Capitolo X- Una parte di Noi

Attack on Titan- Days from a Dramatic Past

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. °Forfeus°
        +3   Like  
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO X

    Una Parte di Noi


    Zl5Wjtg



    “Quando seppelliamo un nostro caro, perché lo facciamo?”

    Terra sui piedi.

    “Per concedergli un luogo sicuro dove riposare?”

    Ancora terra.

    “O forse per poterlo commemorare, lontano dagli sciacalli?”

    Terra sulle gambe.
    “Oppure lo facciamo per non dover più vedere quel volto pallido che fino a poco prima ci sorrideva?”

    Altra terra, scura e forse intrisa delle ceneri di quella tragedia. Nessuno fiata, nessuno parla, non in quel momento, non davanti a quella scena. L’ha ordinato il generale.

    “I motivi per cui seppelliamo i nostri cari possono essere tanti, ma forse la risposta più semplice si trova in una sola affermazione: lo facciamo per noi stessi e non per gli altri”

    Terra sul busto, le gambe non si vedono più. Terra sulla ferita ancora color porpora, nascondiamo anche quella.

    “Quando qualcuno che amiamo muore ci sentiamo perduti, non è così? Allora decidiamo di seppellirlo, perché vogliamo dimenticare il sapore del dolore, tutta quella cruda sofferenza, ma al tempo stesso ci vogliamo ricordare di quella persona, perché di lei ci rimangono solo i ricordi”

    Terra sulle braccia unite in preghiera, terra sulle mani strette intorno a quel tulipano sopravvissuto.

    “Ciò che non vogliamo ammettere però è che con quel gesto, seppelliamo una parte di noi insieme al defunto. Una parte di noi stessi muore insieme a lei e non possiamo farci nulla, nemmeno le lacrime riescono a intaccare quel segno indelebile. Era una parte di noi, è una parte di noi”

    Terra sulle spalle, terra sul collo. Si fermò di colpo, con la pala ancora in mano e Alan fece altrettanto, notando il suo sconforto: il viso di Ivy spuntava dalla terra scura e quel pallore mortale entrava in contrasto con i capelli rossicci. Sembrava ancora sorridere, nonostante tutto.
    < Addio Ivy, possa tu riposare in pace > sentenziò Dom, scuro in volto.
    < Presentar… formazione! > sedici fucilieri scattarono < Caporal Maggiore Ivy Ackerman, squadra Delta, corpo di ricognizione. Grazie per aver servito l’umanità. Fuoco! > una croce di legno < Fuoco! > il mantello lacero < Fuoco! > la spada conficcata accanto alla croce, un ultimo saluto, un’ultima lacrima.

    < Riposo! > tuonò il generale e i soldati si allontanarono, mormorando tra di loro.
    < Grazie per averle concesso questo omaggio funebre, generale > Alan si avvicinò alla figura in armatura accanto alla tomba, stringendo tra le mani lo stemma della divisa di Ivy.
    < Dovere, tenente, so bene cosa si prova quando si perde un proprio caro, ma nella nostra situazione i sacrifici sono necessari e Litia ne è la prova > rispose Vouber accarezzandosi la barba grigia. Dom strinse i pugni.
    < Il caporale Ackerman non verrà dimenticato. Il suo sacrificio ha aiutato l’umanità in questa guerra > aggiunse. Sacrifici, solo sacrifici, sapeva pensare solo a quello.
    < Maledetto bastardo, tu non sai un bel niente! > Dom scattò verso il generale, afferrandolo dal mantello che pendeva davanti al collo. Quell’azione colse tutti di sorpresa.
    < Ivy era una mia amica! L’ho vista crescere e adesso è morta! Tu non puoi capire cosa sto provando, non puoi! > urlò, con le lacrime agli occhi.
    < Generale! > esclamarono alcuni soldati sguainando le spade, pronti ad intervenire, ma l’uomo fece cenno con la mano di non muoversi.
    < Aveva quindici anni… > sussurrò.
    < Cosa!? > Dom era confuso, ma non allentò la presa.
    < Mia figlia, aveva quindici anni… quando è morta > a quelle parole sussultò e arretrò di qualche passo con gli occhi sgranati.
    < Come? > balbettò.
    < Uno di quei mostri l’ha divorata davanti ai miei occhi e io non ho potuto fare niente per salvarla > si avvicinò all’orecchio del giovane < Almeno tu hai un corpo da compiangere, non lamentarti… > con quella frase gli diede il colpo di grazia e come se niente fosse si volse verso Alan.
    < Tenente Callaghan, mi segua > e si incamminò.

