettersele. Ora era come Erika, a parte i rossi capelli sciolti che coprivano le spalle e parte della schiena. La voce del soldato riprese immediatamente, più imperiosa e come se l'uomo stesse aspettando direttamente dietro la porta.
    "Maestro Erika, Mistaria c'è qualche problema? Siete lì dentro da venti minuti." La porta cominciò ad aprirsi inesorabile.
    "Dannanzione, non siamo ancora pronte!" bisbigli• Misty disperata. "Erika, fai qualcosa!" Erika pensò rapidamente.
    "Gloom, scelgo te," ordinò, raggiungendo la pokeball verde sotto il mantello. In un bagliore di luce smeraldo, una specie di fungo, mezzo blu e mezzo arancione, venne liberato, rimase sulle sue corte zampe sul pavimento del bagno. "Uhhh, presto, diffondi un cattivo odore!" bisbigliò.
    "Gloom, Gloom," disse il pokemon con voce acuta. Sparse una nube di microscopiche sporte verso la porta. Il soldato smise di aprirla immediatamente.
    "Uh! Dio! Che è sta puzza?" disse, in una voce piena di disgusto.
    "Non entrerei!" annunciò Erika. "Padrona Mistaria ha problemi di intestino!" La voce sembrò sul punto di vomitare.
    "D-d'accordo, p-prendete tutto il tempo che vi serve!" Si udirono alcuni passi affrettati, poi la porta del gabinetto venne rapidamente chiusa. Un attimo di silenzio. Poi Misty esplose in una sfuriata imbarazzata.
    "Cosa hai combinato? Ora cosa penseranno di me?"
    "Gloom, ritorna!" disse Erika come un raggio di luce verde e sottile richiamò indietro il suo pokemon nella sfera. Guardò Misty con aria dispiaciuta. "Scusa, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Almeno ha funzionato." concluse.
    La rabbia di Misty sfumò lentamente, mentre Erika completava il travestimento. Estrasse una bomboletta dalla sua borsa.
    "Spruzzalo sui capelli, li renderà dello stesso colore dei miei, e poi dovremo tagliarli." Misty fece un passo indietro, stringendo i capelli nelle mani.
    "Non pensarci nemmeno. Inoltre, sotto il cappuccio non su può capire la lunghezza dei capelli." Erika sospirò di nuovo.
    "Penso di sì, ma se il tuo cappuccio resta impigliato da qualche parte e ti scoprono, non lamentarti."
    Quindi Erika le cosparse i capelli con la tinta nera lavabile, e li fermò con un nastro rosso. Quindi Misty si coprì col cappuccio verde e si guardò allo specchio.
    "Sembro la tua gemella!" esclamò Misty. "Sei un artista, Erika!"
    "Non sono un genio?" rispose Erika orgogliosa. "Ora tocca a me."
    Quasi quindici minuti dopo, anche Erika si guardò nello specchio, controllando le lenti a contatto blu, la tinta per capelli rossa, il trucco, e tutto quello che aveva usato per sembrare Misty. E la sua amica non usava cosmetici, il che aveva reso la cosa ancora più complicata. Erika indossò il cappuccio blu, per nascondere la lunghezza dei suoi capelli, e lo scambio fu completo. Chiaramente, non era perfetto, perchè Erika era diventata più alta di Misty. Inoltre, ora la prima si era di colpo smagrita, e al contrario la seconda appariva più femminile, nonostante il trucco. Ma se nessuno avesse prestato troppa attenzione la cosa avrebbe funzionato.
    "Perfetto!" disse Misty trionfante. "Siamo qui da mezz'ora. Usciamo."
    "Aspetta." la trattenne Erika. "Non sei più un maschiaccio, agisci in modo più femminile. Prova a dire: trentatrè trentini entrarono in Trento tutti e trentatrè trotterellando*." Misty eseguì.
    "Contenta?" disse irritata. "Possiamo andare adesso?"
    "Una attimo," rispose Erika, "dillo in modo più dolce, come se stessi cantando." Le diede un esempio.
    Dopo che Erika fu soddisfatta della voce di Misty e l'ebbe spruzzata, e dopo che questa per ripicca trasformò Erika stessa in un maschiaccio, si occuparono degli ultimi ritocchi e uscirono.
    Per Erika fu facile nascondere il suo camuffamento, perchè i soldati tentavano di starle alla larga, con espressioni imbarazzate. Quando ne comprese il motivo, rischiò di rovinare tutto in uno scatto d'ira, ma in qualche riuscì a trattenersi e a sistemare la cosa.
    Quindi il corteo raggiunse le stanze di Misty, le due si salutarono, e Misty, ancora travestita, corse verso i laboratori della base di Sud Lavender.

    Nella loro rossa prigione schermata all'interno del laboratorio, Ash sedeva a gambe incrociate sul pavimento davanti al letto, fissando Pikachu. Entrambi erano seri e concentrati. Ash alzò la mano destra, e Pikachu fece lo stesso con la sua zampa. Cominciarono a scuotere i pugni verso l'alto.
    "Tuono, acqua, roccia!" urlò Ash. Si fermarono alla terza oscillazione. Ash mostrò il pugno chiuso, mentre Pikachu lo indicava con un singolo dito.
    "Ha!" esultò Ash. "Roccia. Vinco io." Pikachu scosse la testa.
    "Pika Pika."
    "Che?" protestò lui. "Tuono non batte roccia. Non barare, Pikachu!"
    "Pi-pikachu," affermò Pikachu testardamente, illuminando le sue guance con scintille nerastre.
    "Che significa che tu puoi battere la roccia? Le regole non sono queste!" Poi sospirò, appoggiandosi al letto e soffiando via la solita ciocca di capelli che gli aveva coperto l'occhio. "Dovevo immaginarmelo. Fai così ogni volta."
    Ci fu un rumore, e Ash si voltò per osservare, che li fissava dall'altro lato del campo. In mano aveva una strana scatola marrone, con due antenne puntate verso di loro. Le dita si muovevano fra piccole luci rosse lampeggianti.
    "Non badate a me," disse lei, osservando le misurazioni col sorriso sulle labbra. "State fermi mentre finisco." La scatola squittì di nuovo. "Sembri più in forma, adesso..."
    Ash socchiuse gli occhi, e tornò a guardare Pikachu. Aveva potuto sentire le sue forze tornare tutte insieme, le parole di Giselle non l'avevano sorpreso.
    "E ora a cosa giochiamo, amico? Qui dentro si muore di noia."
    "Pika Pika," concordò Pikachu, afferrando una lunga striscia di tela che aveva strappato da una delle coperte.
    "Ah, la Culla di Meowth" disse Ash, osservando Pikachu che tracciava elaborate figure con la striscia che teneva fra le zampe.
    "Sapete, non riesco ad individuare il vostro livello," stava dicendo Giselle con voce stupita. "La lettura è fuori scala!"
    "Sì, il livello infinito fa questi scherzi," rispose Ash distrattamente, senza neanche voltarsi. "Ehi, gran bell'onix, Pikachu ma aspetta di vedere i miei disegni."
    "Pika Pika."
    "Aspetta, ora c'è qualche cosa che interferisce col segnale," li interruppe Giselle. Ash osservò il suo zaino in modo strano.
    "Un segnale pokemon dal mio zaino?" chiese sorpreso. "Ma non tengo pokemon lì dentro. A parte il fatto che non ho altri pokemon oltre a Pikachu."
    "C'è comunque un segnale che ne viene fuori," disse Giselle avvicinandosi allo zaino e frugandoci dentro. "Ah, ecco qua." Estrasse una pokeball marrone che sembrava lampeggiare.
    "Ehi, quella non è mia-"
    Giselle strillò come la palla bruscamente si aprì nella sua mano e liberò un temporale di energia bruna. Cadde all'indietro, fissando l'enorme creatura di pietra, su cui sembravano essere germogliate dei piccole gambe e un paio di braccia tenaci. I suoi occhi arsero di rosso e la bocca pietrosa si contorse nella crudele parodia di un sorriso.
    "GRAV!" gridò, e cominciò ad avanzare, protendendo le braccia.
    "Giselle!" urlò Ash alzandosi di scatto e corse verso la barriera. Era inutile fingere in adesso, doveva-
    "Stammi lontano!" gridò Giselle, sorprendentemente coraggiosa, scansando il graveller che stava per schiacciarla contro il pavimento. "Marowak vai!" arrivò al suo camice e lanciò la pokeball in aria. "Ossoclava, polverizzalo!" La terribile lucertola-pokemon marrone spuntò dal fiotto di luce rossa, occhi cattivi si restrinsero sotto il teschio che usava come elmo. Balzò silenziosamente nell'aria, e calò un violento colpo sulla testa del graveller.
    "GRAV!" urlò il graveller per il dolore, mentre schegge di roccia partivano dalla sommità del suo corpo massiccio. Cominciò a brillare in modo sinistro.
    "Merda! Giselle, richiama il tuo Marowak!" gridò Ash. "Quella cosa sta per esplodere!" Si gettò sul copriva il pavimento della sua prigione, stringendo Pikachu sotto di sé. Tentò disperatamente di formare uno scudo di elettricità nera. L'esplosione non poteva superare il campo, ma i detriti avrebbero oltrepassato quel muro rosso come se non ci fosse.
    "Marowak, ritorna!" urlò Giselle, richiamando il suo pokemon nella sfera con un sottile raggio rosso, mentre afferrava un paio di oggetti dal tavolo e si riparava dietro una specie di scudo d'acciao, all'angolo opposto del laboratorio.
    Un istante di silenzio. Sembrava che avesse deciso di cambiare tattica. Ma poi uno squittio tradì quella bugia, e il potente ruggito di fuoco e roccia squassò il pavimento metallico, creando un piccolo cratere e squarciando il silenzio con quello che sembrò una piccola bomba atomica, piuttosto che un'Autodistruzione.

    Il terreno tremò leggermente.
    Quattro figure coperte con un mantello erano in piedi, fissando le onde nere che si infrangevano violente sulla spiaggia.
    "Attaccate."

    Bill stava battendo frettolosamente sulla tastiera, tentando di localizzare l'origine di quell'esplosione che era rimbalzata a tutti i livelli della base. I suoi occhi danzarono sul monitor, traducendo il codice binario in informazioni comprensibili.
    "Che diavolo è stato?" gridò Koga, di cui Bill riconobbe solo il mantello che si agitava mentre piombava nella Sala Controllo delle Difese. Aya arrivò dietro di lui, anch'ella con indosso il mantello da Maestro.
    "Veniva dal Laboratorio tre, penso!" urlò Bill.
    "Dannazione! Quello dove c'è Ashura! Voglio un rapporto immediato! Se è riuscito a scappare..."
    E poi il terreno vibrò ancora, ma molto più violento, come in un terremoto. Il metallo scricchiolò e gemette, come se tutta la terra stesse cercando di trapassarlo. E ci fu una seconda esplosione, ma molto più intensa. Per quasi un minuto la base sembrò sul punto di crollare su sè stessa. Poi tutto cessò, e sembrò non essere mai avvenuto.
    Koga e Aya cercarono di rialzarsi in modo scomposto, e si rimisero in piedi.
    "Signore!" riprese Bill, colto dal terrore per le immagini che vedeva sul monitor. "Siamo stati scoperti! La base è sotto attacco!"
    L'altoparlante del computer gracchiò di vita con la sua voce femmilmente elettrica.
    "Allarme! Allarme! Rilevati numerosi accessi non autorizzati ai livelli uno, due e tre, e in rapido avvicinamento. Rilevata considerevole concentrazione elementale."
    "Maestri di Pokemon!" boccheggiò Aya.
    Koga scattò, agile, come il ninja che era stato un tempo, e sguainò la katana dal fodero legato alla cintura.
    "Voglio tutti gli Istruttori ai livello quattro e cinque! E tutti i soldati che possiamo mandare! Muoversi! Muoversi!"

    Dario condusse cautamente il suo gruppo di venti istruttori e soldati oltre l'angolo. Il pavimento metallico era parecchio incrinato e piegato, a causa delle vibrazioni causate dalle esplosioni, e il passaggio era difficoltoso.
    Ingoiò a vuot quando le luci bianche sopra di loro cominciarono a tremolare come se si fosse bruciato un fusibile, rendendo il passaggio una danza di ombre e luci. Era come quei giochi che aveva fatto da bambino. Come quando raccontavano storie di fantasmi, in mezzo alla foresta, alla luce di una sola lanterna, e ogni tanto si spegneva quell'unica fonte di luminosità. Qualcosa che a Dario non era mai piaciuto. Specialmente quando quella puttana, Lara Larame, lo stuzzicava e usava il suo ponyta per spaventarlo.
    Luce. Oscurità. Luce.
    "Ciao, Dario" una voce con un accento campagnolo ruppe la quiete. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Merda! Era lei!
    "Attaccare!" gridò lui con tutta la sua forza. Il suo gruppo lanciò un urlo mentre ciascuno afferrava le pokeball o le lance. Un bagliore. Oscurità. Il crudele ringhiare di animali. Fiammate improvvise. L'odore di carne bruciacchiata. Numerose urla intorno a lui, che si ammutolirono subito. A parte una. Luce. Stava ancora gridando, quando le luci tornarono.
    Dario si guardò intorno incredulo, e prima di ammutolirsi trasformò il suo grido di rabbia in uno di paura pura. Ciò che restava dei suoi uomini era qualche coccio annerito che si stava polverizzando. Però c'era un uomo ancora vivo. Se quella era vita. Dubitò di poter definire vivo un uomo con la pelle annerita e increspata, i capelli cancellati e gli arti ridotti a tizzoni ardenti. Con un brivido, l'uomo sembrò fissarlo un'ultima volta. Sorrise, e giacque con gli occhi che si scioglievano e colavano fuori dalle orbite. Dario distolse lo sguardo, ma non prima di aver realizzato con un urlo di orrore che quello non era un sorriso, ma il grottesco modo in cui il calore aveva fuso le labbra.
    Dietro di lui c'erano tre enormi arcanine, i più grandi mostri rossi e neri che avesse mai visto. Dalle loro narici fuoriusciva ancora del fumo, e i loro occhi, chiazze rosse nel rosso del manto, lo fissarono rabbiosi. Le zanne, affilate come pugnali, masticarono l'acciaio del pavimento.
    Lara si avvicinò lentamente con un sorriso sulle labbra. Non era una donna molto alta, ma faceva un certo effetto, mentre si avvicinava ondeggiando il suo mantello rosso. Sembrava che quell'indumento fosse di vero fuoco, perchè scintillava di arancione, e anche perchè quando Lara gli fu davanti ne usciva un calore insopportabile.
    "Che strano effetto fa scambiarci i ruoli, vero tesoro?" disse lei contorcendo le labbra. "Se non sbaglio, tu eri il cattivo e io quella fragile e indifesa, la vulnerabile principessa contro il crudele orco malefico." Il temperamento di Dario gli permise di uscire dal torpore.
    "Stupida puttana!" cercò di afferrare il suo collo con le mani. "Ti ho sempre odiato!"
    Mani morbide ma notevolmente forti strinsero i suoi polsi in una morsa. La pelle gridò per l'insopportabile calore provocato da quel tocco.
    "Sei sempre il solito, vero? Cavolo, sei carino quando ti arrabbi! Meriti un bacio," disse lei piacente, avvicinando le labbra.
    Lui cominciò a sentirsi scandalosamente eccitato. Ma come poteva? La odiava! Ma non potè resistere a quella forza che premette le sue labbra contro quelle di lei. Le sue labbra bruciavano. Era come un sogno. Un momento. Stavano davvero bruciando! Il dolore scorse nelle sue vene e crebbe come una fiammella nella steppa d'estate. Sentì le sue labbra contorcersi nel calore, e screpolarsi, annerite e secche. I suoi occhi piansero per il caldo intenso.
    "Ho sempre saputo che avevi un debole per me," disse Lara aprendo la bocca e spingendo la lingua oltre le labbra abbrustolite di Dario. Sembrava che un serpente di fuoco stesse strisciando attraverso la gola.
    Era questo ciò che si provava un mangiafuoco, pensò in un ultimo attimo di lucidità.
    Un bagliore. La luce delle lampade sul soffitto brillò e si spense di nuovo. Ma per Dario non faceva più differenza.

