Capitolo VII- Le Urla della Banshee

Attack on Titan- Days from a Dramatic Past

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. °Forfeus°
        +4   Like  
     
    .

    User deleted


    Capitolo VII

    Le Urla della Banshee



    Zl5Wjtg



    “ L’avvento dei giganti ha diviso l’umanità in diverse tipologie, se vogliamo usare un linguaggio tecnico. Da una parte ci sono i prudenti, coloro che non appena hanno visto la crudeltà dei titani sono fuggiti mettendo la loro vita come principale priorità. Poi ci sono i coraggiosi, coloro che non voglio arrendersi dinanzi a questa minaccia e tentano il tutto per tutto, sacrificando la loro stessa vita per la causa dell’umanità. Al terzo posto troviamo i codardi, ovvero quegli uomini che sfruttano il caos generato dai titani per scatenare scorribande, furti e qualsiasi altra bassezza esista. Infine ci sono ci loro, la peggior feccia, quelle persone che preferisco ignorare questa minaccia, vivendo nell'illusione che ci sarà sempre qualcun altro che morirà per loro. Beh, si sbagliano… si sbagliano di grosso”

    Katya Monford




    < Bene > disse con tono di sfida < Chi vuole essere il primo ad essere castrato? > alcuni osservando le lame d’acciaio, appena sfoderate dalla ragazza, deglutirono e si allontanarono borbottando frasi incomprensibili, ma sei di loro rimasero fermi lì, imperterriti.
    < Sono i cacciatori di titani… > osservò uno degli uomini lanciando sguardi a tutti i membri dei Delta.
    < Non mi importa chi sono, se difendono questa pazza sono pazzi anche loro! > sbraitò il boscaiolo.
    < Stolti… mostrate coraggio solo in situazioni del genere? > chiese con sarcasmo Katya, pulendosi il sangue dalla bocca.


    < Maledetta stronza! > esclamò l’uomo pronto a sferrare un calcio, ma fu prontamente intercettato da Isabel che gli puntò una delle spade alla gola.
    < Muoviti di un centimetro e ti strapazzo la giugulare, sono stata chiara? > l’uomo deglutì, tagliandosi lievemente con la lama ed arretrò di scatto, stringendo i denti e tenendo una mano sul collo. Alan, Dom e Ivy avanzarono, tenendo d’occhio gli altri uomini.
    < Siamo tutti bravi a maneggiare le armi, puttanella, ma cosa sei senza le tue spadine luccicanti? > la insultò il boscaiolo, ridacchiando. Isabel si incupì in volto:
    < Te lo mostro subito… > sibilò, riponendo le spade al loro posto e scattando all’attacco: lo colpì nello stomaco, senza che lui potesse reagire, spezzandogli il fiato.
    L’uomo indietreggiò e gli altri si lanciarono immediatamente all’attacco dei delta:
    Alan schivò il gancio di un operaio, piegandosi sulle ginocchia, e lo caricò spingendolo con forza contro il muro.
    Dall’altra parte Dom investì con una gomitata un pastore, colpendolo ripetutamente con calci e pugni, finché quest’ultimo non cadde a terra, invocando pietà.

    Fuori uno.

    < Me la pagherai, puttanella… > mugugnò il boscaiolo, riprendendo fiato.
    < Sono qui, vieni a prendermi! > lo schernì Isabel agitando la mano in segno di invito mentre intorno a lei la scazzottata proseguiva con estrema violenza.

    Ivy schivò il calcio ben piazzato di un maniscalco, rotolando prima a sinistra e poi a destra, afferrò con sicurezza il braccio del malcapitato dopo l’ennesimo pugno a vuoto e lo bloccò girandoglielo dietro la schiena, ma quest’ultimo riuscì a sferrargli una gomitata nel ventre e a farla barcollare quel tempo necessario a colpirla nuovamente con una ginocchiata.
    Alan inchiodò il suo avversario al muro e dopo averlo gonfiato a suon di pugni, rendendo la sua faccia simile ad una maschera di sangue, lo finì con una ginocchiata nello stomaco, facendolo piegare in due dal dolore, stramazzando a terra agonizzante.

    Meno due.

    Isabel si mosse agilmente, evitando i ganci poderosi ma lenti del boscaiolo e piegandosi al momento giusto allungò la gamba, facendo cadere il suo avversario a terra. Il boscaiolo d’altro canto la afferrò per un piede e tirando con tutte le sue forze la fece stramazzare a terra con un impatto terribile.
    Alan corse in soccorso di Ivy che nel frattempo era caduta a terra e tentava di difendersi con le braccia dal suo avversario che inveiva con violenza, mentre Dom si scagliava con foga contro l’ultimo avversario rimasto: una guardia.

