Torquato Tasso - I Discorsi dell'Arte Poetica [Riassunto e Recensione]

• PREMESSE STORICO-CULTURALI •

In seguito al 1532, anno corrispondente alla pubblicazione del poema cavalleresco Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto, si accese un lungo e animato dibattito tra i più grandi letterati dell'epoca, incentrato proprio sull'opera sopracitata, a causa della difficoltà da parte di tutti nel giustificarne i temi e le tecniche narrative, molto distanti dalle rigide e rigorose regole proposte nell'Ars Poetica di Orazio, ma soprattutto nella Poetica di Aristotele, trattato a cui gli scrittori dell'epoca erano soliti attenersi (o, per meglio dire, erano "obbligati" a farlo). Per questo motivo, di fronte a un successo straordinario del poema tra i lettori, si creò il bisogno di riformulare le regole aristoteliche, adattandole alle necessità del periodo: infatti, tra l'uscita dell'Orlando Furioso e la pubblicazione del Gerusalemme Liberata, vennero elaborate numerose proposte teoriche, accompagnate da altrettanti romanzi epico-cavallereschi. Uno dei più importanti, quanto fallimentari tentativi, ma che successivamente venne tenuto in forte considerazione da Tasso come termine di paragone, arrivò dalla mano di Gian Giorgio Trissino, il quale, con la sua Italia Liberata dai Goti, propose un recupero dell'endecasillabo sciolto.

• RIASSUNTO & RECENSIONE •

In seguito alla stesura di un poema più prossimo alla tradizione ariostesca, il Gierusalemme (primo tentativo in ambito epico), Torquato Tasso giunse al suo approdo nella riflessione sul poema eroico, con la composizione dei Discorsi dell'Arte Poetica, con cui si prefiggeva di affrontare i principali nodi teorici del genere epico, i quali divennero poi il fondamento del suo famosissimo capolavoro, il Gerusalemme Liberata.
In quest'opera, il poeta gettò le basi su cui bisognava costruire un racconto degno di questo nome:

Il racconto doveva essere basato su un argomento storico e di matrice sacra, collocato in un passato recente, al fine di potersi attenere al verosimile, come ad esempio la Prima Crociata. Questo verosimile, tuttavia, non doveva rinunciare agli elementi "meravigliosi", ma aveva l'obbligo di ricondurli all'interno della sfera religiosa, ovvero in quegli elementi ritenuti credibili nell'ambito della religione cristiana;

Il poema doveva mantenere la sua dimensione unitaria, ma aveva anche l'obbligo e la necessità di non perdere una molteplicità negli episodi. Tasso proponeva dunque una "unità mista", ovvero un racconto fondato su un'azione principale (come poteva essere la guerra), ma vivacizzato da numerosi episodi (ad esempio storie d'amore dei personaggi), in grado di garantire all'opera una certa varietà, in un microcosmo armonico ed equilibrato, simile all'universo creato da Dio. Il poeta, dunque, doveva diventare una sorta di dio creatore del suo mondo letterario, del suo "spazio" verosimile, logico e armonico;

Lo stile del poema eroico doveva essere "magnifico", ovvero lontano da una lingua formalmente umile. Per citare lo stesso Tasso, "lo stile eroico è in mezzo fra la semplice gravità del tragico e la fiorita vaghezza del lirico".