    "Attenzione! Alcuni di quei bastardi potrebbero essere passati, state all'erta!" ordinò Damien mentre pattugliavano un altro corridoio. Dietro a lui, i suoi venti uomini marciavano con cautela, in un teso silenzio. In una mano aveva una spada corta, nell'altra un pokeball pronta per essere lanciata. Se avessero trovato uno di quei lacchè della Lega, si sarebbe divertito.
    "Char, charmander!" Damien guardò in basso, sorridendo alla sua piccola, rossa lucertola pokemon.
    "Calmo! E' solo un po' d'acqua!" Il pavimento del tunnel ne era ormai coperto. Evidentemente, pensò Damien, le vetrate del tunnel est si erano incrinate. In fondo erano a pochi passi dall'oceano. O forse un'idiota aveva dimenticato un rubinetto aperto.
    Superarono un altro angolo, e Damien trovò un paio dei suoi, che aveva mandato in ricognizione. Sembravano seduti contro il muro.
    "Voi! Datevi una mossa!" Nessuna risposta. Buoni a nulla. Avrebbe dimezzato le loro razioni! I suoi stivali si immersero nelle pozzanghere. Almeno tre centimetri d'acqua, annotò mentalmente.
    "Char char!"
    "Ti ho detto di piantarla! Sarà un ottimo allenamento, magari diventerai forte contro i pokemon d'acqua!" Aveva raggiunto le guardie. I due scansafatiche. Erano seduti, immobili, con le teste chine come se stessero dormendo. "Voi, svegliatevi!" ordinò, acquattandosi e dando un colpetto alla testa di uno dei due con il pugno che reggeva la pokeball. Gridò di paura, vedendo la faccia. Era come se gli occhi fossero stati fusi via dal cranio! Fece un passo indietro, fissando il cadavere davanti a lui.
    "Merda, sono già qui!"
    Il terreno tremò.
    "Signore, sta arrivando qualcosa," disse uno dei soldati dietro di lui, spaventato.
    "Controllate il tunnel!" ordinò Damien. "Pokeball alla mano, state pronti!"
    "Char!" ll charmander balzò improvvisamente sul petto di Damien, spingendolo contro il muro e verso la porta del gabinetto per uomini che stavano oltrepassando.
    "Charmander, che ti prende, stupido? Uh!" Il suo corpo sbattè contro la porta che si aprì, e lui cadde sul pavimento asciutto. Per un attimo rimase seduto, intontito, poi tirò un calcio al suo charmander che era finito anch'esso dentro la stanza, e lo fece svenire. "Stupido! Cosa ti è saltato in mente?"
    Da fuori arrivò un terrificante boato, e sembrò quasi che il rumore fosse diventato luce, quando assieme alle urla dei soldati arrivarono dei lampi e dei fiotti di elettricità. La pozzanghera in cui Damien aveva dovuto sguazzare fino a pochi istanti prima crepitò, attraversata da sottili scariche elettriche, cercando di raggiungerlo. Poi la cacofonia di suoni cessò.
    Un respiro. Pesante, spaventato. Il suo. L'acqua schizzò fuori dalla pozzanghera, attraversata da rapidi passi pesanti.
    "Sembri un bambino scappato di casa." La voce era così forte che sembrò far vibrare i muri.
    Damien si alzò e costrinse il suo corpo ad appoggiarsi contro lo stipite della porta interna del gabinetto. Alzò la spada e la pokeball.
    "Chiunque tu sia, non avvicinarti!" La porta esterna di fronte a lui sembrò tremare. E poi esplose, attraversata dall'uomo più grande che Damien avesse mai visto, un gigante alto, muscoloso avvolto in un mantello da Maestro giallo, sotto il quale celava l'uniforme da soldato. Il suo corpo enorme rimase per un attimo incastrato fra i resti della porta, poi squarciò direttamente il muro e passò, lasciandosi dietro una pioggia di metallo, legno e plastica. La testa era scoperta, il suo viso dai lineamenti rudi e marcati era reso ancora più temibile dalle luci artificiali. I suoi capelli biondi crepitarono di elettricità. Gli occh brillarono malevoli, coperti da una luminosità ambrata che ne nascondeva le pupille. Forse però c'era ancora una possibilità.
    "Gyarados, vai!" gettò la pokeball contro il gigante, lasciando che si aprisse a mezz'aria. Ma con scioccante agilità, il Maestro di Pokemon, perchè doveva esserlo, afferrò la sfera col suo pugno massiccio. Una luce rossa tentò di attraversare le sue dita spesse, ma l'uomo chiuse il suo pugno con un sinistro scricchiolio. Alla fine, la mano fu avvolta da elettricità, e lui lasciò cadere i rimasugli in parte fusi della pokeball che aveva stritolato. Damien rimase paralizzato. Non aveva mai visto nessuno capace di quello che quell'uomo poteva fare.
    Poi il Maestro lo puntò con il suo braccio enorme e gli lanciò una sottile freccia di elettricità che si attorcigliò intorno al collo di Damien. Sembrava un groviglio di filo spinato e arroventato, che si stringeva intorno alla gola, strozzandolo.
    "Preparati a morire, amico."
    E poi il gigante venne avvolto da un'aura di violenta elettricità che si aggiunse a quella che stava strozzando Damien. Il dolore intorno al collo si fece insopportabile per poi cessare di colpo, e per un attimo gli sembrò di volare. Poi vide, sotto di lui, il suo corpo decapitato, che crollava senza vita al suolo. E, finalmente, il silenzio.

    Il gruppo di Anthony attraversò l'ennesimo corridoio del sotto-livello Quattro. In quella sezione le luci della base erano quasi completamente spente, per cui i soldati erano tutti all'erta e tesi. Accanto a lui, Primeape balzò in avanti, cercando un avversario. Secondo Bill, i Maestri di Pokemon nemici si trovavano a quel livello, o poco sopra. Desiderò intensamente che il Maestro Bruno fosse lì, perchè il disagio causato dall'essere la guida di tutti gli Istruttori di Forza della base era opprimente. Anthony era un soldato, non un ufficiale. Ma prima di tutto non era un Maestro di Pokemon. Si sentiva inadeguato, ma sperava di avere con sè abbastanza uomini per poter combattere almeno ad armi pari.
    "Signore, ho una lettura sul rilevatore di energia elementale," annunciò uno dei suoi soldati, dietro di lui. Guardò dietro di sè.
    "Da dove arriva?" L'uomo parve confuso.
    "Questo è strano. Continua a spostarsi dappertutto." Agitò il piccolo rilevatore nell'aria, cercando di seguire il segnale. "E' come se ci stesse circondando. Ma non è possibile, no? Forse è solo un'interferenza." Anthony restrinse gli occhi.
    "Fra un livello e l'altro ci sono circa tre metri di roccia, giusto?"
    "Credo... credo di sì." Panico.
    "Merda, via di qui!"
    Il suo urlo sembrò far vibrare la terra. Poi la vera causa del terremoto fece esplodere gli uomini dietro di loro, una gigantesca striscia di nero attraversò il suolo sul quale si trovavano i soldati. Era un essere enorme, con mascelle crudeli e un uomo che lo cavalcava sul dorso. Le urla furono accompagnate dagli spruzzi di sangue degli sfortunati che erano finiti fra le fauci della mostruosa creatura.
    Poi tutti cominciarono a gridare nella confusione. L'enorme testa di rettile riemerse dal terreno, rivelando un pesante corpo roccioso. Con un ruggito, il soffitto crollò n parte mentre il serpente di pietra trascinava con sè un altro soldato. La coda si agitò nell'aria, scaraventando contro il muro una dozzina di uomini.
    "Che diavolo è quello?" gridò qualcuno, superando il frastuono. E poi il muro accanto ad Anthony cominciò a tremare. Lui si lanciò di lato per evitare l'enorme testa che attraversò il tunnel con le sanguinolente fauci spalancate, mancandolo di poco. Stava continuando ad attaccare. Il soldato col rilevatore non fece in tempo ad allontanarsi e venne trascinato via. La sua testa si frantumò contro il muro metallico, e il serpente si portò via il resto del corpo.
    "Ô una specie di onix!" rispose Anthony con un altro urlo, saltando di nuovo per evitare sulla coda prima che potesse venire inghiottita nuovamente dal muro. "Usate tecniche di Lotta!" Cominciò a calciare con forza sulla roccia, strappando numerosi frammenti prima che l'onix potesse rituffarsi nel suolo. La reazione fu un ruggito che sembrò provenire dalle profondità della terra. L'essere girò su sè stesso e ricomparve alla sua destra.
    Arrivarono alcuni gemiti, e Anthony vide che metà dei suoi erano stati feriti, alcuni erano ormai in fin di vita. Due erano scomparsi, trascinati via dall'onix -se davvero di un onix si trattava- e forse pure mangiati. Per loro si poteva solo pregare.
    "Via di qui! Ritroviamoci al sotto-livello Sei!" ordinò Anthony. "E' troppo forte per noi, non possiamo restare qui a farci massacrare!" Il suo pensiero andò a Bruno. Se fosse stato con loro, forse avrebbe saputo cosa fare.
    I membri della squadra ancora in grado di camminare raccolsero i feriti e cominciarono la fuga. Anthony rimase indietro per richiamare Primeape nella pokeball. Afferrò la radio dalla tasca. "Maestro Koga, qui Squadra di Forza Uno, ci ritiriamo! Onix a livello cinque-" La voce si spense quando qualcosa strappò la radio dalla sua mano e lo gettò al suolo, spaccandosi. La sua mano stava sanguinando. Cercò intorno a sè la causa.
    Dietro di lui c'era una figura alta, con un mantello di cui non riuscì a capire il colore, che avanzava lentamente. Nella poca luce del passaggio le falde sembrarono brillare di marrone, o di bruno, non riuscì a vedere bene.
    "Maestro Bruno, è lei?" chiese Anthony confuso. In effetti aveva la stessa altezza del Maestro Bruno, o forse era appena più alto. La corporatura era quasi identica, era solo un po' più magro.
    Quando poi la figura si tolse il cappuccio, fu chiaro che non si trattava del Maestro Bruno. Occhi sottili, così stretti da nascondere le pupille, sopracciglia più spesse e dritte, una bellezza ruvida sul viso. Capelli più scuri e più corti...
    "Brock!" gridò Anthony stupito, sentendo nello tempo l'impossibilità di quella parola. "Ma tu sei morto!"
    "Sì, ci sto facendo l'abitudine," disse Brock pieno di sarcasmo. Avanzò ancora, il mantello, ormai definitivamente marrone, ondeggiò mollemente passo dopo passo.
    "Un momento, quell'onix..." Anthony ebbe una tremenda intuizione, che cercò di rifiutare. Fece un paio di passi indietro, sbiancato dal terrore. Brock accelerò il passo, sempre più vicino. Sotto le palpebre, quegli occhi stavano brillando. "B-Brock, tu non sei un membro della Lega Pokemon, vero?" chiese scioccato.
    "E' da tanto che non ci vediamo," disse Brock, ignorando la domanda. "Mi fai tornare in mente la tua bella figliola, Rebecca, giusto?" Immediatamente lui smise di indietreggiare, colto da un improvviso conato di nausea.
    "R-Rebecca... è morta," disse, un sibilo appena percettibile. L'angolo sinistro del labbro di Brock si incurvò verso l'alto, ma lui non interruppe l'avanzata.
    "Lo so. L'ho uccisa io. E' stata un grande scopata, una delle migliori della mia vita. Ma io mi stufo presto delle novità." Anthony non riusciva ad accettare quelle parole. No. No, non poteva aver detto quello che aveva appena detto. L'autopsia. L'avevano stuprata e uccisa. Lui. Brock era l'assassino di Rebecca. No, non poteva essere, Brock era un bravo ragazzo. Uno degli amici più intimi di Rebecca! Ma come poteva essere? Brock? Uno stupratore ed un assassino? Ma come faceva a sapere come era morta? Aveva fatto in modo da nasconderlo, Brock non poteva saperlo a meno che... a meno che...
    "Bastardo!" urlò Anthony, mentre il suo spirito aveva il sopravvento sulla sua mente. Alzò i pugni pronto a lottare. E a morire, se necessario.
    "Francamente, se l'è meritato," continuò Brock, ormai a meno di tre metri. "Ha sempre pensato di essere troppo per me. Come ogni altra ragazza. Ha calpestato il mio cuore, come se niente fosse. E ha pagato per questo." Ma Anthony non lo ascoltava più.
    "Muori!" urlò lanciandosi all'attacco. Uno, due, uno, due. Colpì ripetutamente il suo viso, poi lo stomaco, lo sterno. Il corpo di Brock sembrava di roccia, ma lui continuò a colpire, reso folle dall'ira. Quel bastardo avrebbe pagato per quello che aveva fatto alla sua Rebecca! La vendetta sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe avuto!
    Ma, lentamente, mentre si stancava di colpire, comprese che era tutto inutile. Brock non si era mosso nè per evitare nè per parare i colpi. Non li aveva nemmeno sentiti, probabilmente.
    Poi possenti mani strinsero le sue braccia in una morsa d'acciaio, mentre Brock sollevava quel corpo come un fuscello forti. Anthony non poteva muoversi, l'avversario era troppo forte. Le sue gambe scalciarono inutilmente, incontrando solo l'aria, mentre Brock lo teneva ad almeno mezzo metro dal pavimento.
    "Dimmi dove sono Ash e Misty." La voce di Brock era molle e mortale, come il suo sguardo.
    "Trovateli, bastardo!" Anthony gli sputò in faccia. Poi gridò sentendo che le mani che stringevano le sue braccia lo stavano spezzando in due! Le sue ossa cigolarono per la pressione. Le giunture gridarono di dolore.
    "Molto bene, non dirmelo." Brock schioccò la lingua. "Onix!" Il muro accanto a loro venne squarciato dall'enorme testa del serpente di roccia. Un urlo da quelle fauci. C'era un uomo, uno di quelli che aveva dato per morto. Aveva entrambe le gambre strappate via all'altezza delle ginocchia, e gridava delirante, intrappolato fra le mascelle dell'onix gigante. "Parla, o il tuo amico desidererà morire." Indicò il soldato morente.
    Doveva parlare. Le vite dei suoi uomini erano sotto la sua responsabilità. Non poteva lasciarlo morire. Non in quel modo.
    "A-Ashura dovrebbe essere nel laboratorio, livello Tredici, e... e il Maestro Mistaria è nei suoi alloggi al sotto-livello Otto." Brock accennò col capo, fissandolo con occhi ardenti di marrone.
    "Grazie." Si voltò verso l'onix, i cui occhi rossi e brillanti ricambiavano lo sguardo. "Uccidilo." Anthony boccheggiò.
    "Ma avevi detto-"
    La sua voce venne interrota, perchè le mascelle dell'onix si strinsero sul soldato, stritolando le ossa. Un urlo, e il sangue sprizzò in tutte le direzioni. Macchiò il viso di Anthony, che venne percorso da un tremito. Poi l'orribile masticazione continuò in una serie di scricchioli sinistri.
    "Dì a Rebecca che ti ho mandato io," disse Brock in una voce piena di pietà, strappandogli le braccia.
    L'urlo fu forte e lungo.

