Basso e Nibali ok, male Armstrong

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    Basso e Nibali ok, male Armstrong


    Abbiamo analizzato la stagione di ciclismo che si è da poco chiusa. Il 2010 è stato l'anno degli italiani (ma solo per quanto riguarda le gare a tappe): Nibali e Basso sono il fiore all'occhiello del nostro Paese che però ammette l'involuzione di Cunego. Male Armstrong, bene Gilbert e Cancellara...

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    VINCENZO NIBALI - Terzo nel Giro d'Italia che non doveva nemmeno correre, e che invece è mandato a disputare al posto di Pellizotti, Nibali coglie nel finale di stagione la vittoria più bella della carriera. Dopo vent'anni dal trionfo di Marco Giovannetti datato 1990, lo "Squalo dello Stretto" riporta in Italia la Vuelta di Spagna.

    IVAN BASSO - Lo scorso anno era tornato in punta di piedi, senza proclami ma convinto delle sue possibilità. Si era lasciato alle spalle i due anni di squalifica e aveva ricominciato da zero sotto la guida di Aldo Sassi. Un positivo 2009 consegna all'Italia lo splendido 2010 di Ivan: il secondo successo personale al Giro d'Italia è qualcosa che rimarrà negli annali. Per sempre.

    FABIAN CANCELLARA - Il vociferare successivo lo scandalo del "doping-meccanico" non deve ingannare. Il Treno di Berna vince senza il doping: il Velo d'Oro 2010 è assolutamente meritato. La doppietta Fiandre-Roubaix è un qualcosa per pochissimi. Il quarto Mondiale in cinque anni a cronometro, invece, qualcosa di difficilmente ripetibile.

    PHILIPPE GILBERT - 2010 da incorniciare per quello che è stato premiato ciclista belga dell'anno per la seconda stagione consecutiva al termine del Giro di Lombardia da lui stesso vinto. Prima, tanto altro, a cominciare dall'Amstel Gold Race, Classica che torna in Belgio dopo sedici anni, e due affermazioni devastanti in Spagna durante la Vuelta vinta da Nibali. Per il secondo anno di fila, il Giro del Piemonte porta la sua firma. E' il favorito numero uno per il Mondiale australiano, ma è troppo braccato, e cede il passo.

    THOR HUSHOVD - Stagione sfortunata in avvio; la Roubaix lo vede secondo ma solo perchè non può sparare a Cancellara, quindi a maggio investe un pedone in allenamento e si rompe la clavicola. Torna ai campionati Nazionali dove vince la prova a cronometro, quindi in luglio festeggia il successo al Tour de France nella tappa di Arenberg. Il finale di stagione è da urlo con il successo nel Mondiale australiano sul circuito di Geelong. Primo norvegese in maglia iridata della storia: poco dopo la vittoria gli arriva un sms anche dal Re di Norvegia.

    ALEXANDRE VINOKOUROV - Giro del Trentino e Liegi-Bastogne-Liegi per la seconda volta: basterebbero questi due assoli per garantirgli un posto tra i top. Ma il kazako non si accontenta e disputa - da protagonista - anche Giro d'Italia (dove veste la maglia rosa) e Tour de France (in appoggio al suo capitano Alberto Contador). Il tutto a 37 anni suonati.

    ALESSANDRO PETACCHI - Non è una stagione straordinaria la sua, ma comincia anche ad avere una certa età. Nonostante le 36 primavere, però, dimostra comunque di essere ancora uno dei velocisti più forti del Mondo. Vince al Tour de France (due volte) dove conquista la maglia verde della classifica a punti, e alla Vuelta, contro Cavendish. Non proprio pochissimo. E con la "maglia verde francese" diventa il primo italiano in assoluto a vincere la classifica a punti in tutti e tre i grandi Giri.

    ...nel LIMBO...

    ALBERTO CONTADOR - Quinto successo consecutivo in un Grande Giro e stagione assolutamente positiva fino a fine luglio grazie alle vittorie di Vuelta Algarve, Parigi-Nizza, Vuelta Castilla y Leon e soprattutto Tour de France, per la terza volta in carriera. Ma, c'è un "ma": e la carne non può spiegare tutto... Non lo vogliamo assolutamente colpevolizzare; tuttavia, in attesa di capirci qualcosa in più, lo mettiamo nel "limbo"...

    ANDY SCHLECK - Secondo al Tour de France per la seconda stagione di fila e terza affermazione consecutiva quale miglior giovane della corsa francese. Un ottimo risultato, per carità, ma il resto dell'anno non è all'altezza di un potenziale campione come lui e - anzi - il modo con cui viene allontanato dalla Vuelta ha del vergognoso.

    MARK CAVENDISH - Prima parte di stagione incolore, seconda da fenomeno delle volate: al Tour è padrone con cinque vittorie di tappa e a settembre replica con tre affermazioni nella Vuelta di Spagna. Ma questa ormai non è più una novità. Vuole essere il numero uno: per diventarlo davvero deve essere più continuo.

    DENIS MENCHOV - Non ha corso il Giro d'Italia per puntare tutto su Tour de France e Vuelta di Spagna: il terzo posto in Francia è di spessore, il 41esimo in Spagna un po' meno.

    FLOP

    DAMIANO CUNEGO - Chiudere la stagione con successi “zero” nel palmares non è cosa da lui, soprattutto se il lui in questione è Diamiano Cunego, uno dei corridori italiani che più ci rappresenta. Il ciclismo italiano, nell’anno in cui arrivano i trionfi di Basso (Giro) e Nibali (Vuelta), dopo il 2009 chiude anche la stagione 2010 senza successi nelle Classiche. L’ultimo corridore di casa nostra ad alzare le braccia al cielo (Giro di Lombardia 2008) era stato proprio Damiano Cunego… Ecco perché forse (anzi senza forse) dall’ormai ex Piccolo Principe ci si aspettava davvero di più. E poi, che si decida: è un corridore di corse a tappe oppure è meglio che si concentri sulle corse di un giorno? Noi sposiamo la prima opzione...

    CARLOS SASTRE - Tre Grandi Giri nella stessa stagione non si possono fare, o meglio si possono fare ma si fanno male. Soprattutto se la carta d’identità recita alla voce anni…35! L’ombra, purtroppo, del campione che è stato, anche se il coraggio – va detto – non gli è mai mancato.

    LANCE ARMSTRONG - Sappiamo che a 39 anni non si può essere competitivi come a 25, ma dopo la prima stagione successiva il grande ritorno pensavamo che Armstrong potesse fare di più. E il nostro è semplice rispetto per il corridore che è stato e che aveva dimostrato (ancora) di essere nel 2009 quando dopo quasi quattro anni di inattività aveva colto il podio nel "suo" Tour de France. Quel risultato era stato lo stimolo per continuare un altro anno, fondare da zero il Team RadioShack con l'amico Bruyneel e buttarsi anima e corpo alla ricerca dell'ottava meraviglia sulle strade francesi. Nulla di tutto quello che aveva immaginato si è però verificato: la sua è stata la stagione peggiore della carriera. Un campione come lui meritava sicuramente di finire meglio...
     
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0 replies since 20/12/2010, 19:12   11 views
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