Il 1800 fu un secolo durante il quale innumerevoli eventi modificarono, nel bene o nel male, la società europea (e non soltanto).
Questo secolo è stato attraversato da un enorme sviluppo scientifico e tecnologico e drastici mutamenti sociali che hanno portato ad una rivoluzione economica, industriale ed anche etica che oggi viene ricordata appunto come “Seconda Rivoluzione Industriale”. Questa ha rappresentato due reali sconvolgimenti, uno conseguente all’altro: il primo è ciò che potremmo definire “l’aspetto culturale”, ovvero quell’insieme di avvenimenti e trasformazioni che, con il progresso scientifico-tecnologico, hanno cambiato il modo di vivere delle persone; il secondo invece è “l’aspetto energetico”, ossia ciò che ha portato ad una dipendenza verso le forme energetiche e tecnologiche, tuttora presente nella società globale.
La seconda rivoluzione industriale portò profondi mutamenti alla società europea cambiandone drasticamente la cultura e gli ideali. Il contesto di questo sconvolgimento è molto travagliato, infatti l’Ottocento vide l’indipendenza dell’Italia e della Germania, e vide le grandi lotte per la conquista dei diritti dei lavoratori e della piccola borghesia. In questo periodo vi erano grandi scoperte scientifiche, quali per esempio quelle relative alla termodinamica e all’elettricità, che hanno consentito un enorme evoluzione tecnologica, mai vista in precedenza. Ciò ha indotto un pensiero economico basato sull’industrialismo e nutrito di grandi speranze su ciò che le macchine avrebbero potuto fare per alleviare la fatica umana, aumentare la produzione industriale e dare benessere alla società. La storia, nei fatti, ci ha dimostrato che la tecnologia ha aumentato la produzione, ma non ha migliorato le condizioni di vita dei proletari, che anzi sono stati penalizzati: la sfrenata corsa al denaro e alla spinta capitalizzazione hanno infatti spinto i grandi imprenditori a sottoporre i lavoratori a orari quasi schiavizzanti e salari bassissimi. Ciò porterà, come vedremo in seguito, alla nascita di proteste di massa e nascita dei primi sindacati, che si trovarono a combattere contro le grandi organizzazioni commerciali sia in campo politico che economico-sociale, portando anche alla fondazione di veri e propri partiti.
Durante la Seconda Rivoluzione Industriale ci furono grandi miglioramenti scientifici, basti pensare al progresso medico che dal 1870 al 1914 portò al raddoppiamento della popolazione europea. Grazie alla scienza ed al suo progresso le infrastrutture e i mezzi di trasporto si svilupparono in modo esponenziale e, con il traforo del Frejus del ‘71, l’uomo sembrava non aver più ostacoli. Si svilupparono le grandi e potenti navi a vapore e, conseguentemente, si moltiplicarono le rotte marittime. Importante fu infine lo sviluppo del telegrafo e del telefono, che rese le comunicazioni molto più immediate. La Seconda Rivoluzione Industriale vide anche la nascita delle prime crisi economiche moderne, tra cui la famosa Grande depressione (1880-96), in cui la sovrapproduzione dei beni causava il fallimento delle piccole aziende, davanti alla concorrenza di quelle più grandi ed agguerrite, causando una forte disoccupazione. Per uscire da queste grandi crisi, generate dal liberismo e dalla libertà di impresa, gli Stati colpiti adottarono la politica del protezionismo, ovvero lo Stato impose dazi sulle merci estere e favorì le imprese nazionali. In questo modo si formarono le grandi società per azioni e si formarono i trust, ossia le grandi concentrazioni industriali che spesso eliminavano la concorrenza esercitando un vero e proprio monopolio sul mercato. Frederick Taylor inventò la catena di montaggio, riorganizzando il lavoro degli operai, con lo scopo di ottimizzare la produzione. Nacque così il taylorismo.
Rispetto alle classi sociali contadine e operaie della Prima Rivoluzione Industriale, tra Ottocento e Novecento si sviluppano numerose ed intricate gerarchie sociali, che davano sempre più spazio alla piccola e media borghesia cittadina, occupata nel crescente settore terziario. Essa era formata da persone dotate di un discreto livello di istruzione, e rivendicava il proprio ruolo politico e sociale, senza lasciare la guida dello Stato ai grandi capitalisti legati ai trust. Grazie a queste proteste moltissimi stati modificarono il loro sistema elettorale, allargando il suffragio ad un numero sempre più ampio di persone. Un altro famoso ed importante movimento di protesta fu quello “delle suffragiste”, ossia il primo movimento storico femminista, che nacque in Gran Bretagna nel 1865, e grazie ad esso venne conquistata l’emancipazione femminile nel ‘18 (sempre nel Regno Unito). Karl Marx, autore del Manifesto del Partito comunista (1848), diede vita ad una organizzazione internazionale di lavoratori detta Prima Internazionale nel 1864. Essa tuttavia si sciolse nel ’76 a causa di divisioni interne, ma nell’89 si formò una seconda organizzazione, la Seconda Internazionale. Tra i partecipanti del movimento operaio era presente una netta divisione socio-politica, ovvero tale movimento era diviso in riformisti e massimalisti. I primi volevano una serie di riforme dello Stato borghese-capitalistico, mentre i secondi puntavano ad una rivoluzione violenta con il fine di abbattere la classe borghese. Anche se queste tensioni portarono ad una instabilità della classe operaia, i proletari ed i lavoratori ottennero l’attenzione dei governi che si comportarono di conseguenza. Nel Regno Unito nacque quindi il Partito Laburista che, in accordo con il governo, fece approvare numerose leggi in favore dei lavoratori. Malgrado queste turbolenze politiche, la Seconda Rivoluzione industriale ha dato vita al periodo della Belle époque, un periodo segnato da forti tensioni nazionali, ma anche da un comune benestare conseguente alle scoperte scientifiche prima citate.