    Koga percorse tutto da solo il lungo il tunnel, il suo mantello di porpora svolazzante dietro di lui, tenendo la katana in una mano e una radio nell'altra.
    "Anthony? Rispondi Anthony! Cosa?" gridò? Era lui la causa di tutto questo?
    Poi intravide un bagliore bianco di fronte a lui, e Koga si fermò di colpo, alzando la sua katana. Il candore si trasformò in una sagoma umana, coperta da un mantello color crepuscolo. Il suo volto era scoperto, e anche se non c'era vento nel corridoio i suoi capelli corvini galleggiavano nell'aria. La luce bianca scomparve del tutto, lasciando che lunghe ciocche di capelli verdi si posassero sopra un occhio blu scuro. Un viso freddo, impassibile ma bello lo fissò, un'occhiata gelida che sembrò attraversarlo.
    "Ciao, Koga." La sua voce era impassibile, come la faccia. Era in piedi, apparentemente a suo agio, le mani dietro la schiena. Il mantello avvolse sinuoso il suo corpo magro.
    "Sabrina," disse Koga con tono altrettanto freddo. "Così questa è opera tua?" Con la spada indicò i corpi svenuti ma con gli occhi aperti. Lei ignorò la domanda.
    "Non puoi passare." La sua mano sinistra si spostò da dietro la schiena. Strinse il pugno, e dalle nocche, che sembravano brillare della gialle energia del potere psichico, emerse un coltello di forma triangolare, luminoso e lungo circa mezzo piede. Il pugnale sembrava trasparente, e vibrava nell'aria.
    "Vuoi batterti?" chiese Koga, gettando il mantello sulla spalla per liberare il braccio che reggeva la spada. Non sarebbe più stata tanto sicura, dopo un colpo della sua katana avvelenata attraverso le sue carni.
    "No" la figura di Sabrina lampeggiò e scomparve.
    "Huh?" Il suo senso del pericolo lo ammonì, e lui alzò la spada bloccando il pugnale che si era materializzato dietro di lui. Ma la lama psichica attraversò l'acciaio della katana, ignorando la difesa. Trapassò il polso e Koga perse ogni sensazione da tutto il braccio, come se fosse stato mozzato. La katana cadde dalla sua mano inerte, rotolando sul pavimento. Quindi Sabrina gli girò attorno e piantò il suo pugnale psichico in pieno viso. La sua mente venne sconvolta da dolore, e tutto divenne nero.
    Sabrina strappò la sua arma dal volto con uno strattone, e lasciò cadere il corpo di Koga a terra, atterrando in una posa scomposta, come una bambola di stracci. I suoi occhi, aperti, esprimevano ancora il terrore che aveva provato.
    "No," bisbigliò lei in tono smorto. Fece sparire il suo coltello in un fiotto di energia gialla, e mise di nuovo le mani dietro la schiena. La sua figura brillò, mentre si teletrasportava via da quel posto. Alcune parole rimasero a fare compagnia a Koga. "Così non è battersi."

    Ash tossì, cercando di sputare il fumo mentre con uno scossone si liberava del groviglio di metallo che lo aveva travolto. Riuscì a mettersi in ginocchio e a fare uscire Pikachu dal suo rifugio sotto di lui. Si pulì il volto dalla polvere.
    "Uh," grugnì, " tutto bene, Pikachu?"
    "Pikapi." Pikachu gli fece un cenno con il pollice della sua piccola zampa nera, e usò l'altra per ripulirsi il naso dal pulviscolo.
    "Sembra che il laboratorio non abbia avuto la stessa fortuna." Si guardò intorno. Il laboratorio era un cumulo di rovine fumose, metallo aggrovigliato fra le scintille dei cavi e i rimasugli dei computer. Dove il graveller era esploso, restava solo un cratere, perfino il pavimento in acciaio era stato squarciato, rivelando la roccia. Niente al di sotto. Evidentemente erano al livello inferiore del complesso sotterraneo. I muri erano stati sventrati, rivelando il corridoio esterno. Per un'ironica casualità, l'unica cosa ancora funzionante era proprio il generatore di campo.
    "Pika Pika," disse Pikachu deluso, osservando il crepitio della barriera.
    Ash gemette, alzandosi completamente e spolverandosi il petto nudo con le mani. Si diede una rapida occhiata. Anche sotto le bende la ferita causata dalla freccia pareva del tutto guarita, non lasciando nemmeno un segno sulla pelle. I graffi sulla schiena era guarito. Ora stava bene. Quasi.
    "Va bene, usciamo di qui," disse Ash, fronteggiando la barriera. Socchiuse gli occhi, osservando la luccicante barriera rossa. "Là!" gridò indicando un punto con l'indice della mano destra. Balzò indietro, osservando il campo brillare un'ultima volta, per poi frammentarsi come un bicchiere trapassato da un proiettile. Esitanti, alcune scintille di energia rossa rimasero nell'aria, per poi dissiparsi. Il mondo era nuovamente normale, non più un insieme di ombra rosse al di fuori del muro di contenimento.
    Usc fuori dalla sua prigione, seguito da Pikachu, e si guardò intorno, pensando a Giselle. Notò che dove si era riparata, ora c'era solo un mucchio di lamiere sconquassate. Rapidamente, cominciò a scavare fra le macerie, facendosi strada fra i pezzi di circuiti e schegge d'acciaio, spostando i resti dei macchinari più grossi con ambo le mani.
    Finalmente intravide Giselle, sul fondo, svenuta e sdraiata sul fianco. Il camice era strappato privato del suo candore da un ammasso di olio e limatura di ferro. Si inginocchiò e controllò le sue condizioni. In qualche modo, era stato lo stesso ammasso di rottami ad averla salvata, creando un piccolo riparo, anche se il prezzo era un orribile livido sulla fronte.
    "Ehi, ha salvato il mio zaino." Ash strappò stupito la sua roba dalle mani di lei. Lo aprì e ne estrasse un'altra maglietta nera con cui coprirsi.
    "Pika Pika!" commentò Pikachu quando, intrufolandosi nello zaino, trovò le sue carte Pokemon intatte. "Chu!" affermò sollevato, rimettendole a posto con cura.
    "Vediamo," disse Ash controllando il contenuto. Trovò il suo piccolo palmare, ancora intatto, e sorrise. "Bene, il mio pokedex è ancora qui." Si concentrò. Un'ombra si raggrumò dietro di lui, coprendolo come una nebbia. Intorno ai suoi piedi si formarono un paio di stivali neri, mentre dietro l'ombra si indurì in un mantello scuro. "Ottimo, siamo a posto," concluse coprendo il suo volto con le ombre del cappuccio. "Ora dobbiamo solo trovare Misty e uscire da questo inferno." Raccolse lo zaino e se lo sistemò sulle spalle, sopra il mantello.
    "Pika Pika," disse Pikachu indicando Giselle con un cenno. Ash sbuffò.
    "Se non altro hai sempre avuto buon gusto per le ragazze, Pikachu." Si piegò e sollevò il corpo esanime di lei. Fece attenzione a non toccare le gambe nude e cercò di ignorare la strana sensazione causata da quel carico. "La porteremo al comparto medico più vicino, contento?"
    E poi le luci tremolarono e si spensero, assieme al leggero ronzio dei macchinari. Ash chiuse gli occhi, potenziando al massimo la sua visione notturna.
    "A quanto pare la corrente è saltata." Gli sembrò di ricordare un'altra esplosione, dopo quella che aveva distrutto il laboratorio. "Non mi piace per niente."
    "Pika-chu," aggiunse Pikachu correndo verso l'uscita. Ash lo seguì, stando attento a non far sbattere il corpo di Giselle contro gli spigoli delle lamiere che erano state divelte dal muro.

    Misty forzò le porte dell'elevatore, aprendole con un grugnito, e si tuffò nell'atrio, strofinandosi i palmi. L'energia era saltata quando aveva raggiunto il sotto-livello Tredici. I generatori erano andati, ma come era possibile che i numerosi gruppi elettrogeni di emergenza di Sud Lavender non fossero ancora entrati in funzione?
    Il corridoio era buio e innaturalmente muto, mentre lo attraversava cautamente, tenedosi contro il muro. Di solito quel livello era pieno di soldati e scienziati. Stranamente in quel momento era del tutto vuoto.
    Poi osservò numerose ombre accasciate al suolo, davanti a lei. Turbata, si avvicinò e ne controllò forza.
    "Cosa?" la voce sembrò confusa. "Perchè stai imitando la voce di Misty?" Allentò la presa e la girò fra le sue braccia. Poi le tolse il cappuccio.
    "Dannazione!" esclamò Misty sentendo che un ciuffo di capelli era rimasto impigliato nel cappuccio ed era stato quasi strappato. Fissò irritata il suo viso confuso ma grazioso, osservandolo mentre anche lui si scopriva la testa.
    "Erika, a gioco stai giocando?" chiese, fulminandola con i suoi occhi marroni. "E come hanno fatto i tuoi capelli a crescere così tanto in così poco tempo?"
    "Ti ho detto che sono Misty!" Lui le mise la mano sulla fronte.
    "Erika, sei sicura di stare bene?" Poi Pikachu spuntò dallo zaino di Ash.
    "Pikachu," disse in tono disilluso. Poi lasciò partire un fiotto di elettricità contro la testa del suo padrone. Ash gridò scioccato, poi fissò nuovamente la donna, cercando di rimettersi a posto i capelli ancora fumanti.
    "Oh, sei tu, Misty," biascicò confuso. Misty alzò lo sguardo, sospirando. Se non altro quella era la prova che dietro quel volto c'era ancora l'Ash che conosceva. Ricambiò lo sguardo.
    "Ora ti spiego: ho dovuto camuffarmi da Erika, altrimenti mi avrebbero messo sotto chiave. Volevo liberarti." Ash scosse la testa, cercando di mettere in moto il cervello.
    "Incredibile," disse affascinato. "Sei davvero identica a lei. Erika è un genio." Quella frase la infastidì.
    "Ehi, perchè automaticamente deve essere tutto merito di Erika?"
    "Oddio... solo un esperto potrebbe fare un simile lavoro, e quindi-"
    "Oh, taci," concluse Misty, irritata. Poi sembrò ricordarsi qualcosa. Avvicinò di scatto il suo viso a quello di lui.
    "Ehi, che ti salta in mente?"
    "C'è qualcosa di strano qui. Non sento più il mio veleno, dentro di te."
    "Che cosa?" E poi il terreno vibrò, mentre il brontolio di un'esplosione arrivava ai loro timpani dall'alto.
    "Ne parleremo più tardi!" rispose Misty, allontanandosi da lui. "La base è sotto attacco. Troviamo erica e andiamo via di qui." Si coprì nuovamente la testa col cappuccio.
    "La Lega Pokemon, vero? Qualcuno ha messo un graveller nel mio zaino. Forse lo hanno usato per rintracciarci." Gli occhi di Misty brillarono, al nome del pokemon di roccia.
    "E' stato Brock!"
    "Ancora Brock?"
    "Non c'è tempo per discutere," disse avviandosi. Poi vide qualcosa con l'angolo dell'occhio. Giselle era sdraiata su di una barella, svenuta. Allora quella era un'infermeria. Ash seguì il suo sguardo.
    "Dovrebbe essere al sicuro qui. Dopo tutto, se è la Lega ad attaccare, sono qui per me, e se me ne vado, mi seguiranno lasciandovi in pace."
    "Mi sentirei meglio, lasciando qui un pokemon per proteggerla," disse lei, afferrando una pokeball da sotto il mantello blu e lanciandola. "Togepi, vai! Proteggi Giselle, d'accordo?" La sfera si aprì e ne uscì il piccolo pokemon uovo.
    "Priiii!" Ash osservò la scena, incredulo.
    "E questo coso dovrebbe proteggerla?"
    "Non sottovalutarlo. Togepi è un pokemon potente." Poi si voltò, aprì la porta e uscì.
    "Se lo dici tu," rispose Ash, lanciando un'occhiata al piccolo, grazioso e ridicolo uovo che li stava salutando. Poi seguì Misty nel corridoio.

    Una linea di fuochi scoppiettava sotto l'orizzonte, dove gli alberi si facevano sempre più radi e iniziava la costa est del continente. La brezza calda da ovest aveva con sè l'odore dell'oceano, assieme al puzzo di cenere e fumo.
    Butch ridacchiò, controllando l'andatura del suo rapidash.
    "A quanto pare hanno dato inizio alle danze."
    "La cosa ti fa felice?" chiese Cassidy con una smorfia sulle labbra. "Siamo in ritardo." Spronò il suo cavallo di fuoco. "Vediamo di non perderci-"
    Ma poi il terreno sembrò allontananrsi dai loro destrieri. I cavalli nitrirono spaventati, mentre le foglie secche e la polvere sembrarono aprirsi sotto di loro, come una botola.
    "Che diavolo è?" gridò Butch cadendo.
    "Una fottuta trappola!" imprecò Cassidy. Raggiunsero il fondo della fossa, e cercarono di controllare i loro rapidash, che però inciamparono meschinamente.
    "Fermi tutti!" gridò una delle guardi che seguiva i comandanti. "Chi va là-"
    Ci fu un sibilo sinistro. Il tonfo sordo di corpi che incontrano il suolo, inerti. E poi due facce e un gatto, troppo familiari, li fissarono dall'alto.
    "Ancora voi!" Gridarono simultaneamente Butch e Cassidy, furibondi. Cercarono di alzarsi, ma fallirono miseramente, inciampando sulle zampe dei cavalli e venendo sbilanciati dall'armatura e dalla spada.
    James ghignò da sotto la sua maschera.
    "Per te c'è un guaio." Gli occhi blu pallido di Jessie luccicarono da dietro la fessura.
    "Fanne un paio."
    Persian si lasciò a un terribile ringhio di gioia.