    Alan raggiunse Dom:
    < Dom devi farti medicare e hai bisogno di riposare >
    < Io non… non ho bisogno di riposare >
    < Questo è un ordine.>
    < Sissignore > sussurrò il giovane e si allontanò, in silenzio, pieno di rancore e dolore.



    Il tenente seguì Vouber che stava ispezionando l’accampamento del battaglione.
    < Allora, tenente, che cosa ci facevate voi del corpo di ricognizione a Litia? >
    < Ero in riposo con la mia squadra, una sosta prima di proseguire verso ovest > rispose secco Alan, immerso nei suoi pensieri.
    < Dei cacciatori di giganti così lontani dalla Nazione? Se me lo raccontassero non ci crederei > era un uomo possente, dalla fisionomia robusta e non doveva avere più di quarantacinque anni.
    < Sono stato incaricato di proteggere i civili che fuggono verso le Grandi Mura, ma sono stato diviso dal resto del plotone e ho continuato ad agire con la mia squadra > non amava raccontare la sua vita come fosse stato ad un’interrogazione nell’accademia militare, ma quello era pur sempre un generale.
    < Il giovane irascibile e la ragazza deceduta? > un gruppo di alabardieri li oltrepassò salutando frettolosamente il generale.

    < Ne manca un’altra > molti dei soldati che vedeva ridevano e scherzavano, felici del non aver dovuto fare alcune che grazie ai mortai. Troppo facile.
    < Un’altra? E’ caduta anche lei in battaglia? > per un attimo si chiese come mai un ufficiale di alto rango si interessasse così tanto alle vicende della sua squadra, ma accantonò subito il pensiero.
    < No, è stata rapita > senza quasi accorgersene erano arrivati vicino alle batterie dei mortai.
    < Rapita? E da chi? > gli ingegneri non badarono a loro, impegnati nella manutenzione delle armi da fuoco.
    < Dal titano Banshee > notando lo sguardo perplesso dell’uomo proseguì < Il Titano anomalo dalle sembianze femminili che ha attaccato Litia questa mattina. E’ un classe quindi e genera delle urla capaci di stordire e perfino far impazzire chi le ascolta. E’ per questo che l’ho chiamata “Banshee” >
    < Lei dà i nomi ai titani? > l’uomo sghignazzò leggermente.
    < Sì, li usiamo per catalogare i titani anomali. Bisogna conoscere il nemico per affrontarlo al meglio. Comunque, proseguirò il mio rapporto solo se lei risponderà a due domande > i loro sguardi si incrociarono.
    < La ascolto >

    < Perché avete distrutto Litia e quali sono i piani dell’esercito di Aurora? > nel pronunciare quelle domande il suo sguardo cadde sulle rovine ancora fumanti della città, disseminate di crateri e cadaveri di giganti in evaporazione.
    < Semplice ragazzo, non potevamo aspettare che la città fosse evacuata, i giganti erano già avanzati troppo. Mi dispiace che tu e la tua squadra vi siate ritrovati sotto il fuoco dei mortai, ma era un’azione necessaria > aveva risposto alla prima domanda con una tranquillità e una schiettezza inumane, che razza di persona era?
    < So bene che non possiamo vincere questa guerra e so anche cosa hanno in mente ai piani alti, ma prima di andarci a chiudere in quella gabbia che voi chiamate “Grandi Mura” le truppe di Aurora insieme agli eserciti dei regni sopravvissuti daranno una bella batosta a quei figli di puttana > questa volta colpì con un pugno la propria armatura sul petto, generando un rumore metallico che si perse presto nell’aria.