    Il giovane ricevette in pieno viso un gancio micidiale, reso più doloroso dal guanto di cuoio, ma pur arretrando riuscì a tirare una testata alla guardia sfruttando l’effetto frusta e continuando a barcollare sfruttò il momento di distrazione per lanciarsi a peso morto contro l’uomo che incespicò fino a cadere rovinosamente a terra.
    < Ti farò pentire di essere nata, puttanella! > il boscaiolo era riuscito a salirle addosso dopo che era caduta e stava per farle qualcosa di molto peggio dell’esser picchiata: urlando furiosa, mentre quest’ultimo le teneva le braccia bloccate con le gambe e tentava di sfilarle la parte superiore della divisa, gli sputò in un occhio e non appena il tipo allentò la presa sulle braccia si liberò e spingendolo indietro lo colpì in mezzo alle gambe con un calcio.

    Alan afferrò per la tunica il maniscalco e strattonandolo lo prese per la vita e spingendolo all’indietro fece urtare la sua testa contro le rocce della strada , facendogli perdere i sensi in pochi secondi.

    Meno tre.

    Nello stesso momento Dom si era ripreso dal colpo e afferrando un barile lì vicino lo aveva scagliato contro la guardia, correndo verso di lui come un forsennato e colpendolo al torace con entrambi le mani unite, roteando su sé stesso, con una tale forza da far volare il soldato che si era da poco rialzato.

    Meno quattro.

    Isabel si rialzò, con una parte della tunica stracciata che lasciava intravedere il seno e con un’aria gelida si avvicinò al boscaiolo che tentava di proteggere i gioielli di famiglia con le mani e piagnucolava come un ragazzino.
    < Maledetta, tu… io… d’accordo, m-mi arrendo > balbettò l’uomo in preda ad un dolore atroce.
    < Signori, mai sfidare dei soldati addestrati che hanno visto più volte la morte in faccia > sentenziò Alan sistemandosi la divisa e Dom aiutò Ivy a rialzarsi.

    Isabel continuò ad avvicinarsi fino ad essere a un passo dal suo avversario: agguantò l’uomo per la rude camicia che indossava e lo costrinse a mettersi in piedi nonostante fosse conciato male.
    < Isabel, lascialo andare, credo abbia imparato la lezione > le consigliò Alan, che era passato a sincerarsi delle condizioni di Katya.
    < No… > la ragazza scivolò alle spalle del boscaiolo e con un gesto felino gli spezzo l’osso del collo, come se niente fosse. L’uomo si accasciò a terra senza vita, davanti allo stupore delle presenti e al terrore degli sconfitti.
    Con estrema tranquillità Isabel si volse verso Katya, lasciandosi alle spalle il cadavere.
    < Come ti senti? > le chiese, ignorando gli sguardi perplessi dei suoi compagni: nessuno si sarebbe mai aspettato una reazione del genere, ormai erano abituati a far fuori i giganti, non gli esseri umani.
    < Grazie a voi sto bene, spero di potermi sdebitare un giorno > lanciò uno sguardo al corpo inerme del boscaiolo < Ha avuto quello che si meritava > sussurrò all’orecchio di Isabel < Ma non so ancora il nome della mia salvatrice > aggiunse.
    < Isabel Ackerman . Loro sono Ivy, mia sorella, Alan e Dominic > rispose la ragazza indicando rispettivamente i suoi compagni di squadra. Quest’ultimi si limitarono ad annuire, intenti a spostare i corpi dei loro ex avversari e il cadavere del boscaiolo.
    < Ora se volete scusarmi, è meglio che io abbandoni questa città insolente. Ho fatto il mio dovere e se gli abitanti non mi hanno voluto ascoltare, beh, peggio per loro. Questa città avrà ciò che si merita, perciò… fate attenzione > la donna si inchinò lievemente per salutare i suoi salvatori e ringraziarli ancora una volta, dopodiché si incamminò di buona lena, annotando qualcosa su una sorta di libro.

    La osservarono mentre si allontanava, finché la sua figura non divenne un piccolo puntino imprecisato in mezzo al grigiore delle case. Quella ragazza aveva un che di inquietante e di ammaliante al tempo stesso, ma non era il momento di pensarci, dovevano allontanarsi da lì prima che qualcuno si accorgesse del cadavere.
    < Isabel… > tentò di approccarsi Ivy.
    < Io torno alla locanda, ho bisogno di dormire… > rispose secca lei e si incamminò, lasciandosi alle spalle Ivy che la osservava preoccupata, Dom che sospirava e Alan che le lanciò un unico, veloce, sguardo. E sorrise.

    [… ]

    Il Giorno Dopo





    Il sole stava sorgendo per inaugurare il nuovo giorno con i suoi raggi quando tutti a Litia lo udirono: un unico, singolo, mostruoso e spaventoso urlo che si perse nella pianura fino a giungere ai piedi dei monti.
    Tutti furono risvegliati da quell’urlo, ma i Delta, più di chiunque altro, riconoscendolo balzarono giù dai letti, indossando velocemente le divise e l’attrezzatura.
    Senza scambiare neanche una parola abbandonarono in fretta le camere della locanda per dirigersi nelle strade della città dove tutti si guardavano intorno confusi, perplessi e ancora assonnati.
    < Alle mura! > ordinò Alan correndo a perdifiato e schivando tutte le persone che osservavano alcune colonne di fumo innalzarsi dalle mura.
    < Roger! > risposero all’unisono gli altri tre, mentre l’ennesimo urlo riecheggiava con imponenza, costringendo i più deboli a cadere sulle ginocchia a proteggersi le orecchie per non sentire quell’orrore.