    Duplica rischiò quasi di inciampare quando il convoglio si arrestò di colpo, prima gli istruttori e i soldati davanti, poi in un gigantesco effetto domino tutta l'armata si fermò.
    I cavalli nitrirono e i loro cavalieri cercarono di calmarli, confusi. Uomini e donne cominciarono a uscire dalle file e ad avvicinarsi alle posizioni avanzate, per scoprire il motivo di quella sosta. Il carro dietro di lei si bloccò di colpo. Il guidatore imprecò, mentre l'arresto improvviso per poco non lo sbalzava in avanti, fra i cavalli di fuoco che lo trainavano.
    Un'opportunità perfetta, pensò Duplica, che avvantaggiandosi della confusione, qualunque ne fosse la ragione, scivolò sul fianco del carro dove erano imprigionate il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy. Inoltre sarebbe dovuta uscire da quella mischia il prima possibile, visto che era trasformata in Tyra da molto tempo, e stava già percependo la fatica che le costava mantenere quelle sembianze. Alzò il telone del carro e balzò dentro, voltandosi di scatto.
    "Duplica, sei tu?" Fu decisamente sorpresa dal vedere Laselle inginocchiata accanto all'Infermiera Joy, mentre il Capitano Jenny era in piedi, dentro l'angusto spazio del carro, libera dalle catene. C'era anche Junior, sul fondo del vagone, che sbirciava dal telone, stringendo il suo cappello marrone fra le mani.
    Duplica, stremata, ritornò nella sua forma originale, ricordandosi di formare anche i vestiti; un'uniforme nera, per nascondersi meglio nella notte, stivali alti fino alle ginocchia e nessun mantello. Sperò di non causare un attacco di cuore a Junior, così conciata.
    "Ora va davvero meglio." Ghignò osservando Laselle aprire le catene di Joylene con un rapido scatto. "Ah, ma brava! Una scassinatrice, eh?" Laselle sembrò arrossire.
    "Un piccolo trucco che ho imparato da bambina." Guardò Junior. "Ma l'esperto del settore è Junior. E' riuscito a recuperare i pokemon del Capitano Jenny e dell'Infermiera."
    "Oh, smettila," borbottò Junior. Duplica diede loro un'occhiata dubbiosa. Poi si guardò intorno.
    "Siete tutti qui, pare. Ma dov'è Bruno?" Junior smise per un attimo di osservare il caos all'esterno.
    "Abbiamo trovato aiuto," disse con un luccichio dei suoi occhi verde mare, sotto il berretto. "Il Maestro Bruno, Laselle e io abbiamo raggiunto la costa poco fa. Ma la base era stata già attaccata. Così abbiamo fatto dietro front, e abbiamo trovato una meravigliosa nave ormeggiata lungo la costa." Arrossì. "E i capitani! Sono le tre più belle donne che abbia mai visto! Somigliavano molto al Maestro Misty, ora che ci penso. Ma avevano un'aria molto più... audaci, come te." Duplica lo folgorò. "E' vero, tu sei molto più audace," si corresse rapidamente Junior. "Ad ogni modo, il Maestro Bruno e quei tre capitani della nave si stanno aspettando sulla costa. Sud Lavender è un unico enorme campo di battaglia, c'è fuoco ovunque, per cui non possiamo passare. Ma il Maestro Bruno pensa di passare via mare e sbarcare."
    "Cosa ne è stato della donna che ho legato all'albero?" chiese Duplica, rivolta a Laselle.
    "Oh, quella," commentò Laselle con un'occhiata disgustata. La faccia di Junior divenne rossa, mentre cercava di far passare un po' d'aria sotto la sua giacca, apparentemente accaldato.
    "Uh, quella donna è col Maestro Bruno, sulla nave. Um, ci ha causato molti problemi."
    "Sì, ci avevo pensato." Duplica si preoccupò per Bruno. A giudicare da quello che aveva sentito, non si sarebbe sorpresa se Tyra l'avesse mangiato vivo. Poi, con una punta di ironia, pensò che forse quella donna lo avrebbe addolcito un po', e lo avrebbe reso un po' più ottimista nei confronti della vita.
    Il Capitano Jenny si affiancò a Junior e diede un'occhiata attraverso l'apertura.
    "E' peggio di un formicaio, là fuori. Meglio, passeremo inosservati."
    "Stavo per suggerirlo," disse Duplica girandosi verso il telone dietro di lei. "Sarebbe meglio uscire dal fondo del carro, il conducente potrebbe vederci se uscissimo di lato. Andremo in fila indiana, io per prima, poi Junior, l'Infermiera Joy, il Capitano Jenny e Laselle per ultima." Lei alzò la falda e diede un'occhiata. "La strada è libera. Via, via, via!" Scivolò fuori e si acquattò sulla polvere della pista. Poi si girò e corse verso la foresta. Si girò e guardò Junior uscire.
    "I prigionieri stanno scappando!" gridò qualcuno.
    Quello era male, pensò Duplica bloccandosi di colpo, lasciando scivolare gli stivali nella polvere mentre si voltava di scatto. Passò la lampada a Junior, che era dietro di lei.
    "Junior, tu e gli altri scappate nella foresta. Li rallenterò e vi raggiungerò poi." Junior annuì e corse verso gli alberi, facendo cenno al Capitano Jenny e a Joylene. Ma Duplica osservò che Laselle non usciva. Fissò il carro e vide ombre in lotta dietro il telone.
    "Ferma, donna!" Due soldati stavano correndo verso di lei. Li osservò. Erano un paio dei più cari... amici di Tyra. Sorrise, trasformando il suo corpo in quello della ragazza, completamente nudo, e si mise a correre.
    "Oh, ciao ragazzoni!" disse in tono gutturale. Gli occhi dei due uomini sembrarono schizzare fuori dalle orbite.
    " Tyra?" Quando lei arrivò accanto a loro, alzò le braccia e trasformò le mani in due grosse mazze di ferro. Centrò le loro teste, facendoli cadere a terra, poi tornò indietro, ritrasformò il suo corpo nella sua forma naturale, e balzò dentro al carro.
    L'uomo in lotta con Laselle indossava la tuta cremisi degli Istruttori di Fuoco.
    "Puttana, hai liberato i prigionieri!" stava respirando pesantemente, i suoi capelli biondi e aggrovigliati ondeggiavano sulla sua testa, mentre bloccava Laselle sul fondo del carro.
    Duplica sferrò un violento calcio nello stomaco dell'Istruttore di Fuoco, che sputò il suo fiato e rotolò dall'altro lato del carro.
    "Puttana! Ninetails -"
    "Caterpie, String Shot!" ordinò Laselle alzandosi rapidamente. Il pokemon bruco sbucò dallo zaino di Laselle.
    "Ernh?" Ruscelli di seta bianca partirono dall'insetto e avvolsero l'Istruttore che stava per lanciare la sua pokeball. L'uomo cercò di liberarsi un paio di volte, poi il bozzolo crebbe fino a coprirgli la faccia.
    "Mmpht!" cercò di dire con la bocca ingolfata dalla seta.
    "Sfondamento!" Duplica prese una rincorsa e lo calciò di nuovo, spingendolo fino contro il bordo del carro. Il bozzolo rimbalzò e rotolò per qualche metro. Laselle la guardò dubbiosa.
    "Sfondamento?" Duplica sorrise.
    "Mi piace fare sport." Più soldati balzarono da tutti i lati del carro, intrappolandole efficacemente.
    "Voi due, siete in arresto in nome della Lega del Pokemon!"
    Per fortuna, proprio in quel momento il terreno cominciò a vibrare, gli alberi intorno a loro ondeggiarono pazzamente. Il carro venne spinto qua e là, e Duplica finì carponi. I soldati vennero sbalzati fuori, e caddero al suolo bestemmiando, trascinati dalle loro pesanti armature. Ma poi l'aria venne riempita da grida spaventose, di terrore e dolore. Il terreno era sempre scosso, e le ruote carro sembrarono cedere a quel movimento innaturale. La mascella di Duplica si chiuse di scatto quando il fondo del carro incontrò il terreno dopo che gli assi avevano ceduto.
    "Il terreno, vengono da sotto il terreno!" gridò qualcuno.
    "Che?" rispose uno dei soldati. "Cosa sta venendo dal-arghhhh!" La sua testa scomparve sotto il carro.
    "Mio Dio, che è successo a Todd? Argh!" Più soldati sembrarono risucchiati, e altre urla scoppiarono intorno ai resti del carro. Uno, poi due, poi tre, e infine tutti i soldati che le circondavano vennero trascinati via.
    "Che diavolo succede?" esclamò Duplica strisciando fino al bordo e guardando fuori dal telone lacerato del carro. Al posto dei soldati c'erano piccoli buchi nel terreno, apparentemente creati da qualche animale.
    Duplica si sporse e guardò intorno al carro. I soldati correvano in preda al panico, inseguiti dalla causa di quei piccoli fori circolari nel terreno. Un soldato urlò, affondando fino alla vita nel terreno e cercando disperatamente di uscirne. Ma il suo corpo sembrò venire strattonato, come se qualcosa stesse masticando le sue gambe, e il sangue sprizzò dall'interno del buco. Infine il soldato si arrese, e venne inghiottito dal suolo.
    Dal cunicolo più vicino arrivò un fischio, e Duplica guardò la strana sagoma di una testa coperta di scaglie che la fissava con occhi rossi. Sembrava un sandshrew, eppure non lo era. Aveva lo stesso corpo corazzato e le orecchie triangolari del pokemon, ma la pelle era più scura, e sembrava emettere un'aura minacciosa.
    "Un Pokemon proibito!" gridò Duplica allarmata. Il sandshrew balzò fuori dal buco, cercando di prenderla al volto. Ma lei scattò indietro, e il pokemon la mancò e si rituffò nel suolo. Numerosi sandshrew proibiti sbucarono dai fori nel terreno e cominciarono ad assediare il carro, arrampicandocisi sopra. Laselle gridò non appena li vide. Ambedue cercarono di rifugiarsi al centro del carro.
    "Che facciamo?" balbettò Laselle.
    Duplica lottò con sè stessa, per imprimersi nella mente l'immagine, e cominciò a trasformarsi. In poco tempo un elegante rapace bruno e bianco agitò le sue larghe ali, pronto a decollare.
    "Sali a bordo!" disse Duplica-Pidgeot.
    Fecero appena in tempo a decollare, con Laselle stretta saldamente alla schiena di Duplica, perchè non appena si alzarono in volo il carro venne risucchiato dalla terra.

    Due ombre, più nere dell'oscurità che li circondava, avanzavano lentamente nere corridoio. Cautamente, Ash e Misty avanzarono fra i corpi sparsi sul pavimento, con passi silenziosi che però rombavano fra le pareti del passaggio.
    "Erika è al sotto-livello Otto, cinque piani sopra di noi," bisbigliò Misty rivolta ad Ash, dietro di lei. "Non c'è elettricità, dovremo arrampicarci per la tromba dell'ascensore."
    "Ma se ci sono delle guardie, cosa facciamo?"
    "La base è sotto attacco, per cui la sicurezza dovrebbe essere già impegnata, non sarà difficile passare." Si fermò, trovando di fronte le porte dell'elevatore, e cominciò a cercare un modo per aprirle con le mani. "Poi, saliremo al sotto-livello tre, all'altezza dei moli. Ho una barca pronta a partire." Grugnì, mentre il suo sforzo dava i risultati sperati, e la porta di acciaio si apriva. Ash entrò dentro e fece forza con una mano, lasciandole uno spiraglio per passare.
    "Così ce ne andiamo e lasciamo i Ribelli a prendersi cura della Lega?"
    "Abbiamo cose più importanti a cui pensare, come chiudere il portale" rispose Misty entrando nella tromba, seguito da Ash. "Inoltre, non meritano il nostro aiuto. Pensavano di usarti, Ash! Volevano prendere il controllo della tua mente, come ha fatto la Lega. Oppure avrebbero usato i tuoi poteri come una specie di arma. Pensavano che bastasse uccidere Gary per mettere tutto a posto." Misty alzò la mano, improvvisamente coperta da un'aura azzurra, e con un raggio di ghiaccio sfondò il soffitto dell'ascensore. Saltò, e si ritrovò fra i cavi che lo sostenevano. Ash arrivò pochi istanti dopo, atterrando a pochi passi da lei, nell'oscurità.
    "Ma ti ho detto che non so come chiudere i cancelli del Piano Astrale." Poi realizzò il senso delle parole che lei aveva appena detto. "Cosa volevi dire, quando parlavi di come la Lega mi ha controllato-"
    "Troveremo un modo," disse lei, ingnorando la sua domanda e afferrando il cavo d'acciaio dell'ascensore per arrampicarsi. "Ce la faremo. Potremmo trovare degli indizi nella profezia."
    "Indizi nella profezia... Forse," Ash inspirò. Poi comcinciò anche lui a seguirla lungo il cavo. "Ma al momento sembri saperne quanto me, a riguardo."
    La tromba dell'ascensore, buia e ostile, li inghiottì, mentre lentamente risalivano i cavi. Ash tentò di non fissare la mini-gonna di Misty, sopra di lui. Avrebbe dovuto ricordarsi di dire ad Erika di vestirsi in modo meno provocante, così se mai fossero successe cose simili, non sarebbe stato sottoposto a quella tortura. Le lunghe gambe di lei dondolavano sopra la sua testa, avvolte dagli stivali, e lo mettevano a disagio. Non era certo di conoscere i suoi sentimenti verso di lei, ma il suo corpo aveva le idee ben chiare. Temeva di potersi innamorare di nuovo di quella donna. In fondo, non aveva sempre messo sè stesso in secondo piano, per lei? L'unica cosa certa era che si fosse nuovamente innamorato di lei, sarebbe stata una cosa ancora più pazza dell'ultima volta. Se poi tutto si fosse concluso come anni fa, con un abbandono, non lo avrebbe potuto sopportare. E Misty, cosa provava lei? Sembrava preoccuparsi, sempre al suo fianco anche quando si gettava in azioni eroiche e suicide. Forse provava ancora qualcosa, in fondo quello che era successo nella cava era più che sufficiente a provarlo. La caverna. Come stavano Duplica e gli altri? L'ultima volta che si erano visti era stato alla cittadella a ovest di Cerulean.
    Poi il suo senso del pericolo lo risvegliò da quei pensieri, e Ash cercò di appoggiarsi al cavo e di guardare nell'oscurità sopra di loro. C'era un piccolo punto arancione, fra le ombre, e sembrava avvicinarsi.
    "Misty, lo vedi?" Misty se ne accorse.
    "Ô una Fuocobomba! Dobbiamo uscire di qui!"
    "A che livello siamo?"
    "Sotto-livello Nove, abbiamo ancora un piano da scalare!"
    "Dannazione!" Alzò un braccio, e rimase appeso al cavo solo con una mano. Pikachu usc dallo zaino e corse lungo l'arto. "Pikachu..." lanciò il pokemon verso l'alto, fra le tenebre. "Scudo elettrico!"
    "PIKA!" Pikachu si avvampò e brillò per qualche istante, poi generò a mezz'aria uno scudo di energia nera sopra di loro, chiudendo la tromba dell'ascensore. La Fuocobomba colpì lo scudo e venne bloccata da un crepitio di elettricità.
    Ma poi il muro accanto a loro vomitò, col fragore di un tuono, una fitta salva di fulmini gialli, facendogli perdere il contatto col cavo. La sua schiena si scontrò con la parete d'acciaio della tromba, ma l'esplosione fu così forte da fargli sfondare quella barriera, e precipitò dentro un corridoio buio, scivolando sul metallo del pavimento e crepitando di elettricità.
    Mentre scivolava, un sottile anelli di energia lo seguì lungo il pavimento e si attorcigliò intorno al collo. Ash tossì mentre la presa salda di quel cerchio di elettricità arrestava di colpo la sua caduta e si serrava, lo sollevava nell'aria, cercando quasi di impiccarlo. Le sue gambe scalciarono impotenti nell'aria, mentre cercava di afferrare il cerchio con le mani, per impedirgli di troncargli il collo.
    Poi il tetto di fronte a lui sembrò crollare sotto il peso del più grosso uomo che Ash avesse mai visto, avvolto in un mantello giallo che fluttuava sopra di lui. Il pavimento venne violentemente scosso quando il gigante atterrò sul pavimento, lasciando due piccoli crateri sotto i piedi. In una delle sue grandi mani teneva l'estremità del cappio che lo stava strozzando, una piccola folgore che serpeggiava sul pavimento a cui si ancorava per sollevare Ash, come in un patibolo improvvisato. La testa del gigante era scoperta, rivelando dei lineamenti squadrati, sormontati da irti capelli biondi. Occhi malevoli brillarono di elettricità ambrata.
    Il luogotenente Surge.
    "Così ci incontriamo di nuovo, piccolo," Surge rise, il suono delle sue parole echeggiò fra le pareti del tunnel buio. "Ti mostrerò come la Lega Pokemon tratta i traditori!" Diede un crudele strappo alla frusta elettrica.
    Ash non riuscì più a respirare, il cappio si strinse ulteriormente attorno al suo collo, alzandolo ancora nell'aria. La vista cominciò ad annebbiarsi. Aveva solo una possibilità. I suoi occhi brillarono dorati, mentre le sue mani afferravano la frusta di pura energia e la usava come conduttore per il suo fulmine nero. L'elettricità crepitò dalle sue mani e corse lungo la folgore verso il suo obiettivo. Surge ruggì di sorpresa e di dolore quando la sua arma venne avvolta dal fiotto di energia nera, folgorando le sue mani. La stretta attorno al collo di Ash si allentò improvvisamente, e lui cadde a terra, atterrando malamente con la schiena. Surge venne sospinto via dal colpo. Il suo corpo gigantesco si schiantò contro il muro, sfracellando il cemento.
    Per un momento, Ash rimase inerte, inghiottendo l'aria con lunghi respire, sdaiato sulla schiena a tenendosi la gola arroventata. Poi riprese completamente conoscenza, rotolò di lato e si rialzò di scatto, bilanciandosi con una mano. Il mantello si alzava e si abbassava spasmodicamente ad ogni respiro, e il suo cuore sembrava voler uscire dal petto.
    Surge si rialzò dal buco nel muro semi-distrutto. I suoi capelli biondo scuro crepitarono di elettricità.
    "Bel trucco, bambino" ringhiò, strofinandosi le mani fumanti. "Ma non saranno dei trucchetti a salvarti! Raichu, Tuono Distruttore!" Dal buco nel muro causato da Ash, arrivò il Raichu du Surge; l'evoluzione naturale di Pikachu, con lunghe orecchie appuntite, una coda sagomata come un fulmine e occhi neri e tondeggianti. Quello però era molto più groso del solito, quasi quattro piedi di altezza, e il suo corpo giallo e arancione brillava innaturalmente di energia.
    "RAI!" gridò scagliando una colonna di pura elettricità dalla bocca. Ash saltò in aria, scavalcando il colpo, con gli stivali a pochi millimetri dal fiotto di energia. Quindi fece una capriola a mezz'aria, riatterrò sui piedi e si spinse con tutta la sua forza, lanciandosi contro Surge.
    "Cosa?" esclamò il Maestro, centrato all'altezza della scapola da una violenta gomitata di Ash. Poi saltò ancora, e si ritrovò dietro a Surge prima che questo potesse voltasi. Lo afferrò ai fianchi e sollevò la massiccia mole del gigante, si piegò all'indietro e catapultò Surge sul pavimento, a testa in giù. L'acciaio non resse il peso del colosso e si squarciò, facendo precipitare Ash e Surge al livello sottostante.