    < E come pensate di dargliela questa batosta? > quello non era un linguaggio da grande uomo dell’esercito, ma ciò dimostrava che Vouber non si nascondeva dietro i soliti stereotipi.
    < Stiamo rastrellando tutta la zona intorno ad Aurora e alla Calandrica, creando delle posizioni difensive come questa, con mortai e cannoni di varia lunghezza per spingere quei sacchi di carne ambulante a dirigersi in una singola direzione >
    < Ovvero? >
    < Le pianure del crepuscolo davanti ad Aurora. Li aspetteremo lì, mentre la città verrà evacuata per sicurezza. Dimostreremo a quelle bestie di cosa è capace l’umanità e prima che lei possa saltare a conclusioni azzardate le dirò: se non affrontassimo i giganti in questa battaglia le vostre care mura verrebbero assaltate ancora prima di essere ultimate > quel tono di superiorità l’aveva infastidito, ma aveva ragione: il Wall Maria era ancora in costruzione e anche con tutte le truppe a sua difesa sarebbe bastato poco e niente per mandare a puttane il lavoro di anni. Ma era davvero necessario organizzare un faccia a faccia con i giganti in una pianura?
    Che razza di idea malsana avevano in mente i soldati di Aurora? Ormai era da due anni che vagava tra un regno e l’altro e le notizie non viaggiavano più come una volta.

    < Vuole unirsi a noi, tenente? Aurora è uno dei pochi regni ancora sano di mente, se così vogliamo dire >
    < In che senso? > quell’ultima frase l’aveva incuriosito.
    < Nel senso che la gente sta impazzendo con questa storia dei giganti. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno e di questo passo ognuno farà ciò che vuole, infischiandosene delle conseguenze. Capisce? > Alan annuì: quell’uomo aveva carisma, doveva ammetterlo, ma c’era qualcosa in lui che ancora non riusciva a capire, un particolare che lo faceva restare in guardia.
    < Generale, io devo salvare il caporale Isabel Ackerman, non posso abbandonarla e se il titano l’ha rapita e non uccisa allora ci deve essere un motivo > sembrava l’affermazione più banale mai concepita, eppure era quello che pensava.
    < Vuole fare l’eroe, Callaghan? >
    < No, signore, ma devo adempire al mio ruolo di comandante e non posso abbandonare al suo destino un mio commilitone > il tenente scattò nel tipico saluto militare dei tre corpi delle grandi mura e questo sembrò far colpo sul generale che sorrise sotto i baffi.
    < Ha fegato, tenente, ma dubito che lei e il suo compagno possiate attraversare una zona infestata dai giganti. Le pare? Ho sentito parlare di quello strano congegno che porta attaccato alla vita e della sua efficacia, ma restate sempre due contro decine e decine di ostili > un altro punto per il generale, stava perdendo la pazienza.

    < Cosa propone? > il pensiero di Isabel nelle mani del titano banshee gli faceva ribollire il sangue nelle vene, ma in quelle condizioni non poteva fare nulla per salvarla, poteva solo augurarsi che fosse ancora viva.
    < Potrà seguire me e il mio battaglione verso l’accampamento al fronte ovest, giunti lì le darò il comando di una squadra e potrà iniziare la sua ricerca. Se ben ricordo il titano anomalo è fuggito verso sud e da quella parte c’è solo una zona dove si è potuto rifugiare, per il resto è terra di nessuno da prima che arrivassero i giganti, perciò non perda le speranze >
    < D’accordo > si limitò a rispondere il tenente, stringendo con forza la mano del suo astuto interlocutore. Aveva fatto la scelta giusta? L'avrebbe scoperto.
    In un modo... o nell'altro.
     
    .
0 replies since 14/9/2013, 16:51   87 views
  Share  
.