Yramir

Buio. Nessun rumore. Elwin aprì gli occhi “Un’altra notte è passata” fu il suo primo pensiero. Tutto intorno a lui era ricoperto di uno strato di soffice neve bianca. Elwin si alzò da terra, spense il fuoco, raccolse i suoi effetti personali e si rimise in marcia. Ormai non ricordava da quanto tempo vagasse per le Lande, sapeva solo che non poteva fare altrimenti. Elwin Namster fu cavaliere molto tempo fa, ma ora era costretto a vagabondare per le terre di nessuno, cercando ogni giorno un modo per sopravvivere.
Il sole sorgeva sulle Antiche Montagne, la sua luce pallida si rifletteva sulla neve, le tenebre se ne andarono e le ombre dei pini si allungavano al suolo come se scivolassero sul manto nevoso. Elwin riprese a camminare: non aveva una destinazione ben precisa, era tale e quale ai cavalieri erranti di cui aveva sentito parlare nelle leggende quand’era ancora a palazzo, ma pur senza meta aveva uno scopo ben preciso: riprendersi ciò che era suo di diritto, il trono di Yramir. La notte in cui fu costretto ad abbandonare la sua casa era ancora impressa nei suoi ricordi: era di ritorno dal giro di ronda nella foresta di fronte al castello, lasciò il suo cavallo nelle stalle e salì verso la sala del trono. La sala era a dir poco maestosa: i muri erano oranti con vessilli e stendardi recanti gli stemmi degli antichi re, sculture di ogni tipo adornavano la sala, immensi candelabri in ferro battuto e pietre preziose pendevano dal soffitto, emanando una luce fioca per tutta la sala. Ma uno strano silenzio aleggiava quella notte nella fortezza, un silenzio insolito, nessun rumore, nessun membro della servitù nè del corpo di guardia che si aggirava per quelle sale. Senza fare troppo rumore Elwin si diresse verso gli alloggi del re e lì capì la causa del silenzio: il Re, suo padre, insieme alla moglie e ai suoi fratelli giacevano a terra in un lago di sangue “Aiuto, aiutatemi il Re è stato aggredito” urlò Elwin, ma nessuno gli rispose. Silenzio e ancora silenzio. Corse allora negli alloggi della servitù per cercare aiuto, ma li trovò vuoti. Pochi istanti dopo udì dei passi echeggiare nelle sale del castello, una moltitudine di passi. In prenda allo sconforto e alla paura, Elwin corse alle stalle, prese il suo destriero e fuggì.
Solo qualche mese dopo scoprì cos’era realmente successo: Sir Aramin Flowyr, primo cavaliere del re aveva organizzato in gran segreto un colpo di stato per impossessarsi del trono, appoggiato da alcuni potenti Lord, fece irruzione con un esercito nel castello, sterminò la famiglia reale e si proclamò Re.
L’odio e la sete di vendetta facevano ribollire il sangue nelle vene ad Elwin, ma egli era tutto meno che uno sciocco: sapeva che da solo non sarebbe mai riuscito a riconquistare il trono, gli servivano degli alleati, gente come lui che non avrebbero mai approvato Aramin come Re di Yramir. E proprio per quello si stava dirigendo a Nord, per incontrare Lord Robert Lemir, amico fedele di suo padre
Erano ore che Elwin camminava nella Foresta Gelata, sembrava non finisse mai. Gli alberi, maestosi e antichi guardiani di quel posto, si stagliavano alti e spogli, osservavano silenziosi e immobili il giovane camminare, il silenzio era rotto solo dal suono lontano di un tordo che cantava alla prime luci dell’alba. Ad un tratto un rumore attirò l’attenzione di Elwin: non era dovuto a qualche animale, era un rumore diverso, un tintinnio ferroso. “Cavalieri del Nord” pensò il ragazzo. Si nascose dietro un grosso tronco, in attesa di vedere cosa provocasse quel rumore e fu lì che li vide: poco più in là spuntarono tre uomini, indossavano pesanti pellicce d’orso borchiate sopra una finissima cotta di maglia. Un fodero di pregiato cuoio rivestiva le loro spade e tutti e tre portavano sulla schiena uno scudo su cui era inciso un orso bianco su sfondo verde: erano cavalieri di Lord Lemir, probabilmente pattugliavano la foresta o erano in cerca di selvaggina. Elwin uscì allo scoperto recandosi verso di loro. Dopo aver udito i suoi passi, istintivamente uno dei tre uomini estrasse la spada e gliela puntò contro “Chi sei tu? Da dove salti fuori?” “Suvvia Sir non è il caso di estrarre la lama, sono un semplice viandante che si è perso in questa tetra foresta” disse Elwin “I viandanti non portano scudo e lama” “Questi?! Sciocchezze sono solo per difesa, voi ben sapete che non è prudente vagare per le Lande disarmati”. Fu in quel momento che il più anziano dei tre intervenne, posò una mano sulla lama e invitò il suo compagno a rifoderarla. “Il simbolo marchiato sul vostro scudo potrebbe procuravi guai, siete a conoscenza di ciò?”. L’aquila argentea brillava sotto la luce fioca. “Un aquila argentata su sfondo blu, chi siete voi realmente?!” Chiese il vecchio. “Il mio nome e Elwin Namster”. Lo stupore pervase i tre cavalieri. “Chiedo scusa per l’inconveniente Sir Namster, il mio nome è Duran, Comandante dei Cavalieri del Nord di sua eccellenza Lord Lemir, colgo l’occasione per porle le mie condoglianze, quel bastardo di Sir Flowyr merita qualcosa di peggiore della morte per ciò che ha fatto a voi, al vostro regno, e vuole per sino che noi altri lo chiamiamo Re, che gli Antichi Dei possano dargli la giusta punizione per ciò!! E se posso, cosa vi porta qui Sir, nelle fredde Lande del Nord?!” “Sono qui per incontrare il vostro signore” “Seguitemi, vi condurrò verso la fortezza, sarete stufo e stanco dopo il lungo viaggio”. Detto ciò si misero in marcia verso la Casa Lunga di Lord Lemir, finalmente, dopo il suo lungo peregrinare per quelle terre dimenticate dagli Dei, era arrivato alla sua meta...

SPOILER (clicca per visualizzare)

E' una cosa buttata li che avevo scritto qualche tempo fa, siate onesti ditemi cosa ne pensate, e siate clementi per gli orrori ehm errori ortografici, io e la grammatica itagliana ogni tanto facciamo a cazzotti