    "Ash!" gridò Misty osservando impotente mentre questi veniva lanciato contro la parete da un'imponente colonna di elettricità, proprio sotto di lei.
    "Pika!" anche Pikachu non potè fare nulla, appeso al cavo sopra di lei.
    "Pikachu, devi aiutarlo!" esclamò Misty disperata. "Posso badare a me stessa!" Il piccolo topo elettrico indicò lo scudo che stava ancora reggendo le violente fiamme che cercavano di passare, e scosse la testa.
    " Pika Pika!"
    "Vai, ho detto!" urlò Misty strattonando il cavo per salire più rapidamente. Raggiunse Pikachu, alz• un braccio e si concentrò, emanando una luminescenza blu e creando uno scudo di puro ghiaccio intorno al suo pugno. La barriera si allargò, circondando la mano con una sottile lastra circolare che condensava l'umidità dell'aria, gelido.
    "Pikapi!" disse Pikachu stupito da quello che vedeva. Rapidamente, smise di mantenenre lo scudo di elettricità nera e la fece passare. Le fiamme si vomitarono su di lei, ma vennero rese innocue dallo scudo di ghiaccio di Misty.
    "Ora vai da Ash, ha bisogno di te!" ordinò fermamente lei, afferrando il cavo, sudando dietro lo scudo perchè questo fermava le fiamme ma non tutto il calore.
    "PIKA!" urlò Pikachu concentrandosi. Con una scintilla di elettricità nera fuse il muro e si mise alla ricerca di Ash.

    "Rai!" disse Raichu, osservando scioccata il suo Maestro che sprofondava attraverso il pavimento. Stava per gettarsi e seguire il suo padrone, ma dalla parete dietro di lei arrivò un'esplosione di acciaio fuso. Si accucciò per schivare una piccola sagoma nera che le passava sopra la testa e le atterrava accanto. Orecchie appuntite la puntarono e una coda frastagliata ondeggiò nell'aria.
    "Pika-chu!" Era il pikachu del cattivo allenatore che aveva attaccato Surge, e i suoi occhi brillavano di cobalto. Rimaneva fermo, davanti al buco, fronteggiandola.
    "Rai-chu!" ringhiò Raichu. Ricordò di essere stata amica di quel pikachu, ma ora tutto era cambiato. Il cattivo aveva fatto evolvere quel pokemon male. Era innaturale. Ne aveva paura. Ma aveva anche paura di perdere il suo padrone.
    "PIKA!" il pikachu nero diede un ultimo avvertimento, e iniziò ad avanzare.
    "RAI!" gridò Raichu, iniziando ad emettere scintille dalle gote.

    La sua barriera di ghiaccio stava cominciando a sciogliersi sotto l'intensa Fuocobomba, e Misty stava iniziando ad allarmarsi. Guardò dietro di sè, e notò che le porte dell'ascensore si chiudevano al livello otto. Era al piano di Erika!
    "Non sapevo che sapessi controllare il ghiaccio e l'acqua!" disse improvvisamente una voce sopra di lei, e le venne tolto il respiro quando qualcosa le diede un calcio allo stomaco, da sotto il cavo. Sbattè la schiena contro le porte chiuse dell'ascensore, e riuscì a vedere una figura in un mantello rosso dondolare ancora verso il basso e centrarla con un colpo anche più forte. Le porte dietro di lei si aprirono bruscamente e fu sbattuta dentro atterrando di schiena, mentre la barriera di ghiaccio spariva e lei perdeva il controllo su di essa, scivolando per parecchi metri. La figura nel mantello rosso ondeggiò verso di lei ed atterrò accovacciata, le pieghe del suo fiammante mantello che ne avvolgevano la figura. I capelli blu, raccolti in una coda, e gli occhi rosso fiamma, la identificavano come Lara Larame. Ancora.
    "Allora, Erika cara, dove hai imparato a farlo?" disse mentre si rimetteva in piedi dolcemente, le mani che le fumavano dalla punta delle dita. Misty si rialzò sulle ginocchia, respirando forte. Per un attimo non aveva capito di cosa stesse parlando Lara, ma quando il verde della sua mantella face capolino in una parte periferica della sua visuale, si ricordò che era ancora vestita come Erika. Sorrise leggermente.
    "E perchè dovrei dirtelo?" chiese sperando di usare una voce simile a quella di Erika.
    "Be',ho pensato che avere un po' di abilità con l'acqua potrebbe risultare utile per un Maestro di Fuoco come me." Ridacchiò. "Ma non ne va della mia vita. Comunque..." Mise la mano dentro il mantello e ne estrasse tre piccole pokeball, tenendole fra le lunghe dita. "Sembra poco corretto, dal momento che il fuoco brucia l'erba così facilmente. Andate, miei Arcanine! Stritolatela fino a farla morire!" Lanciò le tre sfere in aria dove si allargarono ed esplosero, aprendosi con raffiche di fiamme. In rapida successione, tre enormi cani rossi con strisce nere si piazzarono di fronte a lei, ringhiando ferocemente, la saliva bollente che colava dalle zanne mentre balzavano all'attacco.
    Misty si rimise in piedi e fece un passo indietro, girandosi leggermente sul fianco per tirare fuori anche lei tre pokemon, due in pokeball blu e uno in una piccola sfera nera, tutte tenute fra le dita affusolate.
    "Se è permesso usarne tre... andate Seadra, Vaporeon e Starmos!" Lanciò le due sfere in aria dove si aprirono circondati dall'energia del ghiaccio, mentre la piccola sfera nera si espandeva fino alla sua vera forma. "Seadra, Idropompa! Getto d'Acqua! Lame di ghiaccio!" Il suo pokemon d'acqua rimase in aria, sollevando le sue lunghe pinne affilate, e lanciò un ruggito.
    "SEADRA!" Centrò con una forte colonna d'acqua l'arcanine che stava attaccando per primo. Il cane di fuoco gridò di dolore quando il liquido freddo lo sbattè violentemente indietro contro il muro, spegnendo il suo fuoco e squarciandolo in polposi pezzetti di melma rossa. Il secondo Arcanine fu colpito in faccia da una pallottola d'acqua che gli spazzò via il naso e la parte superiore della mascella, e gli fece perdere conoscenza a causa delle gravi ferite. Il pokemon d'acqua quattro zampe di Misty si ergeva vittorioso.
    "VEE!"
    Infine l'ultimo arcanine fu tagliato perfettamente in due dallo Starmos di Misty, il pokemon stella marina con pinne super - taglienti che ruotava come uno shuriken fuori misura avvolto di energia gelida. I due pezzi del grande cane infuocato esplosero e si ridussero a cenere.
    "Che cosa?" urlò Lara confusa. "Come puoi avere pokemon d'acqua? Non sei Maestro d'Erba?"
    "Il mondo è pieno di sorprese," disse Misty, ancora imitando Erika, mentre avanzava.
    "Strega!" gridò Lara. "Non è ancora finita!" Lanciò un'altra pokeball e sparò un dardo di fuoco dalle mani verso il soffitto: il bollente liquido fiammeggiante trapassò la parete. "Arcanine, esplodi!" Poi balzò attraverso il buco, il mantello rosso che le correva dietro mentre scappava.
    "Eh, no, non lo farai!" urlò Misty mentre si gettava all'inseguimento afferrando le zampe anteriori dell'arcanine a mezz'aria. Il cane di fuoco cominciò ad emmettere gridolini, segno che stava per autodistruggersi, ma Misty mandò un'ondata di artica energia fredda attraverso le sue mani verso il cane infuocato. Esso urlò mentre iniziava a congelarsi, dapprima le zampe per le quali lo teneva, e poi il resto del corpo. Una nebbia lucente si alz• per tutta la sua lunghezza, mentre si incrinava e si solidificava congelandosi. Poi penzolando con uno slancio in avanti, Misty lo buttò contro il muro dove si sfracellò in migliaia di pezzettini di acqua e ghiaccio.
    "Ora andiamo ad aiutare Ash," si disse mentre richiamava i suoi pokemon all'interno delle loro pokeball e li rimetteva all'interno del suo mantello, come fece con Starmos, che aveva ridoto alla sua forma originaria.
    Ma in quel momento il il suolo eruttò di fronte a lei, mandando sassi, acciaio e detriti dappertutto. Spalancò la bocca quando vide che una figura in mantello nero veniva scaraventata attraverso la nuvola di distruzione e atterrava bruscamente sul terreno di fronte a lei, di secco sulla schiena, rimbalzando una volta prima di giacere immobile. Il suo corpo stava ancora scintillando per l'elettricità gialla rimasta e il suo mantello era a brandelli, fumante.
    Gli corse incontro, il cuore che le batteva forte in petto, e si accucciò accanto a lui.
    "Ash!"

    Pensò di aver sentito Misty chiamare in lontananza il suo nome, ed aprì lentamente gli occhi solo per vedere un viso preso dal panico sopra di lui. Il trucco era sbavato, e ora somigliava molto più a se stessa che ad Erika.
    Il suono di un tuono interruppe i suoi pensieri e una colonna di luce esplose attraverso il pavimento a parecchi metri da lui. Surge ci passò attraverso, il suo gigantesco corpo che sprizzava energia, il mantello giallo che fluttuava intorno a lui in modo innaturale. Tutti i massicci attacchi che Ash gli aveva inferto sembravano averlo più fatto arrabbiare che ferito. Era diventato resistente quanto l'acciaio. Era semplicemente troppo grosso.
    Surge si sfregò il mento quadrato, gli occhi ambrati che brillavano nel buio.
    "L'Assassino, ti chiamavano. Be', piccolo, devo assassinare l'Assassino! Lord Garick sarà accontentato!" Lanciò un urlo di battaglia, cominciando a correre con passo pesante, il suolo che tremava al suo avvicinarsi. Alz• le grosse braccia e con le mani che scintillavano form• una lunga scure fatta di pura elettricità.
    "Non te lo permetterò!" urlò Misty con forza mentre saltava di fronte a lui con le braccia distese. Surge grignì, sollevando l'immensa ascia sopra la sua testa preparandosi ad usarla.
    "Allora condividerai il suo destino!" Un velo di oscurità scese sopra la vista di Ash.
    "No! Stanne fuori!" urlò mentre balzava in piedi e attaccava dall'alto sopra di lei. A mezz'aria il suo mantello nero si aprì come ali d'uccello, scintillando di nero mentre lui lo trascinava dietro di sè. Surge si lanciò in aria per andargli contro, i suoi grandi stivali che facevano scricchiolare il terreno mentre lui balzava in aria, ondeggiando l'enorme ascia.
    "Dopo tutto questo, andrò a trovare Mistaria e ucciderò anche lei! Se non sarò già morta!" Ash si girò per aria, fermando la lama dell'ascia fra le dita e con il pollice sul bordo di essa. Poi gli diede un calcio in faccia, assicurandosi di aver mandato un'ondata di energia nera dai suoi stivali. Surge urlò di dolore per il massiccio attacco e perse l'equilibrio in aria, permettendo ad Ash di girargli intorno per sferrare un altro potente calcio di energia nera nello stomaco, che spinse con forza l'enorme uomo all'indietro.
    Ash atterrò con un tonfo e continuò ad inseguire Surge con una rapida corsa mentre l'uomo continuava a volare nell'aria lungo il lungo corridoio, emettendo elettricità nera. Ci fu una piccola esplosione e uno stropicciarsi di ferro e roccia quando Surge andò a sbattere contro il muro e lo trapassò, andando fino alla fine del tunnel, con pezzetti di cemento che volavano dappertutto.
    Arrabbiato, incurante, Ash aumentò la velocità e saltò in aria passando attraverso l'esplosione, inseguendo Surge implacabile. La sua aura di energia nera distruggeva ogni detrito con cui entrava in contatto mentre entrava nel buco.