    Un terzo urlo, ancora più disumano, squarciò l’aria della città e le anime dei suoi abitanti: tutte le finestre si infransero riversando una pioggia mortale per le strade e alcune crepe sembrarono apparire anche sugli edifici meno resistenti.
    Non appena salirono sulla cinta muraria videro volare le pale di un mulino a vento che precipitarono in mezzo alla
    strada principale, schiacciando e falciando i presenti, scatenando il caos tra i cittadini.


    All’orizzonte si stagliava la figura di un titano classe quindici, unico nel suo genere: era un titano femmina, dai lunghi capelli argentati e dagli occhi rossi come il sangue. Sembrava avere la carnagione più pallida rispetto agli altri giganti, ma ciò che saltava agli occhi era la mancanza della pelle in alcuni punti, come parte del petto e intorno agli occhi.



    <e’ da sola? > chiese Dom impugnando le spade.
    < Sì, ma non promette nulla di buono… > rispose Alan guardandosi alle spalle per intravedere i resti delle pale < … nessun titano aveva mai fatto qualcosa del genere >
    Improvvisamente il titano iniziò a correre verso la città e i soldati della guarnigione furono presi dal panico, vedendo quel mostro che si avvicinava sempre di più.
    < Sta venendo proprio verso di noi… > osservò Dom, mentre molti degli uomini abbandonavano le mura spintonandosi a vicenda giù per le scale < Di questo passo finirà contro le mura >.
    < No… > lo corresse Alan < Ha in mente qualcos’altro. Prepararsi allo scontro! > impugnò le spade mentre le due ragazze le sguainavano generando dei sibili metallici < E’ un classe quindici anomalo, fate attenzione, non sappiamo come agirà! > i passi del titano tuonavano e si facevano sempre più nitidi e la sua figura sempre più imponente.

    La gente nel frattempo fuggiva terrorizzata in mezzo alle strade di Litia, maledicendosi per non aver creduto alle parole della Monford, di aver vissuto nell’illusione di una vita serena lontana da quegli abomini.
    Il titano giunse davanti alle mura e i Delta stavano per iniziare l’attacco quando accadde l’impossibile: l’essere, poggiando una mano sulla cinta muraria, la scavalcò come fosse stato un recinto per il bestiame, atterrando su una casa e riducendola in pezzi.

    I quattro soldati osservarono stupiti l’intera scena, increduli e furono costretti ad allontanarsi per non finire schiacciati dal braccio del titano che distrusse qualsiasi cosa presente su quel lato delle mura. Atterrarono sul tetto di una grande casa, mentre il classe quindici avanzava imperterrito verso la chiesa di Litia, devastando interi edifici e schiacciando qualsiasi soldato si opponesse alla sua avanzata.
    < Dobbiamo fermarla o di questo passo distruggerà l’intera città! > esclamò Alan facendo scattare i cavi e dirigendosi verso il mostro, seguito dal resto della squadra.

    Il titano balzò davanti alla chiesa e staccandone con forza il campanile lo scaraventò proprio nella direzione in cui la popolazione stava cercando scampo, causando un massacro: intere case furono spazzate via dalla torre in pietra e la campana si staccò dalla piccola cupola, rotolando per la strada e proseguendo l’opera di morte.
    I Delta sfrecciarono accanto al titano anomalo, evitando le macerie che precipitavano dalla torre spezzata, accerchiandolo, ma fu in quel momento che l’essere afferrò Isabel con la mano destra, scaraventandola con forza sul tetto della chiesa.

    La ragazza rotolò sulle tegole impolverate della struttura e arrancò, stordita dall’impatto, mentre i suoi compagni furono costretti ad allontanarsi per evitare i colpi del mostro.
    In quell’istante Alan si accorse che altri giganti stavano entrando nella cittadina da una breccia che si era generata nello stesso punto in cui il titano femmina aveva poggiato la mano per fare leva.
    < Merda… > imprecò, mentre Dom e Ivy accorrevano in soccorso di Isabel.

    Il titano anomalo si avvicinò con il viso a lei, soffiando una nube di vapore dalla sua bocca: i suoi occhi rosso sangue la fissavano con una tale intensità che per poco non distolse lo sguardo.
    <acker… man… > sibilò in modo spettrale e Isabel sgranò gli occhi.

    “ I Titani non possono parlare… i titani non possono…”

    Edited by °Forfeus° - 8/9/2013, 12:41
     
    .
  2. Nikki_Kurenai
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ma quant’è azzeccata la melodia iniziale mentre si menano? *-*
    Si, Katya mi piace particolarmente qui XD certo, poteva anche lasciarlo campare quel povero cristo D: ma…va bene ugualmente u.u ottima descrizione dei movimenti dei combattenti.
    Oddio °_° La parte finale…!
    Vado all’altro capitolo!!!
     
    .
1 replies since 4/9/2013, 21:26   187 views
  Share  
.