Thomas Hobbes (parte 2)

La concezione politica di Hobbes

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    Mugiwara941

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    Thomas Hobbes (parte 2)
    La concezione politica di Hobbes




    Sulla base della concezione naturalistica e meccanicistica che, come detto nella prima parte, investe tutta la realtà umana, Hobbes riprende la teoria del contrattualismo sociale per spiegare sia l'origine dello stato, sia le norme che ne favoriscono il funzionamento. riprendendo le teoria del giusnaturalismo, Hobbes considera anche lui lo stato di natura come una condizione di aggressività permanente tra gli uomini ("bellum omnium contra omnes = guerra di tutti contro tutti"), in cui ogni uomo, secondo il celebre detto del filosofo latino Plauto, è lupo per ogni altro uomo: ciascuno è "homo homini lupus". E' una condizione di costante aggressione e di paura: infatti mentra, da una parte, l'uomo è portato a nuocere al suo simile, seguendo il proprio istinto aggressivo, dall'altra parte è succube di una condizione di terrore, cioè dalla paura di restare, a sua volta, vittima dell'altrui spirito aggressivo. Questa condizione di guerra permanente tra gli uomini può aver termine solo con la costituzione dello stato. Lo stato civile nasce, quindi, per Hobbes, dalla necessità di superare la condizione di guerra permanente dello stato naturale, impedendo e reprimendo il ricorso alla violenza individuale. Mentre lo stato di natura è una condizione di istintività, lo stato civile è un'opera della ragione, ed è l'antitesi di uno stato di natura. Per raggiungere la pace, gli uomini si dispongono a rinunciare alle leggi di natura che mancano di garanzia contro i violenti nonché di un'autorità che le renda esecutive, per cui, stipulando il patto, rinunciano a tutto. Lo stato che sorge conseguentemente, comporta quindi la rinuncia di tutti a tutto e un reciproco rispetto del patto, ma si rende necessario pure creare un entità superiore che garantisca l'osservanza del patto stesso. Ecco allora la necessità che ognuno, abdicando alla propria libertà individuale, renda possibile il potere di un sovrano che, garantendo l'osservanza del patto, assicuri ad ognuno la vita e il godimento dei beni. Tale sovrano deve, però, rimanere estraneo al patto: egli conserva tutti i poteri e, sostanzialmente, non ottiene nulla che già non abbia. Effettivamente mantiene il suo diritto su tutti. Ciò legittima l'assolutismo monarchico e, sulla base del principio contrattualistico, esclude qualsiasi legittimazione di origine divina da parte dello stato e del sovrano. Il patto che da origine allo stato civile non può essere revocato perché, come sostiene Hobbes, per revocare il patto stipulato occorrerebbe il consenso di tutti i contraenti, compreso colui al quale è deferito l'uso del potere, il che diventa pressoché irrealizzabile. Le esigenze di sicurezza e di pacifica convivenza spingono gli uomini a stipulare il patto sociale, rimettendo ad un sovrano quella parte di libertà a cui essi rinunciano: nasce così la suprema autorità dello stato, rappresentata dal sovrano, autorità che lo stato, una volta costituito, esercita sui suoi sudditi in modo esclusivo, senza condizionamenti né condivisioni con altre forze come ad esempio la chiesa. Il potere politico per Hobbes deve essere assoluto: o chi comanda ha in sé tutto il potere, e allora lo stato esiste, oppure i poteri sono divisi, e allora lo stato non esiste, essendoci al suo posto l'anarchia.



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  2. .Prometheus
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    Potevi postarlo un paio di settimane fa? Mi sarebbe stato utile u.u
    Comunque great job man :D
     
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    Sono il pazzo tra i pazzi
    In questi strani palazzi
    Che hanno piani infiniti
    Ma che sono crollati.

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    I filosofi di questo periodo sono parecchio interessanti. In generale lo sono quasi tutti, fatta eccezione per i medievali. D: Tutti cristiani che vogliono giustificare i (MOLTISSIMI) punti oscuri della loro religione. =_=
    W IL CONATUS! O_O
     
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2 replies since 19/11/2012, 16:53   83 views
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