    Erika giaceva su un letto d'acqua, fissando le ombre sul soffitto, mentre la candela sul tavolo vicino si spegneva. Che noia, pensò. Che noia, che noia, che noia.
    "La prossima volta cervello," disse a voce alta, "ricordami di non dare mai retta ad uno degli insensati piani di Misty."
    Non l'avevano lasciata uscire nemmeno quando aveva sentito le due esplosioni. Avevano detto che era un ordine tassativo che fosse tenuta lì. Le sarebbe piaciuto mostrare loro chi era veramente, ma avrebbe mandato all'aria la copertura di Misty. Perciò era intrappolata lì, rinchiusa nella stanza della sua amica, completamente senza energia e senza luce con cui vedere, tranne una candela mezza sgretolata.
    E la cosa peggiore era che aveva dato a Misty il suo nastro per capelli preferito. Blah, e adesso aveva i capelli rossi, almeno finchè il colore non fosse andato via in un giorno o gi- di lì. Per divertirsi, aveva passato il tempo a smaltarsi le unghie con un profondo verde smeraldo. Dispiegò le dita di una mano e le fece sventolare per un po' per permettere che si asciugassero più in fretta. Carine, ammise. Ma il colpo che aveva dato al dito indice non era perfetto. Supponeva di essere perdonabile, vista la scarsa luce. Poi quando si piegò sul fianco per avvicinarsi alla bottiglia di smalto e continuare con l'altra mano, le sue dita che frugavano in giro si scontrarono con un porta foto. Sospirando annoiata si girò per rimetterla a posto.
    Quando la rimise a posto, la guardò pensierosa. Era una foto di Misty quando era più giovane, con Ash dietro di lei, che le abbracciava il collo. Entrambi ridevano, in posa per la macchina fotografica, con le braccia libere che alzavano le mani in una 'V' di vittoria. Misty portava ancora la coda di cavallo in questa fotografia, benchè fosse in uno stile più convenzionale, portata dietro la testa. E Ash indossava quel vecchio cappello bianco e rosso della Lega del Pokemon portato inclinato da una parte, che lasciava che i folti capelli neri coprissero un occhio.
    Erika studiò il sorriso di Misty nella foto. Sciocca ragazza, pensò. Misty poteva aver fatto tutte quelle storie sul fatto di odiare Ash, ma in fondo, Erika lo sapeva, che probabilmente era ancora pazza di lui. Sperava che andasse loro tutto bene e che riuscissero a scappare. Per qualche ragione, credeva fermamente che insieme avrebbero fermato in qualche modo la Lega dei Pokemon. Avevano semplicemente un'inquietante capacità di risolvere i problemi, e di riuscire contro ogni aspettativa, quando erano più giovani. Era un vero peccato che non riuscissero a fare lo stesso con la loro relazione.
    Mentre si appoggiava nuovamente sul letto, udì distintamente due tonfi venire da fuori, come se qualcuno avesse appoggiato due paia di pesanti sacchi bagnati. Le guardie? Istantaneamente si mise con un balzo dietro al letto, coprendosi i capelli con la mantella blu di Misty. I suoi capelli potevano essere rossi, ma erano ancora troppo corti per passare per quelli di Misty che arrivavano all'altezza della cintola. Il cappuccio sarebbe servito a nascondere l'inadeguata lunghezza di capelli. Un tonfo più forte arrivò da fuori le porte d'acciaio chiuse, come se qualcuno stesse cercando di entrare non sapendo come aprirle. Poi Erika spalancò la bocca quando un grosso stivale calciò via la porta come una lattina spaccata. Lo stivale si ritrasse e venne rimpiazzato da grosse dita che cercavano di rendere il buco ancora più largo fino a che non fu alto quanto la porta. Un uomo alto e corpulento, in mantella marrone, si accucciò e vi passò attraverso, spolverandosi le mani contro le cosce. Alzò la testa piena di irti capelli marroni, per fissarla con occhi che sembravano fessure, così stretti che era impossibile vedere le pupille. La sua carnagione era più scura del normale, e il viso rudemente affascinante.
    No, non poteva essere. Aveva ragione Misty?
    "Brock?" chiese Erika con terrore, dimenticandosi di mascherare la voce.
    Ma lui restò silenzioso. mentre girava lentamente la testa per studiare la stanza. Guardando attentamente la scatola di cosmetici che Erika aveva lasciato sul tavolo, aggrottò la fronte confuso.
    "Qualcosa non va." E in quel momento il muro est della stanza sembrò eruttare con un'esplosione di ferro rotto, roccia e polvere. Un gigante in mantella gialla volò attraverso la nuvola di polvere, per passare oltre Brock e finire scivolando sul pavimento. Ci fu un tonfo muto quando il corpo si fermò bruscamente contro il muro, dall'altra parte della stanza. Qualcosa volò via dal comodino e finì ai piedi di Brock.
    "Cosa?" tuonò Brock sorpreso.
    Poi qualcos'altro emerse dal muro distrutto. Un'ombra nera con occhi lucenti. Un'ombra nera che si dirigeva direttamente verso il confuso e sbigottito Brock.
    Un'altro Istruttore della Lega dei Pokemon! Ash gli volò incontro furibondo, coi pugni diretti verso la figura dal mantello reso nero dall'oscurità. Non l'avevano mai visto arrabbiarsi sul serio, ma dannazione, se volevano combattere, se osavano ancora minacciare Misty, allora si sarebbero ricordati perchè si era guadagnato la sua reputazione durante la guerra.
    Ma mentre si avvicinava all'Istruttore nemico, i suoi velocissimi sensi identificarono chi stava sotto il mantello. Il viso familiare, gli occhi sottili e. Irti capelli bruni. Il tempo sembrò rallentare. Brock!
    Disperatamente, invocò le ombre per fermare il suo impeto. Atterrò sul suolo della stanza,girandosi di lato mentre i suoi stivali slittavano sul duro pavimento per parecchi metri. Finalmente riuscì a fermarsi davanti all'uomo che era stato fiero di chiamare amico durante i giorni dei viaggi d'allenamento. L'altro suo vero amico, dopo Misty. Verso il quale stava per sferrare un micidiale colpo al viso, nella sua furiosa frenesia.
    Per un attimo non riuscì a dire niente stando lì, con la bocca spalancata per la sorpresa. La sua lingua sembrava essere annodata. Non sapeva se sentirsi più imbarazzato per il colpo che aveva quasi dato, o più felice per la prova che uno dei suoi più vecchi amici era vivo.
    Brock sembrava fissare qualcosa, sul pavimento di fronte a lui. Ash guardò giù, e notò una foto rotta fra pezzi di vetro infranto. Dalla sua angolazione, non riusciva a capire il soggetto di quel ricordo nel portaritratti.
    Vagamente, sentì alcuni passi dietro di lui, dall'apertura lasciata dal corpo di Surge. Trattenne il respiro. Misty.
    Brock alzò lentamente lo sguardo dal portafoto rotto e lo guardò duramente con quegli occhi enigmatici.
    "Ash." La sua voce suonava morta. Come ad un uomo a cui era stato detto che la persona che amava di più era fuori portata per sempre. Ash potè solo sbattere gli occhi, sorpreso. Perchè Brock era arrabbiato con lui?
    "Brock, che c'è che non va?"
    "Tu. Tu non vai." Un aura di un orribile colore marrone cominciò ad essere sprigionata dal suo corpo. "Sei sempre stato tu ciò che non andava nella mia vita." Ash fece inconsciamente un passo all'indietro, mentre si asciugava la sottile linea di sudore sulla fronte.
    "Io-io non capisco." Allo sguardo di odio intenso stampato sulla faccia di Brock, lo stomaco di Ash si raggrinzì e si tese. "Pensavo fossimo amici."
    "Sempre stupido e ignorante," disse Brock lievemente. "Perchè non me lo chiedi, Misty?" rivolse lo sguardo alla persona dietro Ash. "Sei tu, no? Un trucco intelligente, ma solo uno stupido ne verrebbe ingannato." Ash si voltò leggermente e vide il viso amareggiato di Misty.
    "Brock, io-io... non ho nient'altro da dirti," bisbigliò. Brock si girò nuovamente verso Ash. Un orribile risata gli deformava le labbra.
    "Hai mai saputo per caso, che per un breve periodo, quando tu eri via a giocare con la Lega, io e Misty siamo stati insieme?" Un velo nerissimo cominci• a coprire la vista di Ash. Il suo controllo venne improvvisamente messo alla prova fino quasi a un punto di rottura. La sua bocca e la sua gola sembrarono di colpo secche come il cartone. Si sentì tradito. Sentì di voler morire.
    "Io... io non lo sapevo." Misty, da dietro, singhiozzò. "Non sapevo che provassi queste cose per me! Non sarebbe dovuto accadere. Non in questo modo!" Tuttavia non ribattè le parole di Brock. Lo aveva lasciato per correre dritta fra braccia di Brock?Impensabile. Era semplicemente troppo doloroso. Non era andata in questo modo. Non sapeva se il cuore potesse spaccarsi in due, ma era questo ciò che sentiva. Gli veniva da vomitare.
    "O no?" continuò Brock, senza guardarla, ma tenendo il suo sguardo pieno d'odio fisso su Ash. "Dopo che aveva visto che razza di bastardo tu fossi, era naturale che passasse a me, uno dei tuoi e dei suoi migliori amici." Scosse la testa, ridacchiando, sebbene Ash non sapesse se stava ridendo di lui o di sè stesso. Chiuse gli occhi, le braccia distese sui fianchi.
    "Bene, allora. Se desideri uccidermi, fallo ora."
    "Con piacere," disse Brock in tono risoluto, e il suono dello scricchiolio delle sue dita rieccheggiò con forza.
    "NO!" urlò Misty, avvicinandosi in uno scatto disperato. Una piccola luce crepitante, una scarica elettrica, si avvolse intorno a lei come una corda, intrappolandole le braccia sui fianchi.
    "Non una parola ragazzina," disse Surge. Il gigantesco Maestro di Elettricità, ormai sveglio, stava in piedi dietro di lei, tenendola stretta con la sua frusta di energia gialla. Misty gridò di dolore mentre la scarica si avvinghiava intorno a lei, e l'elettricità rovente attraversava il suo mantello e le arrivava alla pelle. Allora Erika parlò, rendendoli finalmente coscienti della sua presenza. Aveva buttato il cappuccio del suo mantello blu all'indietro, per rivelarsi completamente. Le sue braccia erano alzate, come se stesse per attaccare.
    "Tutto questo è una pazzia! E' andata fin troppo avanti-" Ma in quel momento, una rossa colonna di fuoco apparve dal suolo dietro di lei, e una donna con un mantello rosso attraversò il foro da sotto ed afferrò Erika, afferrandole il collo, per tenerla ferma. Erika urlò, il suo elemento era debole contro il fuoco.
    "Non interferire, cara," le impose Lara Larame, stringendo la presa su di lei.
    "Ora, ci siamo solo tu ed io, Ash," disse Brock determinato. "E presto, ci sarò solo io." Il dolore si accese nello stomaco di Ash, quando il pugno più duro che avesse mai ricevuto lo colpì in pieno petto, sbattendolo all'indietro contro il muro della stanza.
    "Muori," sentenziò Brock, facendo seguire un calcio di lato devastante, colpendolo con violenza.

    "Abbiamo un'intensa attività al livello otto, Maestro Aya. Davvero intensa!"
    "Manderò immediatamente uomini a investigare," replicò Aya a Bill col suo trasmettitore, mentre camminava velocemente col suo piccolo gruppo di Istruttori di Veleno. "Notizie da mio fratello?"
    "Nessuna, Maestro. All'ultimo contatto si trovava nel sotto-livello tredici, per investigare su Ashura. Le squadre dalla tre alla sette non danno segni di vita neppure loro, lo stesso vale per i livelli dal tredicesimo al settimo. Ho un brutto presentimento su tutto questo. Magari dovremo evacuare."
    "Lo deciderò non appena avremo capito cosa sta succedendo. Siamo totalmente al buio qui! Avrei dovuto prevedere che Ashura avrebbe portato guai!"
    "E' una vostra decisione. Ma ogni fuga dovrà avvenire dai moli sottomarini al livello tre. Tutte le uscite di superficie sono inaccessibili a causa del fuoco."
    "Vi farò sapere al più presto possibile. E' tutto." Spense il trasmettitore. Si girò verso i suoi uomini. "Livello otto, veloci! Dobbiamo calarci usando i cordoni degli ascensori! Vado al piano più basso per trovare mio fratello!"

    "Lasciami andare!" urlò Misty mentre si dibatteva nella presa della frusta elettrica, inconsapevole dell'incredibile dolore che causava ai suoi movimenti.
    "Ora, ora, signorina." ridacchiò Surge con voce profonda. "Ora so che sei veramente Mistaria, e quella donna laggiù è Erika. La mia elettricità può facilmente strapparti in due."
    "Bel trucco, cara," disse Lara mentre teneva una debole Erika. "Allora ecco come mai un Maestro d'Erba aveva potere su pokemon d'acqua." Strinse il collo di Erika con più vigore, e la sua presa infuocata provocò un urlo di dolore.
    Surge lasciò la sua frusta, facendola schioccare e annodandola per intero intorno al corpo di Misty, sbattendola a terra.
    "Tu stai qui, donna. Vado a vedere se Brock ha bisogno di un piccolo aiuto. Quel piccoletto è più forte di quanto sembri." Entrò con passo pesante nel buco attraverso il quale Brock aveva fatto passare Ash con un calcio.
    "Okay, ma sbrigati a tornare, mi hai sentito?" disse il Maestro di Fuoco mentre le sua braccia si accendevano nuovamente di fuoco per assicurare la presa sulla sua prigioniera.

    Ash giaceva sul fianco, con un brutto taglio da qualche parte nella testa che faceva fuoriuscire il sangue che gocciolava fra i suoi capelli e cadeva per terra. Aveva il fiato corto. Aveva smesso di contare per quanti muri Brock l'aveva fatto schiantare. Degli stivali si avvicinavano, dei tonfi verso di lui, macchie che si alzavano e si abbassavano davanti al suo campo visivo, sul pavimento.
    "Ancora vivo? Provvediamo subito."
    Dolore. Ossa spezzate dall'incontro con un altro muro.
    Cadde su lisce mattonelle, fresche al contatto con la sua pelle bollente, che gli scivolarono contro finchè non impattò contro una dura parete situata sotto una sorta di lavandino. Pezzi di uno specchio gli piovvero addosso, alcuni frammenti gli tagliarono il mantello e la pelle. Si trovava in un bagno.
    Brock lo seguì implacabile, passando con violenza attraverso il buco che aveva lasciato sul muro ed allargandolo col suo enorme corpo. Tutto ciò non lo rallentò nemmeno un po', il mantello scuro fluttuava dietro di lui, seguendo i suoi rapidi passi.
    "Un pervertito nel bagno delle donne," disse in tono disgustato. Un colpo. Questa volta Ash volò contro un gabinetto, frantumando il sedile di ceramica prima di rompere un altro muro. Giaceva in un altro corridoio buio, ma questo aveva un muro di vetro lungo tutto il fianco orientale. Le acque nere dello scuro oceano erano calme, dall'altra parte della vetrata. Magari Brock l'avrebbe calciato contro di quello. Affogare sembrava un modo ironico di morire. Brock lo seguì nel tunnel.
    "Perchè non reagisci?" Ash tossì sangue mentre si stendeva supino a terra.
    "I-io non posso. Non posso battermi con te. Mi dispiace." Brock sembrò solo arrabbiarsi di più.
    "Patetico. E pensare che ho sprecato tutto il mio tempo a complottare quando da sempre avresti ceduto senza lottare. Bene, ora tu-argh!" Fu interrotto quando una luce abbagliante lo sbattè violentemente all'indietro. Ash alzò con stanchezza la testa per vedere... Misty? Scorse i capelli biondi. No, era Valdera. Sembrava completamente furiosa, mentre camminava verso di loro dall'altra parte del tunnel. I suoi occhi blu brillanti ardevano e il suo mantello di un bianco purissimo sembrava dar luce all'oscurità del tunnel. I capelli color sole fluttuavano in modo innaturale nell'aria dietro la sua testa priva di cappuccio.
    "Toccalo ancora e morirai." La sua voce rauca era spaventosa, nella sua trasparente minaccia. Brock si rialzò sulle ginocchia, nel punto in cui era stato sbattuto dalla luce. I suoi occhi stretti luccicarono di un marrone maligno.
    "Puttana, Lord Garick in persona ha già ordinato la tua morte! Non fermarmi!"
    "Nessuno ucciderà Ashura, a meno che non lo dica io," disse pericolosamente Valdera mentre raggiungeva il corpo di Ash.
    "Stai diventando una traditrice?" disse dolcemente Brock, alzandosi nella sua completa statura di sei piedi e mezzo. "Seguirai le orme di Ash e ti rivolterai contro la Lega?" Valdera inclinò la testa e incrociò le braccia.
    "No, ma farò a modo mio. E quel metodo non include la morte di Ashura."
    "Bene, il mio modo invece la include. E ti consiglio di starne fuori."
    "Mi stai sfidando, Maestro di Roccia? Il suo mantello bianco sembrò scintillare come il giorno, per un istante. "Ti metterai contro il Maestro di Luce? Al contrario di Ashura, non ho alcuno scrupolo nel battermi." Passò oltre Ash e cominciò ad avvicinarsi a lui, tenendo le mani dietro la schiena. Brock rimase immobile.
    "Sei proprio come la tua infedele sorella. Puttane! Puttane tutte quante!" Alla menzione di Misty, gli occhi di Valdera si accesero fino all'inverosimile di blu.
    "Osi compararmi a Mistaria? Dovresti saperlo meglio ora!"
    "Stupida strega, ho acquisito qualche potere proibito per conto mio dall'apertura del cancello! Onix, attacca! Ti darò il piacere di violentarla, prima di ucciderla!" Dal suolo di fronte a lui emerse la testa dell'immenso serpente di roccia nera, con le fauci spalancate a mostrare gli orribili denti aguzzi di pietra.
    Valdera comiciò a correre, il mantello che si spiegava dietro di lei.
    "Patetico disgraziato, questo è l'unico modo in cui puoi avere le donne, e fallirai persino in questo. Pikachu, Tuonofusione!" Dal suo palmo aperto, uscì una purissima luce bianca, che diede forma al suo Pikachu color avorio, i cui occhi verdi emettevano un intenso bagliore smeraldo.
    Vi furono altre parole e qualche imprecazione, poi tutto si confuse in un incomprensibile brusio mentre Ash sveniva. Stanchezza. Era così stanco.

