L'angolo dell'ascolto impegnato.

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    Ripropongo un topic che sono solito creare in gran parte dei forum che frequento, questo perchè è un argomento che mi interessa tanto e non è raro scovare delle vere e proprie perle.

    Ho pensato di creare un topic riguardo tutte quelle canzoni per così dire "impegnate" al livello di significato o ascolto, quel tipo di canzoni che in genere impiega un po' per prenderti in tutta la sua bellezza e poesia ma che ha effetti devastanti. Canzoni che probabilmente non sono fruibili a tutti, proprio per la loro complessità o il livello di comprensione che deve esserci dietro.

    E' gradito un commento di spiegazione della canzone e del motivo che ve la fa ritenere "impegnata" anche se non è obbligatorio.

    Inizio con la mia canzone preferita (o una delle mie canzoni preferite)

    Nel 1939 la cantante Vera Lynn pubblica una canzone riguardante la guerra dal titolo "We'll Meet Again". È una delle canzoni più famose degli anni della Seconda guerra mondiale, e si riferisce ai soldati che andavano a combattere lasciando le loro famiglie e le loro innamorate. "We'll meet again è inteso in modo strano, come a lasciar intendere che prima o poi si rincontreranno, che sia in vita o in morte. l'unica cosa certa è che ciò avverrà in un giorno di sole.
    We'll meet again
    Don't know where
    Don't know when
    But I know we'll meet again
    Some sunny day

    CODICE
    http://www.youtube.com/watch?v=cHcunREYzNY

    Esattamente 30 anni dopo Vera Lynn ispira una delle più toccanti e meno considerate canzoni dell'album The Wall, album che tra i tanti temi ha proprio la guerra.
    E così Pink, il protagonista di The Wall, si ritrova a ripensare al padre morto in guerra, alla terribile solitudine e apatia espressa in "Nobody Home" e al muro che lo opprime.
    E' così che nasce "Vera".
    Una canzone corta per gli standard dei Pink Floyd e dal testo quasi sbrigativo ma che è probabilmente una delle più profonde di tutto l'album

    Does anybody here remember Vera Lynn
    Remember how she said that
    We would meet again
    Some sunny day
    Vera! Vera!
    What has become of you
    Does anybody else in here
    Feel the way I do ?

    CODICE
    http://www.youtube.com/watch?v=F7ZI1iqDa3s
     
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    Immensa opera Post-Rock dai caratteri pacifisti.
    Non è la mia preferita, ma la trovo comunque bellissima.
    Una violenta analisi della società e del suo degrado, con un fortissimo accento al pacifismo e alla corruzione di questo mondo
    Un tempo mi prendevo un'ora per ascoltarlo tutto, testi alla mano, cercando di non esser disturbato.
    Anche musicalmente viene rispecchiata l'atmosfera di mancanza di speranza e di rottura di qualcosa rendendo il risultato, se ben seguito e interpretato, decisamente godibile.

    Vi allego i vari testi, per chi abbia voglia di cimentarsi come me in un ascolto un po' consapevole di un'opera che difatto, senza testi, perde metà del suo valore.

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    Più romantica di questa (per le parole usate) per me non c'è.

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    https://m.youtube.com/watch?v=OyKhtmjFTls
     
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    Considerando il modo in cui è stato aperto questo magnifico topic ormai abbandonato, voglio citare un altro capolavoro dei Pink Floyd, non di The Wall sta volta. Ciò che più ammiro della band è lo straordinario modo in cui sono riusciti a scrivere certi concept album che sono passati alla storia e come, quelli che più li hanno lanciati, abbiano dei riferimenti, seppur minimi, al grandissimo Syd Barrett. Parlando proprio di lui, voglio ricordare Shine On You Crazy Diamond Part I-V e VI-IX che la band stava registrando proprio il giorno in cui Barrett si presentò negli studi dove, i membri del gruppo fecero fatica a riconoscerlo dato che era ingrassato e aveva la testa e le sopracciglia completamente rasate a zero. Voglio ricordare principalmente la reazione di Waters che, alla vista dell'amico ridotto in tali condizioni, scoppiò in lacrime. Il poco testo inserito nella canzoni è stato scelto con grande cura e riesce a mischiarsi in modo fantastico con le musiche di Gilmour e Wright, di cui elogio in modo particolare la parte di David solo perchè, essendo un chitarrista come lui, riesco a cogliere in modo più preciso le sue sonorità. Lascio all'ascolto del brano, o dei brani, facciamo del medley, inoltre consiglio l'ascolto dell'intero album dedicato a Syd, Wish You Where Here.
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    White III

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    1970, esce il nuovo album da solista di John Lennon, John Lennon/Plastic Ono Band dov'è presente una delle sue migliori canzoni a livello di contenuto del testo, God. L'idea per la scrittura del pezzo venne in mente al musicista in un periodo in cui stava seguendo una serie di sedute psicanalitiche con lo psichiatra Arthur Janov, ideatore della terapia denominata primal scream (urlo primigenio). Qui l'ex-Beatle divide il pezzo in tre sezioni. Una prima in cui descrive il suo modo di vedere la figura di Dio, una seconda in cui elenca diversi miti generazionali a cui non crede più terminando proprio con i Beatles ed infine, termina tornando alla realtà dove dice: "I just believe in me, Yoko and me".
    Come ha detto in un'intervista, Lennon afferma che il sogno è finito facendo riferimento all'intera generazione e che per lui è arrivato il momento di tornare alla realtà. Ciò è confermato dalla terza parte del brano dove fa una sorta di reboot di se stesso, per ricominciare. Non era più il tessitore di sogni dei Beatles e non era tantomeno il tricheco di I Am The Walrus. Una canzone fortemente criticata per il testo al tempo e che è tristemente ricordata come una delle due canzoni (l'altra è Imagine) che portarono l'odio da parte di Mark David Chapman nei confronti del musicista per i riferimenti alla figura di Dio.