    Il tenente Surge ridacchiò mentre seguiva la traccia di distruzione che Brockn aveva lasciato nella sua opera di punizione dell'assassino e traditore, Ash. Superato l'ennesimo muro, decise che Brock sembrava essersi divertito abbastanza. I suoi stivali fecero un tonfo come se avesse pestato qualcosa di bagnato. Aggrottò la fronte quando notò l'acqua che gli circondava i piedi. Era un bagno, benchè potesse vedere a fatica nell'oscurità della stanza. Passò attraverso un'altro buco sul muro, dietro un piccolo water, e si ritrovò in un altro tunnel, uno con un muro di vetro che mostrava l'oceano dall'altra parte. Là. Notò la piccola massa accartocciata sul pavimento in un groviglio di materiale nero. Ash, il piccoletto. Ma Brock non si vedeva da nessuna parte, mentre girava la testa da una parte all'altra per osservare entrambi i lati del tunnel.
    Camminò pesantemente verso il corpo privo di conoscenza, godendo dei forti tonfi che i suoi stivali facevano, causati dalla sua grande stazza, e tirò su il corpo con una mano. Un arto così grande che le sue dita potevano avvolgere più della metà del torace di Ash. Tirò su quell'inutile mucchio di stracci, portando il volto del ragazzo all'altezza del suo, il mantello nero a brandelli che si accasciava intorno al corpo svenuto.
    Un bel ragazzino debole, pensò Surge mentre studiava il viso privo di conoscenza del ragazzo, i capelli neri arruffati che gli cadevano di fronte agli occhi. Carino quasi come una ragazza, se non fosse stato per il tratto mascolino delle sopracciglia e le dure labbra. Tuttavia nemmeno la traccia di un filo di barba. Era dura credere che quello lì potesse combattere come i demoni dell'inferno.
    Stiracchiando le dita avvolte attorno al torace del ragazzino, Surge pensò di sbatterlo da qualche parte. Avrebbe risparmiato a Brock la fatica, quando fosse tornato da qualunque luogo si trovasse. Cominciò a stringere la presa.
    Le palpebre si spalancarono brutalmente e degli occhi che brillavano di un color rosso sangue lo fissarono. Surge spalancò la bocca mentre tutti i suoi muscoli si bloccavano, improvvisamente paralizzati. Non riusciva a muoversi! Silenziose come la morte, ombre nere annebbiarono lo spazio tutto intorno al mantello nero, e quando sparirono, le ferite e gli strappi erano spariti. Anzi, non erano mai esistiti.
    Un orribile ghigno si formò sotto gli occhi coperti di luce rossa.

    Il nono piano era completamente distrutto, e i due pokemon elettrici si battevano fino alla morte. I muri sembravano bucherellati come formaggio svizzero, mentre scariche gialle e nere entravano in contatto e si scontravano con potenti scintille e crepitii.
    "RAI!" urlò Raichu mentre riusciva a dare un Megapugno alla veloce massa nera ed indistinta, sbattendola a terra.
    "PIKA!" il topo nero rimbalzò sul suolo per colpirla al petto, forzandola ad indietreggiare. Non importava quello che faceva, il pikachu indemoniato sembrava semplicemente ignorarla e continuare a combattere. Infatti, credeva che si stesse limitando a trattenerla, che stesse lottando con lei solo per impedirle di attaccare il Maestro cattivo. Non aveva veramente alcun senso, dal momento che lei era molto più grande dell'altro topo elettrico e avrebbe dovuto sconfiggerlo facilmente. L'evoluzione in ombra, però, la spaventava. Ma, in quel momento, il pikachu nero smise di muoversi come paralizzato. Si fermò sulle quattro zampe, con la coda seghettata per aria e uno sguardo distratto sul muso. Era finalmente riuscita a ferirlo? Si era stancato? Ma che importava, questa era la sua occasione! Raichu lanciò un urlo di guerra mentre richiamava ogni energia per un Tuonopugno e scattava verso di lui.
    Gli occhi blu del pikachu sbatterono una volta e diventarono rossi.
    Fu l'ultima cosa che Raichu vide, prima che tutto diventasse scuro.

    Lacrime di dolore bagnavano gli occhi di Misty mentre tentava ancora di liberarsi dalla luce che la teneva prigioniera. Si lasciò sfuggire un gemito mentre l'appuntita catena bollente sembrava stringersi ulteriormente intorno alle sue braccia.
    "Non serve a niente, Mistaria, cara," disse Lara nell'accento della sua regione. Poi fece una piccola risata. "Non è fantastico? Ho le assassine di mio marito proprio qui alla mia mercè. Come vi piacerebbe morire?" Strattonò violentemente le braccia che stavano ancora tenendo Erika prigioniera, ed ella era troppo indebolita dalle fiamme per resistere.
    "Eri sposata con Blaine?" chiese stancamente Erika. Ma riusciva comunque a sembrare meravigliata. La voce di Lara divenne improvvisamente minacciosa.
    "Ci trovi qualcosa di strano?"
    "Ma, eh, non era un po' vecchio?" Lara si limitò a uno sbuffo sprezzante.
    "L'età non conta quando c'è il vero amore. Il nostro era caldo come le fiamme che producevamo. Sei sempre stata così sciocca, Erika, pensando che l'aspetto fisico fosse la cosa più importante." Erika rimase in silenzio per alcuni attimi.
    "Forse hai ragione, ma non lo abbiamo assassinato. Era legittima difesa." Lara scosse la testa.
    "Allora non avreste dovuto mettere il naso negli affari della Lega! Comunque, credo che vi spaccherò il collo. Dopo tutto, e così che avete ucciso mio marito. Spero che il suo spirito si stia divertendo assieme a me!" disse Lara. Misty replicò ancora.
    "No, uccidi me e lascia andare Erika!" pregò. "Sono stata io a dare il colpo di grazia." Non le importava morire. Ash probabilmente la odiava ora, per quello che gli aveva detto Brock. Si era rivolta a quel suo amico per cercare conforto in quei giorni lontani. Ma non aveva mai provato lo stesso che aveva sentito per Ash. Non aveva nemmeno mai saputo cosa provasse Brock per lei; credeva che stesse solo cercando di esserle amico. Era tutto un malinteso, ma la faceva stare male lo stesso; aveva ancora quella sensazione di sentirsi stringere lo stomaco, sin da quando Ash l'aveva guardata con quegli occhi pieni di amarezza per il tradimento subito.
    "Nah," disse Lara, rifiutando l'offerta. "Le mie fonti mi hanno detto che fu Erika che ti ha dato via libera per ciò che hai fatto. Perciò morirà anche lei. Cominciamo subito-"
    Misty chiuse gli occhi.
    Un abbagliante luce dorata. Poi un breve silenzio.
    "Misty?"
    "Erika?" Misty si azzardò ad aprire gli occhi e si girò sul pavimento, verso la sua amica. Erika si stava rimettendo stancamente in piedi, il mantello blu che indossava stava fumando per il fuoco che l'aveva bruciato. Lara Larame giaceva a terra, con gli occhi chiusi.
    "Che è successo?" Erika si avvicinò a Misty e strappò la corda elettrica con le mani.
    "Non lo so. Stava per rompermi il collo e io mi stavo preparando ad incontrare il creatore, ma poi è caduta all'improvviso a terra." Misty si alzò in piedi, barcollando un po' a causa delle sue ferite. "E'-è morta?"
    "Penso di sentire il suo russare. Sta dormendo."
    "Non avrai-" Misty gesticolò con le mani.
    "No, sai come mi indebolisce il fuoco. Non avrei potuto usare i miei poteri per addormentare neanche se ne fosse valso della mia vita -benchè fosse proprio così." Aggrott• la fronte. "Non credo sia un sonno indotto da un veleno. E' probabilmente qualcosa di psichico."
    "Psichico," ripetè Misty pensierosa. "Comunque." Camminò verso il corpo addormentato di Lara, e pose le sue mani su di lei. I suoi occhi brillarono di un'abbagliante luce azzurra e una nebbia bianca discese dalle sue mani. La nebbia si tramutò lentamente in ghiaccio, e un minuto dopo Lara era avvolta in una gelida prigione. "Questo la terrà a bada," disse fermamente. Poi si voltò nuovamente verso Erika. "Devo andare a cercare Ash, ora." Si asciugò una lacrima dagli occhi. Erika le diede un sorriso incoraggiante.
    "Sapevo lo avresti detto." Le sue sopracciglia si unirono. "Ma ho l'impressione che questo posto esploderà presto, quindi andrò a cercare i miei Allenatori d'erba e le altre persone, e poi uscirò da qui il più presto possibile. Ci incontriamo al sottolivello tre, ai moli sotterranei. Ma naturalmente non ce ne andremo senza di te. Ora, trova il tuo fidanzato e tirati fuori di qui!" Misty le diede un forte abbraccio.
    "Grazie, Erika, ma lui non è il mio-"
    "Salta questa parte," la interruppe Erika. "Puoi smettere con le inutili scuse, solo... ridammi indietro il mio mantello." Misty rise, sentendosi meglio.
    "Certo."
    Rapidamente, scambiatisi i mantelli e dopo aver rigenerato i tessuti strappati con energie elementali, sebbene ancora l'una negli abiti dell'altra, Misty seguì il tunnel di detriti per trovare Ash.

    Si trovavano nei quartieri dei soldati, una larga sala scura riempita di cuccette singole. Di essi, molti giacevano ora distrutti dalla battaglia. L'unica sorgente di luce era la donna intrappolata nelle enormi spire di un enorme serpente di roccia scura, al centro dello stanzone.
    Brock ridacchiò esultante, mentre il suo enorme onix stringeva la strega. "Così, Onix, stritola la sgualdrina!" Stava piegato su un ginocchio, sanguinando dai numerosi tagli sotto il mantello marrone. La strega e il suo pikachu erano odiosi. Non poteva aspettare per averla, specialmente dal momento che somigliava così tanto a Misty. Magari sarebbe stato come fottersi Misty stessa. Poi avrebbe potutto paragonarla a lei più tardi. Ora avrebbe scoperto se lo divertivano di più le bionde o le rosse.
    Valdera stava ansimando, mentre veniva sollevata verso l'alto, sospesa e intrappolata nelle spire del serpente gigante. Il suo squisito viso era calmo, nonostante tutto.
    "Vedo che sei diventato più potente."
    "L'elettricità non può reggere contro la roccia," gongolò Brock. "Specialmente se la roccia possiede gli elementi del Proibito. E ora tu dovrai-" Un'enorme esplosione interruppe il suo discorso. Rocce e ferro stritolati del muro schizzarono verso di loro come una nube ardente. Brock grugnì di dolore mentre si faceva scudo con il braccio sul viso, mutando poi il suo corpo in roccia per resistere all'impatto coi detriti.
    "Chi osa?" urlò Brock mentre cercava la fonte dell'esplosione con gli occhi. Due incorporei occhi rossi scintillanti fluttuavano nell'oscurità delle ombre. Poi si avvicinarono verso la debole luce emessa dall'aura di Valdera. Una figura avvolta in un mantello nero, che galleggiava sinuosamente anche nell'aria immobile. La testa era scoperta, rivelando capelli scurissimi, anch'essi fluttuanti come me attraversati da un uragano.
    "Ash," disse Brock in un tono pieno d'odio. Poi vide i due pozzi sanguinolenti che avevano preso il posto degli occhi e capì.
    "Sabrina? Sei lì? Bel lavoro per averlo riportato sotto controllo!" Silenzio. Poi una voce.
    "Sabrina non è qui." Era delicata. Brock lo guardò confuso.
    "Cosa?" La figura alzò le mani verso la luce, rivelando qualcosa che stava trasportando. Un braccio. Smembrato, lungo e piuttosto muscoloso, avvolto in qualche brandello di stoffa gialla. Il sangue gocciolava dal lato ferito, dall'osso rotto che emergeva dalle carni strappate.
    In un atroce istante e senza preavviso, il braccio ferito divenne nero e si ridusse in cenere fra mani della figura. Poi la polvere scura venne scagliata in aria, come riso a un matrimonio. L'ombra sotto gli occhi scintillanti di rosso che era la bocca sorrise malvaglia. Fece un passo avanti, e una piccola esplosione squarciò il pavimento di fronte ad essa, con una piccola ombra che balzava in aria e atterrava sulla spalla di quella specie di fantasma nero. Altre piccole chiazze ardenti. Pikachu.
    "Così, Ash, hai ucciso Surge," disse Brock lentamente, scuotendo la testa. "Ucciderai tutti i tuoi vecchi alleati alla Lega?" Gli occhi della figura brillarono di un rosso più intenso.
    "Io sono Ashura, ed ucciderò tutti quanti."
    La terra tremò alle sue parole. Tutto sembrava tremare e restare saldo allo stesso tempo; un rumore che squarciava l'aria, una profondissima nota bassa che faceva tremare le ossa; ma tutto era silenzio, e la pace regnava fra loro.

    La Base Ribelle di Sud Lavender era una meravigliosa costruzione sotterranea. Progettata da Bill stesso, tredici livelli di sofisticata tecnologia assicuravano un confortevole e segreto santuario ai ribelli contro la Lega dei Pokemon. Era il posto più grande che la Ribellione potesse chiamare casa. Una parte della sua bellezza consisteva nel come ogni tunnel più basso e più ad est fosse coperto da una vetrata, per mostrare il profondo oceano.
    Ma ora la bellezza del complesso sarebbe stata anche la causa della sua morte.
    Simultaneamente, ogni vetro dei tunnel della base andò in frantumi, come un bicchiere colpito da una pallottola. Istantaneamente, acqua nera si infiltrò come una marea in ogni braccio di ogni tunnel. Centinaia di milioni di tonnellate di liquido affollarono gli spazi vuoti, con la forza di una montagna che cadeva.
    Dentro le acque, innumerevoli orribili squame schioccavano, grosse fauci grondavano di veleno.

    Il Dottor Proctor gemette mentre si asciugava gli occhi, strofinandosi la fronte dolorante. L'ultima cosa che si ricordava era qualcosa di giallo che lo pugnalava in faccia, e un dolore alla testa. Pensava di essere sicuramente morto, ma eccolo lì, come appena svegliato, vivo e vegeto. Intorno a lui, altre persone incoscienti cominciavano anche loro a svegliarsi.
    Ma durò poco. Il terreno cominciò a vibrare pazzamente, proprio come se la base fosse seduta su una motosega gigante. Il suono di un tuono sembrò risuonare intorno a loro, benchè fosse impossibile che il tempo fosse diventato così brutto da poter essere sentito così in profondità.
    E poi un fiotto di liquido li raggiunse. Due maree opposte colpirono da entrambi i lati, schiacciandoli come insetti fra due mani umide. Quelli che furono più sfortunati e non furono uccisi all'istante dall'impatto furono invece sbranati da un brutale drago d'acqua, un mostro di squame nere e fiammeggianti occhi rossi. Un Gyarados Proibito.
    Il Dottor Proctor fu sfortunato.

    "Priiiii! Toge, toge!" Qualcosa le stava schiaffeggiando la faccia. Giselle si svegliò di colpo. Una strana creatura a forma d'uovo era seduta sul suo petto. L'essere sgranò gli occhi, sorpreso.
    Lei urlò spaventata, e si gettò di lato, cadendo dal letto.
    "Sta lontano!". La cosa a forma d'uovo la guardò, un'espressione ansiosa sulla faccia spaventosa.
    "Priii, toge, priii!" Giselle sbuffò mentre si sfregava la fronte.
    "Zitto, mi stai facendo venire mal di testa." E poi la porta venne aperta con uno schianto, e lei si girò velocemente per vedere chi fosse entrato. Era Joe, il suo viso semplice con un'espressione di assoluto terrore dipinta addosso.
    "Giselle! Grazie a Dio ti ho trovato! Ho cercato il tuo cinturino con il mio scanner per un bel po'. Dobbiamo uscire da qui!"
    "Cosa c'è che non va?" Giselle sapeva che Joe era uno scervellato, nonchè un pessimo allenatore, ma sapeva che, quando era così spaventato, doveva esserci qualcosa di sostanzialmente sbagliato.
    "Non hai notato che il suolo trema?" urlò Joe. "I vetri dei tunnel sono stati spaccati! E come se non fosse abbastanza, l'acqua che sta entrando nella base è piena di pokemon proibiti! Sarà qui a secondi!" Giselle si girò verso la porta aperta. Poteva chiaramente sentire il suono familiare di acque scroscianti, ma, allo stesso tempo, ruggiti alieni che la spaventavano anche più di quella cosa a forma d'uovo.
    "Che facciamo?" disse Giselle in preda al panico. "Penso che la corrente sia andata via, non c'è modo di uscire di qui in tempo, neanche con gli ascensori!" Non riusciva a crederci. Stava per morire. Era troppo bella per morire. Vivi in fretta, muori giovane, lascia un bel cadavere, era quello che diceva il detto, ma le sarebbe stato negato persino quello, dopo che i Pokemon Proibiti avessero finito con lei. Trasalì quando la cosa a forma d'uovo urlò ancora.
    "Toge priiii!"
    "Che vuole?" chiese Joe, inginocchiandosi. L'ovetto comiciò a trafficare con le dita. La vista di Giselle ondulò come se l'aria fosse scossa da un'ondata di caldo.
    Una luce gialla.
    Un secondo dopo, un'ondata di acque nere entrò con violenza nel corridoio riempiendo la stanza in un istante. I gyarados erano confusi: avevano percepito cibo in quella stanza, solo un istante prima. Ma ora era sparito.

    "Io sono Ashura, e ucciderò tutti quanti." Misty fu scioccata da quelle parole, che seguirono un violento impatto nella stanza comune dei soldati. Che stava succedendo?
    Una luce bianca tremò davanti a lei, e scorse la sua sorella gemella che scivolava dalle strette spire di un onix, agile come il sole attraverso un vetro.
    "Che c'è che non va?" Persino Valdera sembrava preoccupata.
    "Uccidere tutti?" disse Brock prendendolo in giro. "Lo dici come se fossi una persona diversa." Ash lo fissò con quegli spaventosi occhi rossi.
    "Si. E la tua anima la riserverò per ultima."
    Oscurità. Misty spalancò la bocca stupita quando la luce sparì, lasciandoli all'improvviso in un buio totale e completo. La sua vista di notte era buona, ma persino lei non riusciva a vedere niente in quest'orribile tenebra. Poi arrivò il forte suono di un duro impatto. E quello di un corpo che cadeva.
    Assieme a quel tonfo, la luce ritornò con la stessa fretta con cui era scappata. Misty sgranò gli occhi fissando il corpo svenuto di Brock, coperto dai segni di migliaia di colpi; ognuno sembrava aver colpito un punto vitale. L'attacco doveva essere stato così veloce, che il singolo impatto che si era sentito doveva essere stato quello di tutti i colpi uniti insieme.
    Ancora più incredibile, l'onix che prima stava dietro a Valdera ora non era altro che una pila di polvere, sparso sul pavimento. Ash sembrava essere rimasto al suo posto, come se non si fosse mosso. Ma il fumo che gli usciva dai pugni dimostrava ben altro. Ash fece una grossa risata mentre alzava la mano. Una palla d'ombra si materializzò dal suo palmo aperto, e lui la lanciò verso il corpo di Brock, che sembrò inghiottito dall'energia oscura, e scomparve dentro di esso. Poi l'energia tornò sulla mano aperta del suo proprietario.
    "Okay," disse sarcasticamente, "Ho preso un Brock." Ridusse la palla alle dimensioni di una biglia e la piazzò sotto la mantella.
    "Non capisco," bisbigliò Valdera, "Ma lo scoprirò. Fino ad allora, sayonara." Il suo corpo brillò di bianco e se ne andò.
    Istantaneamente la stanza cadde di nuovo nel buio, un'oscurità ben diversa da quella che aveva impedito a Misty di vedere, prima.
    Poi le porte si spalancarono, e un gruppo di sei uomini in vestiti purpurei e armature che li identificavano come Istruttori di Veleno entrarono con violenza.
    "Ashura!" urlò il capo gruppo. Aveva capelli marrone scuro, e una catena in una mano. "Sei accusato dell'omicidio volontario del Maestro Koga!" Cominciarono a circondarlo.
    "No!" url• Misty disperata. "Andate via! Verrete uccisi!"
    "Maestro Mistaria, anche voi siete accusata di complicità col criminale!" ordinò l'Istruttore capo. "Ora restate-"
    Il corpo di Ash cominciò a brillare di nero, un'aura di pura ombra con sprazzi di luce ebano. Un'orribile oscurità cominciò a discendere nella stanza. Occhi rossi come il sangue brillarono come l'ultimo raggio di sole al tramonto.
    Misty cominciò ad indietreggiare, quando una forma allungata si materializzò davanti a lei. Un mantello, lo scuro blu porpora del crepuscolo. Vide occhi blu scuro che la fissavano da sotto lunghi capelli neri, una ciocca dei quali brillava di riflessi verdi.
    "Misty. Va ora." La voce era calma, priva di emozione.
    "Sabrina?" Misty indietreggiò, innervosita dall'improvvisa apparizione della più potente indovina del mondo. "M-ma Ash-"
    "E' il destino. Non puoi fare nient'altro che morire, qui, e quello non è il tuo scopo." Misty si irrigidì.
    "Non me ne andrò senza Ash! In un qualche modo devo tirarlo fuori da... da qualunque stato si trovi in questo momento, e, e-"
    "Non avere paura per lui. La sua ora non è ancora giunta. Lo vedrai ancora. Presto. Ma va. Ti porterò io."
    Misty stava per ribattere ancora, ma si fermò quando gli occhi di Sabrina brillarono d'oro. L'aria ondeggiò e il mondo sembrò diventare confuso. Chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si trovava nei moli sotterranei del sottolivello tre. Di fronte a lei c'era la baia sottomarina, un corpo d'acqua semicircolare chiuso da muri di pietra curvi tutt'attorno. Solo le navi che avevano la capacità di sommergersi erano capaci di arrivare fino a lì, dovendo attraversare un breve dedalo sommerso per andare e venire dal mare.
    Una brezza leggera creata dall'acqua soffiò sul suo viso caldo e le scompigliò i capelli, scostandoglieli dagli occhi. Stava sul bordo squadrato del molo, sulla banchina di cemento proprio di fronte alla nave lucente, dalla forma uguale a una nave da corsa ma più larga e più curva, circa cinquanta piedi per venti di acciaio. Anche la cabina sul ponte era anche lei progettata per una gara, con le finestre dipinte di nero. Lo scafo era di un bianco lucente e sul lato vi era dipinto il nome della nave, 'Waterflower'.
    I suoi occhi erano fissati su quel nome come sulla colla.
    "Oh, cielo! E' la nostra sorellina!" disse una voce spumeggiante. "Sì, si è veramente tinta i capelli di nero!"
    Quella voce! Misty si girò immediatamente per vedere tre belle donne in succinti abiti da marinaio che camminavano verso di lei, una in rosso, una in verde e una in giallo. Le sue sorelle! Daisy, con lunghi capelli ondeggianti che le arrivavano fino alla vita. Era stata la più alta delle tre, sebbene ora Misty la superasse di qualche centimetro. Violet, capelli blu come il mare della stessa lunghezza della sorella, alcuni centimetri più bassa di Daisy. Ed infine Lily, i capelli rosa lunghi fino alle spalle, la più bassa delle sue sorelle. Tutte avevano occhi blu come l'oceano, blu come quelli di Misty. E di Valdera. era Lily che l'aveva chiamata per prima.
    "Quanto tempo che non ci vediamo Misty," disse Violet in una voce più riservata, ma ovviamente ancora gioiosa.
    "Grazie al cielo sei qui." Daisy sorrise gentilmente alla sua sorella più giovane. Misty corse loro incontro e le abbracciò, mentre le lacrime le rigavano il volto.
    "Daisy, Violet, Lily, non ci posso credere! Pensavo foste tutte morte nelle Guerre Oscure! Che ci fate qui?"
    Daisy ricambiò l'abbraccio, poi fu la prima ad indietreggiare.
    "Ora, ora, Misty, abbiamo un po' di fretta." Indicò tutte le persone che si rifugiavano correndo alla grande nave. "Credo che dovremo uscire di qui mentre ancora è possibile. Le domande a dopo." La voce di Duplica la chiamò da dietro.
    "S, Misty! Sbrigati ed entra, così ce ne possiamo andare! Erika, i suoi allenatori e tutti gli altri sono già qui! Persino Giselle e Joe!" Una pausa. "Sembri così strana coi capelli scuri," disse poi in tono scherzoso.
    "Erika ha detto che si laverà via in un giorno." Misty si girò per vedere Duplica, a prua della nave, col solito vestito leggero e provocante. I suoi lunghi capelli blu stavano ondeggiando leggeremente nella brezza creata dall'acqua. Lily cominciò a spingerla da dietro, verso il pontile d'imbarco.
    "Andiamo!" gridò eccitata."Dov'Š Ashy?" chiese poi Duplica, improvvisamente preoccupata. "Non lo vedo insieme a te." Il suo improvviso buon umore vol• via come non fosse mai esistito.
    "Noi- noi abbiamo dovuto andarcene senza di lui," disse Misty, sentendo le lacrime invaderle gli occhi. "Ma Sabrina ha detto che starà bene." Duplica la fissò terrorizzata.
    "Sabrina?"
    "Come ho detto," ordinò Daisy fermamente, "Avremo un mucchio di tempo per parlare, una volta che saremo al sicuro fuori di qui. Ora ragazze, usciamo da questo buco!"
    Rapidamente, la lucente Waterflower si staccò dai moli e si immerse nelle acque nere, cominciando a guadagnare velocità per evitare ogni gyarados che cercava di attaccare. Lasciarono la base Ribelle sommersa dietro di loro. E giusto in tempo, mentre tutto il monte sembrava sgretolarsi.

    Le nuvole blu scuro sopra Sud Lavender stavano luccicando in modo innaturale, vorticando impassibili sulla base. Da esse, un immenso tuono cavalcò l'aria, scuotendola col suo rombo. Cominciò a soffiare un vento violento, che fece roteare le acque dell'oceano orientale come in un terremoto. Un'ondata alta trenta piedi sbattè contro le coste andando a sbriciolare la nera sabbia. L'odore di ozono riempiva l'atmosfera.
    Presto, brutalmente, la tempesta eruttò in un rimbombante crescendo, un'ululante cacofonia di puro caos, in un'imponente scarica di tuoni neri, elettricità saettante, energie elementali al loro culmine. Dal profondo della terra, all'interno della base sommersa, una voce solitaria urlò.
    " "Apocalisse Oscura."
    Seguendo l'ordine, i venti gridarono e la terra tremò, mentre la un'ombra si gettava dai recessi della terra, correndo verso la persona, e il suo pokemon, che avevano richiamato quel potere. Un'immensa sfera di tenebra si espanse in ogni direzione, trasformando ogni cosa che incontrava in ombra; la stessa persona che l'aveva provocata non avrebbe mai voluto neppure concepire una cosa simile.
    Nel raggio di un miglio, ogni cosa smise di esistere.

    La mattina non era una mattina, era un istante cupo e scuro. Nuvole blu scure turbinavano in cielo, le stesse di sempre, da quando era stato aperto il cancello, che vibravano innaturalmente, ancora risentendo della distruzione del giorno prima. La ripercussione del disastro stava ancora avendo conseguenze sulla natura, la forma stessa della terra intorno all'area danneggiata era stata mutata radicalmente. C'erano montagne dove prima c'era stata acqua, e acqua dove c'era stata terra. Molte delle rovine di Lavender Town erano state distrutte, sommerse dal mare, ma stranamente la torre dei Pokemon si ergeva ancora nel cielo, indomita, avvolta dai graffiti demoniaci delle sue curve pareti nere.
    Tre miglia a sud-est, dentro l'oceano, le acque nere che riflettevano il cielo si alzavano e si abbassavano in onde increspanti. Non c'erano tanti detriti fra le onde, come ci si sarebbe aspettato; l'esplosione non aveva frantumato. Aveva cancellato.
    Aggrappato alla vita e a un pezzo di legno, c'era una figura svenuta, con un mantello fradicio e uno zaino, strettamente avvinghiato a quel salvagente improvvisato. Nascondeva il volto inconscio sui polsi incrociati. Il solo sopravvissuto alla distruzione. Ma anche il suo istigatore.
    Vicino a lui, una bianca nave lucente emerse dai flutti, tranquilla. Un riflettore brillò sulla cima della grande barca, inondando di luce la figura che galleggiava nell'oceano. Una donna dai capelli rossi e con un mantello blu sbucò dal cabinato e si tuffò nel nero oceano. La donna nuotò a stile libero verso il naufrago privo di conoscenza, lo prese per la vita e lo riportò sulla nave, spingendosi con la mano libera e con potenti calci dei piedi.
    Una corda fu calata dalla nave, per riportare i due a bordo.
    "Sta bene?" chiese Duplica, mentre Misty si sedeva, riposandosi dalla nuotata. Bruno esaminò l'incosciente Ash. Pikachu, anche lui svenuto, giaceva vicino a lui, il suo pelo nero grondante acqua marina. Il topo elettrico era dentro lo zaino anch'esso fradicio, sebbene l'interno fosse più asciutto di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, visto che il materiale marrone era idrorepellente.
    "Sembra a posto. Almeno non ha bevuto acqua."
    Misty si trascinò a fianco di Ash. Le sue guance erano bagnate, sia per l'acqua dell'oceano che per la lacrime.
    "Te l'avevo detto che sarebbe sopravvissuto." Misty alzò lo sguardo per guardarla, con le mani dietro la schiena, il suo mantello color crepuscolo e i lunghi capelli immobili nonostante la brezza marina.
    "Perchè ci stai aiutando?" chiese con voce sottile. "Non sei una della Lega?" Sabrina scosse la testa.
    "Non devo fedeltà a nessuno, se non al destino." "E allora qual Š il nostro?"
    "Quello che vivrai. Ma ora Š questo." Li fissò con gli occhi blu scuro spalancati, sinistri ma straordinariamente belli. "Per sconfiggere la profezia, devi fare questo. Distruggere le anime che l'hanno realizzata. Distruggi i Quattro Grandi, e il Signore della Lega." Guardò attentamente la piccola pokeball che era scivolata dal mantello nero e fradicio di Ash, fin sul pavimento della nave. "Ne hai già uno." p>

    Fine della nona Parte

    POKEDEX

    PIKACHU OMBRA
    Tipo 1: Ombra
    Tipo 2: Elettricità

    Attacco: Demone d'Ombra
    Tipo: Ombra
    Tutta la luce viene assorbita. La vera natura di questo attacco è ancora ignota.

    Nd^Kane^: *in origine, lo scioglilingua in inglese era "she sells seadras at the seashore", che in italiano suonerebbe come "lei vende seadra sulla spiaggia". Non ero in fase... creativa, per cui non ho trovato nulla con cui sostituirlo, perciò ho messo qualcosa di tradizionale^_^.
     
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