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    God is a concept
    By which we measure
    Our pain
    I'll say it again
    God is a concept
    By which we measure
    Our pain

    I don’t believe in magic
    I don’t believe in I-ching
    I don’t believe in Bible
    I don’t believe in tarot (tarocchi)
    I don’t believe in Hitler
    I don’t believe in Jesus
    I don’t believe in Kennedy
    I don’t believe in Buddha
    I don’t believe in Mantra
    I don’t believe in Gita (testo sacro popolare tra gli induisti)
    I don’t believe in Yoga
    I don’t believe in kings
    I don’t believe in Elvis
    I don’t believe in Zimmerman (cognome di Bob Dylan)
    I don’t believe in Beatles
    I just believe in me
    Yoko and me
    And that’s reality

    The dream is over
    What can I say?
    The dream is over
    Yesterday
    I was the Dreamweaver
    But now I’m reborn
    I was the Walrus (chiaro riferimento alla canzone I Am The Walrus dell'album Magical Mystery Tour del 1967 dei Beatles)
    But now I’m John
    And so dear friends
    You’ll just have to carry on
    The dream is over
     
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    "L'ultimo grande album degli Who." In questo modo, Pete Townshend, ha definito Quadrophenia, sesto album della band inglese degli Who, diviso in due dischi.
    L'album parla di Jimmy, un giovane mod inglese, il tutto ambientato a Londra e a Brighton nel 1965. Il titolo è una variazione lessicale del termine schizofrenia utilizzato nell'accezione di disturbo dissociativo dell'identità, in modo da riflettere le quattro distinte personalità del protagonista Jimmy e allo stesso tempo, rappresenta la personalità di ciascun membro della band. Quello che inizialmente doveva essere un lavoro in solitario di Pete Townshend, si è trasformato in uno dei più grandi successi della band inglese. Uno dei miei album preferiti di sempre, ciò è dovuto senz'ombra di dubbio alle canzoni (in particolare Quadrophenia, I've Had Enough e Love Reign O'er Me) e all'idea che ha dato via al tutto, idea nata grazie anche a Keith Moon, batterista schizofrenico della band. A questo punto, lascio all'ascolto dell'album ed inoltre consiglio la visione del documentario (su Sky Arte, un altro modo per apprezzare questa "opera rock") e del film omonimo.
    Vi lascio alla playlist.

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    Ti ringrazio per aver riesumato il topic.
    La maggior parte delle opere le conoscevo già ma non ne avevo mai approfondito il significato (Shine on Your Crazy Diamond a parte, chiaramente), ne darò appena posso un ascolto cercando bene testi e tenendo presente il contesto.

    Aggiungo un'opera Post Rock, abbastanza difficile, decisamente non per tutti ma a mio modo di vedere fantastica.
    Non c'è testo, se non qualche parte recitata o qualche sequenza "noise", un'ora e quaranta di brani per lo più strumentali.
    Da qualche parte lessi che l'opera parli di una guerra Nucleare, seguendo tre fasi "pace" "distruzione" "rinascita".
    Sebbene non sia sicuro che parli esattamente di questo (è pur sempre un'opera per lo più strumentale), le tre fasi (da pace a rinascita) vengono a mio avviso abbastanza rispettate tanto dalle trace tanto dai titoli e da quanto viene detto.
    Alla fine, comunque, il bello di questo genere di opere è che sono in grado di trasmettere qualcosa senza bisogno di raccontare e quindi alla fine ognuno può sentirci quel che più li aggrada.
    Se sopravvive ad un'ora e quaranta di questo tipo naturalmente
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    Per me è stato un piacere riesumare il topic.
    Fantastica opera. Un'ora e quaranta spesi veramente bene, a mio avviso.

    Per rendere più sostanzioso questo post lascio all'ascolto di una canzone dei Pearl Jam.
    Yellow Ledbetter, uno dei primi brani incisi dalla band che non venne aggiunto alla tracklist di Ten, loro primo album, ma solo come second b-side per il singolo Jeremy. La canzone nonostante ciò acquisì notorietà tanto da essere una delle preferite dai fan. Ad oggi, il significato del testo non è stato ancora interpretato anche se in molti pensano che riguardi qualcuno che riceve una lettera e scopre che il suo fratello è morto in guerra oltreoceno. Ciò è venuto fuori dalla versione di Live at the Garden dove Vedder dice:"I don't know whether my brother will be coming home in a box or a bag". Infatti, un'altra peculiarità della canzone è che spesso i membri della band ne cambiano le parti, in particolare il cantante che, come nell'originale, spesso mormora le parti del testo lasciando comprendere solo pochi versi. Perciò, molti fan si sono domandati se esistesse un tema centrale della canzone, tanto da renderla unica.